Il 13 febbraio scorso, a Cisterna di Latina, sono state uccise due donne, madre e figlia, rispettivamente di 49 e 19 anni: Renée Amato e Nicoletta Zomparelli. Un finanziere di 27 anni, Cristian Sodano, non ha accettato la fine della relazione con l’altra figlia, Desireè, di 22 anni, che è riuscita a salvarsi. Nonostante la relazione fosse terminata, l’uomo non ha accettato la separazione e ha sparato, colpendo le altre due donne. Desireè, viva per miracolo, dovrà ora affrontare il dolore atroce della perdita di madre e sorella per mano di un ex compagno già lasciato.
Storie simili raccontano l’urgenza di una riflessione sociale e istituzionale sul fenomeno della violenza contro le donne. Il tema è cruciale e merita attenzione costante, non solo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma ogni giorno, in un patto sociale tra istituzioni e comunità per promuovere educazione e prevenzione. Occorrono infatti politiche per garantire la parità di genere, sostenere l’indipendenza economica e incrementare l’occupazione femminile, affinché ogni donna possa allontanarsi da situazioni di violenza.
Il numero 1522
Il numero 1522 è un servizio gratuito, attivo 24 ore su 24, con operatrici specializzate a cui le vittime di violenza e stalking possono rivolgersi per aiuto e sostegno. Accessibile anche via chat e app, il servizio è disponibile in diverse lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo, ucraino, portoghese e polacco), garantendo alle vittime l'anonimato e fornendo supporto psicologico, giuridico e informazioni su centri antiviolenza. Secondo i dati del 2024, le chiamate valide al 1522 sono aumentate dell’83,5% nel primo trimestre e del 57,4% nel secondo, per un totale di 15.109 chiamate. Oltre alla segnalazione di violenza, le chiamate riguardano anche richieste di informazioni sui centri antiviolenza e sugli strumenti normativi a tutela delle vittime.
Dal report emerge che la violenza fisica è la più diffusa, seguita dalla violenza psicologica. Molte vittime dichiarano di aver subito violenze per anni, con effetti devastanti sul loro benessere, come ansia e uno stato di soggezione che ha riguardato il 64,9% delle donne nel secondo trimestre del 2024. Inoltre, la casa rimane il luogo principale della violenza per il 74,3% delle vittime, spesso assistita dai figli, una condizione che genera inquietudine, aggressività e ipermaturità nei più piccoli.
Fenomeno di "under-reporting"
La maggior parte delle vittime non denuncia: il 70,9% non segnala la violenza alle autorità, principalmente per paura della reazione del partner violento. Questo fenomeno, definito “under-reporting,” evidenzia la necessità di rendere i contesti di supporto accessibili e sicuri per incoraggiare le vittime a uscire dal silenzio e a chiedere aiuto.