Il 4 novembre, tradizionalmente considerato in Italia come la Festa delle Forze Armate e il giorno della commemorazione della vittoria nella Prima Guerra Mondiale, offre un’opportunità per interrogarsi su come e perché tali celebrazioni siano oggi percepite. La riflessione proposta da Natale Salvo, portavoce di Sinistra Libertaria, rivela l'anacronismo di celebrare una data intrisa di sangue e dolore.
La Prima Guerra Mondiale fu una tragedia immane: quasi 700.000 soldati italiani persero la vita, accompagnati da circa un milione di vittime civili causate da fame e malattie. Per Salvo, queste morti non sono motivo di celebrazione, ma di lutto e critica: «Mai il Popolo chiede la guerra, sono le industrie belliche e gli interessi economici a volere i conflitti».
Il portavoce sottolinea inoltre episodi volutamente nascosti dalla retorica patriottica ma significativi della storia militare italiana, come le repressioni nel Sud Italia dopo l’Unità, che causarono oltre 20.000 morti, e i massacri coloniali, tra cui l’uccisione di oltre 4.000 arabi in Libia nel 1911 in ritorsione ad una sconfitta subita attorno all’oasi di Tripoli e le atrocità compiute durante l’occupazione fascista di Etiopia, dove nel febbraio 1937 ad Addis Abeba circa 19.000 civili furono massacrati in rappresaglia all’attentato contro il generale Graziani. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale, le forze italiane si macchiarono di quelli che oggi sono riconosciuti come veri e propri crimini di guerra in Albania, Macedonia e Grecia, come il massacro di Dominikon del 1943 in cui circa 150 abitanti, dai 14 agli 80 anni, furono uccisi in rappresaglia a un attacco partigiano che aveva causato la morte di nove “camice nere”; una sorta di Marzabotto greca.
La critica di Salvo si allarga alla spesa militare odierna, che supera i 25 miliardi di euro l’anno ed è in costante crescita sottraendo risorse fondamentali alla sanità e all’educazione. La proposta di Sinistra Libertaria è chiara: «abolire gli eserciti professionali e finanziare la difesa attraverso una tassa specifica imposta alle fasce di reddito più alte, per non far gravare il peso della spesa militare su tutta la popolazione».
Con queste osservazioni, Sinistra Libertaria invita a superare la retorica patriottica del 4 novembre e a perseguire un futuro basato sulla pace.