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22/10/2024 08:55:00

Occhio Trapani Shark, non sempre concedendo così tanto si esce indenni ...

 Alla vigilia della partita del Trapani Shark con Varese due elementi saltavano agli occhi. Uno di natura statistica, cioè gli oltre cento punti subiti ad ogni partita. Il secondo riguardante l’infortunio alla caviglia del suo migliore elemento, quel Nico Mannion che segnava nel suo personale tachimetro oltre 26 punti media- partita e soprattutto una leadership riconosciuta da tutti.

Due elementi sicuramente sotto osservazione da parte del gigantesco coach slavo, Jasmin Repesa. Ebbene il piano partita della Shark doveva sicuramente essere orientato sulle debolezze avversarie oltre che sulla indubbia superiorità tecnica evidenziata in questo primo scorcio.

Però, le premesse dopo 15 minuti di gioco sembravano, per nulla, foriere di un finale a lieto fine. Tutt’altro, considerata la defezione, ognuno dei varesini metteva un mattoncino in più, in termini di impegno e spirito di sacrificio.

Risultato? Che l’inerzia della partita passava tra le mani ritenute meno abili e, per di più, le 18 lunghezze di vantaggio accumulate dopo 15’ non risultavano per nulla scandalose.

Roba da non crederci, anche per gli occhi degli oltre 400 trapanesi che assistevano increduli al dipanarsi delle vicende. Concedere 20 punti, in poco tempo e con percorso netto, ad uno scatenato Brown, già costituiva un suicidio sportivo. Se poi, giocando a velocità supersonica si concedevano ulteriori vantaggi ai lunghi avversari, ben più agili di Horton o Pleiss, la frittata era bella e pronta e da servire ai tavoli. Il coach Repesa, un tipo alieno al sorriso, burbero ed imperscrutabile, alla Buster Keaton (attore USA), non credo fosse al settimo cielo ma ad passo dall’esplodere ( come contro Scafati). Dopo aver collezionato l’abituale fallo tecnico, decideva di cambiare registro, imponendo ai suoi ritmi più ragionati, meno impulsivi ed a velocità di crociera più consona alle caratteristiche del roster. La cabina di regia, affidata a Notae, sembrava più adeguata e lentamente, senza break considerevoli, consentiva di rosicchiare punti su punti ad avversari affaticati e non più brillanti. Il coach slavo invece dava fondo alla lunga panchina che , a conti fatti e con lo score alla mano, gli regalava la metà del bottino di punti ed una chiara supremazia al rimbalzo. Il match cosi si dipanava sul piano di un sostanziale equilibrio, ma con la netta impressione che gli stremati lombardi cedessero nel finale. I granata potevano spendere a piene mani i falli, mentre gli uomini del giovane coach argentino Mandole, dovevano centellinarli e distribuirli a giocatori meno penalizzati. L’allungo decisivo arrivava in un finale in cui sia Robinson che Petrucelli si caricavano la squadra sulle spalle, imprimendo la spallata decisiva. Quali segnali trarre in più rispetto ai primi due match. Prima di tutti i progressi del pivot Pleiss che si sta adattando ad un ruolo sotto canestro che non gli è proprio congeniale. All’Efes, in Turchia, giocava in modo diverso ma il Trapani necessita di sostanza sotto canestro e soprattutto della sua ragguardevole altezza (218 cm) che funga da deterrenza nelle penetrazioni avversarie. Altra nota positiva il recupero, dopo un lungo infortunio di Galloway. Non ha fatto vedere nulla di trascendentale ma le sue potenzialità al tiro sono indiscutibili e tra le guardie assicurare maggiori rotazioni. Robinson e Petrucelli si sono confermati ai loro abituali livelli mentre Yeboah è risultato preziosissimo nei momenti cruciali. Non è troppo vistoso e naviga sempre a bassa quota, ma appare quando le necessità lo richiedono, tamponando le escursioni di un Robinson o Notae sempre in vena di esaltare spettacolarmente le giocate. Questa volta JD si è dovuto limitare, dal momento in cui è stato chiamato in cabina di regia ad imprimere il timing. Lo ha fatto con giudizio e perizia , consentendo ad un riposato Robinson e a un sempre lucido Petrucelli di decidere il finale. Alibegovic rappresenta più che una sicurezza ed essendo sempre in competitività di avversari americani omologhi nel ruolo, ne esaltano le potenzialità sia tecniche che fisiche. Horton si è confermato a livelli altissimi. Oltre a rimbalzi i suoi 17 punti testimoniano una prova esaltante. Per il resto sana panchina per Rossato, poco visibile rispetto al match con Scafati. Squadra, di conseguenza, con ampi margini di miglioramento soprattutto nella fase difensiva. Non sempre concedendo 57 punti agli avversari in 20 minuti sarà concesso di uscirne indenni. Questo ha detto Repesa negli spogliatoi e sicuramente lo ribadirà nel prossimo incontro con Tortona al Palashark.

Il sorcio verde