Ieri il nostro articolo ha suscitato anche la replica dell'ex sindaco Adamo riguardo alla presenza o meno del finanziamento. Noi abbiamo riportato il documento in effetti del 2013 da parte dell'assessorato regionale alle Infrastrutture che diceva che non c'erano i fondi. L'ex sindaco ha replicato che invece i fondi erano stati destinati nel 2015 e per questo ci ha inviato una replica e anche due documenti della delibera regionale.
Ecco cosa dice l'ex primo cittadino Giulia Adamo:“Apprezzo l'impegno di TP24 nel ricostruire e approfondire la storia del Progetto del nostro porto e della sua …‘sparizione’. Ritengo utile, pertanto, precisare che il finanziamento del porto non era previsto nel 2013 ma nel 2015 con Deliberazione Regionale del 29 Dicembre (di cui accludo copia). Che Marsala, al momento delle mie dimissioni, avesse un progetto esecutivo fornito già di tutte le autorizzazioni, tranne un'ultima relazione sullo stato di decadenza e pericolosità del porto, è un fatto assolutamente certo e facilmente documentabile".
C'era davvero il finanziamento? - Nel tentativo di fare chiarezza, abbiamo analizzato i documenti forniti dall'ex sindaco Adamo. Sebbene essi indichino un finanziamento di 49 milioni di euro, è evidente e impossibilie che tale somma risulti destinata alla sola costruzione della diga antemurale. Una cifra importante, ma che lascia in dubbio l’effettiva copertura finanziaria per l’intero progetto portuale.
Un ex dirigente del Comune di Marsala ha espresso scetticismo, definendo questi documenti “stralci di un programma” e non un vero e proprio finanziamento: “Due paginette stralcio non rappresentano niente. Questo è un programma, non un finanziamento. Un po' come il piano triennale, il cosiddetto libro dei sogni. Un programma che raggruppava tutte le richieste di opere pubbliche fatte e che giacevano presso la Regione. Come tutti i programmi, prevedeva opere a breve, medio e lungo termine. Non ricordo se il porto di Marsala fosse a medio o lungo termine, ma un programma è un programma, e un finanziamento è ben altra cosa", ha dichiarato l'ex dirigente, chiarendo come l’assenza di concrete risorse renda vano qualsiasi tentativo di procedere.
Renzo Carini, ex sindaco di Marsala
Anche Renzo Carini, ex sindaco di Marsala, ha condiviso la sua esperienza e il suo pensiero riguardo al porto, ripercorrendo gli anni della sua amministrazione. Insediatosi nel 2007, Carini racconta come, già allora, il progetto portuale mancasse di finanziamenti concreti. Di fronte a una situazione di stallo, la sua amministrazione scelse di seguire la Legge Burlando, che permetteva investimenti privati in infrastrutture pubbliche, un modello adottato con successo in molte aree del Paese.
"La Regione Sicilia, tra l’altro, aveva previsto nelle linee direttive: Trapani come porto commerciale, Marsala come porto turistico e Mazara del Vallo come porto peschereccio. E così ci muovemmo - continua Carini -. Si fece l’avviso pubblico, si avviò la conferenza di servizi e si adottò il progetto definitivo che tenne conto delle esigenze di tutti gli operatori del porto, i quali, con difficoltà, lo tengono ancora operativo. Ci fu tanto entusiasmo in città e i marsalesi accolsero positivamente l’iniziativa. Siamo nel 2012, e qui mi fermo: di tutto il resto non so parlare, essendo cessato dalla carica. Le successive amministrazioni sono andate avanti lavorando sul progetto approvato, e sappiamo purtroppo come è finita".
Carini conclude il suo racconto con amarezza - "Un dato, però, è certo: il porto è nelle stesse condizioni di quando Garibaldi sbarcò a Marsala, quando il piroscafo Lombardo si arenò nei bassi fondali. Da allora, come adesso, nessuno si è preoccupato di metterci i soldi necessari per realizzarlo". L’immagine del piroscafo Lombardo incagliato nei bassi fondali è un simbolo che, secondo Carini, racchiude la tragica storia di questa infrastruttura: un progetto vitale per Marsala, mai realizzato a causa della mancanza di fondi e di un impegno politico continuo e determinato.
La storia del porto di Marsala rappresenta, dunque, una delle tante opere pubbliche italiane rimaste nel limbo tra burocrazia e promesse irrealizzate. Vent’anni dopo, e con i cittadini che guardano ancora al porto come un’opportunità mancata.
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