Chi vince festeggia e chi perde spiega. È un assioma, un inconfutabile refrain, cantato a pieno petto, da un guru dello sport. Julio Velasco. Jasmin Repesa, coach dello Shark aveva ammonito i suoi giocatori, alla vigilia dell’incontro con Tortona, che le sorti dell’incontro sarebbero state legate, prima di ogni altra cosa, alla lotta ai rimbalzi.
D’altronde, esaminando le statistiche, non c’era ombra di dubbio che Trapani soffrisse questo tipo di fondamentale che la relegava all’ undicesimo posto, mentre i piemontesi dimostravano di averlo ben metabolizzato primeggiando.
Ebbene il divario, anziché essere colmato, si è dilatato assumendo proporzioni tali che alla fine, con percentuali di tiro pressoché uguali ed identiche palle perse, ha finito per fare la differenza.
Quando si concedono ben 14 rimbalzi offensivi ad avversari atleticamente forti e di conseguenza secondi o terzi tiri, difficile uscirne indenni. Se poi aggiungiamo, al dato negativo, anche (sulle 15 in totale) le 4 palle perse consecutive in un momento topico, il quadro della sconfitta risulta ben delineato.
Jasmin Repesa ha cercato di uscire dall’equivoco Pleiss nel solo modo che conosce: relegando in panchina, senza mezzi termini, i suoi 2.18 per buoni 30 minuti, concedendo al pivot tedesco solo il tempo di far rifiatare Horton.
Sarà considerata brutale la scelta, ma risulta pienamente condivisibile poiché l’evanescenza delle prestazioni sciorinate ed i suoi impalpabili numeri, apriranno più di una discussione in tutto l’entourage.
Risulta lapalissiano che la squadra necessita di un pivot con caratteristiche diverse, un rimbalzista, un intimidatore d’area, un colosso pieno di muscoli ed esuberanza fisica. Si è invece preferito puntare su un filiforme che non ama giocare sotto canestro, che non ha alcuna propensione a rimbalzo e che invece ama aprirsi il campo per un tiro dalla lunga distanza. Ma di shooter di questo genere il team ne possiede a iosa e tranne Horton ed in parte Yeboah, sono tutti dei tiratori.
Non credo che la governance abbia l’umiltà di ammettere l’errore e chieda a Repesa di difenderlo a spada tratta fino a quando il mercato riaprirà i battenti. Ma, nella eventualità, le difficoltà di collocazione, per l’alto ingaggio, non sarà sicuramente agevole. Sarebbe, per altro, ingeneroso far ricadere sulle spalle del tedesco la inopinata sconfitta con Tortona. Sabato scorso non si è visto il miglior Notae (gli concediamo le attenuanti di essere stato male per tutta la settimana) e che Galloway rientrato da poco dall’infortunio non sia ancora al meglio della condizione. Se poi i vari Gentile e Mollura vengono impiegati col contagocce e che Pullazi non mette mai piedi in campo si ha l’esatto quadro della situazione attuale. Nulla di catastrofico, per carità: la squadra, profondamente rinnovata rispetto al torneo scorso ed in cui i soli Alibegovic ed Horton sembrano riscuotere il pieno consenso del tecnico slavo, ritengo abbia notevoli margini di miglioramento. Però bisogna partire dal presupposto che la panchina non sia così lunga come si prospettava ad inizio torneo. L’asticella tecnica, che è salita enormemente rispetto allo scorso campionato, ha messo in chiara evidenza che molti giocatori mostrano difficoltà di carattere tecnico di fronte alla nuova realtà e la loro utilizzazione risulta solo dettata da emergenze o fatti contingenti. Per cui i veri, effettivi ed incontrovertibili margini di miglioramento vanno ricercati solo in quei giocatori dal curriculum prestigioso come Galloway che, solo a sprazzi, ha fatto intravedere le enormi potenzialità. Ovvero in Robinson che, pur celebrato cecchino, a volte si fa prendere da eccessivo entusiasmo e spettacolarità nelle giocate, collezionando palle perse senza soluzione di continuità (ben 7 contro Tortona).
Anche JD Notae dovrà adattarsi, più spesso, ad un ruolo in cabina di regia non potendo, per limiti di altezza, giocare sempre da guardia, come nella passata stagione. Invece Yeboah, senza particolari squilli di tromba, si sta dimostrando utile alla causa: non spreca palloni, aiuta sotto le plance e, quando le circostanze lo consentono, risulta anche efficace al tiro. Horton e Alibevovic rappresentano due inequivocabili certezze, mentre di Pleiss abbiamo già parlato diffusamente. O si ricicla da pivot puro e lavora sotto canestro, facendo pesare i suoi centimetri o difficilmente vedrà il parquet per oltre 10 minuti.
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