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01/11/2024 15:09:00

Lo scandalo e il pregiudizio sullo strano caso del fortino "arcobaleno" di Marsala

 Ho riflettuto a lungo se scrivere o meno qualche parola su questa storia che, ormai da diversi giorni, sta letteralmente togliendo il sonno ai miei placidi concittadini.

Pur se non molto propenso, in questo periodo, a occuparmi di vicende pubbliche, oggi ho deciso di farlo.

Quindi, dirò la mia opinione.

Per quel che può valere, naturalmente.

Il fatto è noto.

Qualche settimana addietro, un paio di "fortini" militari, risalenti alla seconda guerra mondiale, sono stati dipinti con i colori della bandiera della pace.

La cosa non è passata inosservata e, ben presto, si sono levate voci sinceramente scandalizzate e indignate per "l'orribil gesto" ritenuto, da qualcuno, lesivo dell'onore della patria e della memoria dei caduti. Di conseguenza, si è chiesto l'intervento della magistratura e la pronta individuazione dell'imbrattatore, auspicandone una condanna esemplare.

Del resto, il gesto è di una gravità inaudita e reclama una pena adeguata.

Non sono un conoscitore del Codice Penale, ma - a occhio e croce - ipotizzo una decina di anni di carcere duro.

Forse, anche di più.

Possiamo permettere, infatti, che simili monumenti, veri e propri capolavori dell'arte del secondo Novecento, vengano impunemente sfregiati?

Possiamo tollerare che questi simboli, fondamentali per perseverare lo spirito di Patria e Nazione, siano sporcati in modo tanto orripilante?

No, non possiamo!

Quindi, si persegua il reo per l'intero orbe terracqueo e lo si consegni al pubblico ludibrio!

(E, a questo punto - non so perché - immagino ci starebbe un oceanico "a noi", ma sorvolo sui particolari scenografici...)

Però...

Però, io non sono proprio convinto di quello che ho scritto.

Anzi, a pensarci bene, non ne sono per nulla convinto.

Per vari motivi.

Primo: l'ignoto "vandalo" non è per nulla ignoto.

Fin dai primi giorni, difatti, si è pubblicamente palesato. Si tratta di Salvatore Inguì , noto agitatore delle masse e fautore di altre azioni deprecabili. Tra queste ultime, penso per esempio al suo impegno con i ragazzi "difficili" dell'area penale minorile o alle sue battaglie contro le mafie.

Secondo: se Salvatore mi avesse avvertito del suo proposito "pittorico", sarei corso ad aiutarlo.

Terzo: quei fortini sono la testimonianza di una guerra, folle e devastante (e, per giunta, persa miseramente), voluta dal regime fascista che aveva bisogno di "un pugno di morti" per sedersi al tavolo delle trattative.

Andrebbero rasi al suolo.

Quarto: dov'erano questi scandalizzati miei buoni concittadini quando l'attuale amministrazione comunale ha sfregiato irrimediabilmente il Teatro Comunale?

Quinto: mi viene l'orticaria a leggere certi commenti intrisi di disprezzo e alterigia verso un uomo che ha dedicato (e continua a dedicare) la sua vita alla cura dei più deboli e dei più sfortunati.

Sesto: ma come mai gli stessi miei integerrimi, e oggi anche scandalizzati, concittadini non mostrano egual disprezzo e orrore per i 60.000 morti palestinesi?

Settimo: Salvatore Inguì è uno "scandalo" in questa città, è vero. Ma lo è nel senso etimologico del termine: è un "inciampo", un'insidia per la cattiva coscienza dei molti benpensanti locali, dediti, principalmente, a mantenersi ben saldi al "senso comune" che, spesso, è l'anticamera dell'indifferenza e della strage del sentimento di appartenenza al genere umano.

Massimo Pastore

P.S. "Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato."
(Pier Paolo Pasolini)



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