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09/11/2024 06:00:00

Femminicidi. Le storie di Aneta e Li. I progetti antiviolenza

Il 16 marzo, in provincia di Lecce, Aneta Danelczyik, 50 anni, di origine polacca, è stata uccisa a coltellate. Il marito, Albano Galati, 57 anni, si è consegnato spontaneamente al commissariato per confessare il delitto. Durante l'aggressione è rimasta ferita anche una vicina di casa, intervenuta in difesa della vittima. La coppia si stava separando e le liti erano frequenti. Secondo alcune testimonianze, l’uomo avrebbe detto ad alcuni colleghi di voler compiere un omicidio, ma la cosa non era stata presa sul serio. Non risultavano denunce a suo carico per maltrattamenti.

Il 17 marzo, a Roma, Yu Yang ha ucciso con una coltellata all'addome la moglie, Li Xuemei, 37 anni. La donna è stata trovata senza vita nell'appartamento. In casa c'era anche la figlia di 5 anni, che ha assistito alla lite mortale.

La violenza assistita è definita dal Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia) come “l'esperienza vissuta da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o altre figure affettivamente significative, adulti e minori”. Da 30 anni, Cismai lavora per la prevenzione, il riconoscimento, la valutazione e la cura delle varie forme di maltrattamento sui minori, per individuare e diffondere procedure di intervento nelle famiglie e fornire strumenti di tutela e sostegno agli operatori coinvolti.

Il fenomeno della violenza assistita, ossia dei minori che sono testimoni di violenze intrafamiliari, rappresenta un evento traumatico in grado di causare danni fisici diretti o rappresentare un grave rischio per la salute psicofisica dei bambini, sia che subiscano direttamente maltrattamenti sia che vi assistano. Gli effetti, generalmente, si ripercuotono sulla sfera psicologica ed emotiva: questi bambini risultano spesso invisibili agli occhi dei genitori, vivendo un clima di forte tensione e sviluppando la percezione che il loro dolore non venga considerato.

L’esposizione alla violenza può generare disturbi e comportamenti inadeguati, come depressione, bassa autostima, ansia, aggressività, difficoltà nella gestione della rabbia, agitazione, alterazioni del ritmo sonno/veglia, enuresi notturna, somatizzazione, riduzione dell’empatia, regressione comportamentale, autolesionismo, disturbi alimentari, tendenza al bullismo, uso di alcol e sostanze, scarso rendimento scolastico e problemi di apprendimento.

Mai più invisibili

Il Cismai ha lanciato la campagna di sensibilizzazione sociale “MAI PIÙ INVISIBILI”. Su 77.493 minori vittime di maltrattamento presi in carico dai servizi sociali in tutta Italia, il 32,4% è vittima di violenza assistita. La campagna adotta il punto di vista dei bambini e degli adolescenti – “gli invisibili” – dando direttamente loro voce per raccontare ciò che sono costretti ad assistere. Lo stile della campagna è semplice e asciutto, senza ricorrere a immagini o frasi particolarmente drammatiche, ma con l’impatto dei soli volti dei bambini accompagnati da una frase che descrive la realtà in cui vivono.

Progetto Respiro

“Respiro” è un progetto nazionale attivo nelle sei regioni dell’Italia meridionale. RESPIRO è l’acronimo di REte di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza per gli Orfani Speciali, ossia i figli delle donne vittime di femminicidio. Il progetto si concentra sulla presa in carico degli orfani in età evolutiva, colmando la mancanza di un lavoro organico di supporto e assistenza integrata per loro e i loro caregiver. Una volta individuati, si offre una presa in carico integrata che include supporto psicosociale e, in alcuni casi, psicoterapia per le vittime e/o i caregiver.

Come agire di fronte alla violenza domestica

Se si è testimoni diretti di violenza domestica, come nel caso di vicini che sentono urla o segni di percosse, il primo passo è non ignorare o sottovalutare la situazione e contattare immediatamente le forze dell’ordine al numero 112.

Se si sospetta violenza domestica in modo indiretto, osservando lividi o comportamenti evasivi, si può ascoltare con discrezione e suggerire di rivolgersi a servizi specializzati, come il numero nazionale gratuito 1522, che garantisce anonimato e offre supporto alle vittime. 



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