La Sicilia si trova a fronteggiare una crisi senza precedenti nella produzione di olio d’oliva, con le stime per quest’anno che prevedono un calo fino al 50%. L’isola, storicamente produttrice di circa 30.000 tonnellate annue – ovvero il 10% dell’intera produzione italiana – è stata duramente colpita da una siccità persistente che ha compromesso la resa degli uliveti su tutto il territorio.
Danni alla fioritura e al raccolto
Mario Terrasi, presidente dell’associazione Oleum, ha spiegato come la mancanza di piogge sia il principale fattore di questa crisi. Dopo due anni di scarse precipitazioni, le piante non hanno ricevuto sufficiente umidità per crescere e fiorire adeguatamente. Sebbene a maggio si fosse registrata una fioritura promettente, le elevate temperature estive, accompagnate da una siccità estrema, hanno arrestato la fase di allegagione – quella delicata fase in cui i fiori si trasformano in frutti – lasciando gli uliveti spogli e riducendo drasticamente la quantità di olive pronte per il raccolto.
Effetti sulla maturazione e danni nelle diverse province siciliane
Le ondate di calore hanno inoltre causato una maturazione precoce delle olive, peggiorando ulteriormente la qualità e la quantità del raccolto. Le province orientali della Sicilia sono quelle maggiormente colpite, con Messina, Catania, Ragusa, Siracusa, Enna e Caltanissetta che registrano perdite superiori al 50%. In altre zone, come Palermo, Trapani e Agrigento, i danni sono stati meno severi, con cali che oscillano intorno al 20%. La maggiore vulnerabilità delle varietà locali come la Nocellara del Belice, la Tonda Iblea, la Biancolilla e la Cerasuola ha amplificato l’impatto della siccità nelle aree più colpite.
Rincari e importazioni: l’Isola guarda all’estero per compensare la scarsità
Per rispondere alla carenza, la Sicilia è costretta ad aumentare le importazioni di olio da paesi come Spagna, Grecia e Tunisia. Questa pratica, ormai consolidata, è necessaria per soddisfare la domanda interna, ma ha anche provocato un incremento dei prezzi. Rispetto allo scorso anno, il costo dell’olio d’oliva è aumentato del 5%, un rincaro che si ripercuote inevitabilmente sui consumatori e sulla competitività dei produttori locali.
La situazione in Italia: le rese provinciali e il confronto con il Nord
A livello nazionale, i dati aggiornati dal Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) mostrano forti variazioni nelle rese di olio tra le province. Se in alcune aree del nord, come Trento, la resa si ferma al 5,4%, al sud si registrano numeri migliori, con Palermo e Cosenza che raggiungono il 16%. Tuttavia, la quantità complessiva di olive raccolte in Sicilia resta comunque inferiore, delineando un quadro complesso dove quantità e qualità sono entrambe messe alla prova.
Questa crisi spinge la Sicilia e il settore olivicolo a riflettere sulle strategie future: l’impatto del cambiamento climatico e la necessità di politiche di gestione dell’acqua sono ormai questioni urgenti, se si vuole garantire la sopravvivenza e la sostenibilità di una delle produzioni più caratteristiche dell’isola.