Un ufficiale marsalese della Marina Militare, in servizio alla Capitaneria di Porto di Lampedusa, di 36 anni, la notte tra sabato 31 agosto e domenica 1° settembre è stato trasportato d’urgenza in elisoccorso da Lampedusa a Palermo. Ricoverato in gravi condizioni, l’ufficiale è stato inizialmente rifiutato dalla guardia medica di Lampedusa per una visita, poiché non indossava la mascherina né aveva effettuato un tampone. Purtroppo, il peggioramento delle sue condizioni ha portato il paziente al coma prima che potesse ricevere assistenza adeguata.
A Palermo, l’uomo è stato ricoverato in terapia intensiva con una prima diagnosi di malaria. Tuttavia, i sintomi – perdita di memoria e difficoltà nel linguaggio – risultavano incoerenti con la malaria. È quindi emersa una seconda ipotesi diagnostica: un possibile morso di zecca, evento che avrebbe potuto spiegare alcuni dei sintomi neurologici osservati. Dopo vari accertamenti, il paziente è stato dimesso con una diagnosi di due ischemie, mentre le analisi hanno escluso al 100% la presenza del parassita della malaria nel sangue, confermando così l’erroneità della prima diagnosi.
Ora, a distanza di mesi, l’ufficiale rischia il congedo e potrebbe essere trasferito nei ruoli civili della pubblica amministrazione a causa dei danni permanenti subiti. Questa vicenda ha sollevato un acceso dibattito sulle carenze sanitarie nelle isole minori, dove spesso mancano risorse e protocolli adeguati per affrontare emergenze sanitarie, anche quando sono in gioco vite umane.