Il piano "Salva-casa" proposto dal ministro Matteo Salvini, pensato per sanare gli abusi edilizi e facilitare il mercato immobiliare, sta per arrivare anche in Sicilia, portando con sé una serie di norme che rischiano di trasformare il volto dell'edilizia siciliana. E soprattutto, in salsa siciliana, diventa una maxi senatoria per le migliaia di costruzioni abusive e gli ecomostri.
Nonostante sia stato presentato come un aiuto per risolvere la questione dei piccoli abusi edilizi, il disegno di legge solleva parecchi dubbi, soprattutto da parte degli ambientalisti e di chi teme un ritorno dell'abusivismo incontrollato.
Il piano, già ribattezzato "sanatoria dei 200 mila", ha trovato l’appoggio di diverse forze politiche all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), inclusa la Democrazia Cristiana, e potrebbe essere approvato a breve. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza, ha spinto per inserire la sanatoria all’interno del più ampio piano "Salva-casa", che prevede, tra le altre cose, la regolarizzazione di oltre 200.000 abitazioni abusive costruite tra il 1976 e il 1985, in aree costiere o vincolate dal punto di vista paesaggistico.
Secondo il governo regionale, la legge rappresenta una risposta concreta ai cittadini che attendono da anni di sanare i propri immobili, ma sono molte le voci contrarie. Legambiente Sicilia, per esempio, ha duramente criticato il provvedimento, definendolo "criminogeno" per via delle modifiche introdotte al Testo unico dell'edilizia.
Tra gli aspetti più controversi c’è la trasformazione del silenzio diniego in silenzio assenso, ovvero, se gli uffici tecnici comunali non riescono a rispondere entro 45 giorni alle richieste di permesso a costruire, la domanda sarà automaticamente approvata. Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, ha sottolineato come questo possa aprire la porta a palazzinari e speculatori immobiliari, visto che nessun Comune siciliano sarà in grado di rispettare tempi così stringenti, con il rischio che progetti irregolari vengano approvati senza alcun controllo.
Il disegno di legge, voluto dall'assessora al Territorio Giusy Savarino, prevede anche altre misure per sanare abusi minori, come l’installazione di vetrate panoramiche e la regolarizzazione delle strutture temporanee create durante l’emergenza Covid. Tuttavia, la preoccupazione principale resta la possibilità che gli abusi edilizi più gravi possano essere sanati con una semplice domanda.
Il tono critico di Legambiente si accompagna a quello di altri esponenti della società civile, che vedono nel piano una legittimazione dell’abusivismo. La preoccupazione è che questa sanatoria, anziché risolvere il problema, possa incentivare ulteriori violazioni alle norme edilizie, come accaduto in passato.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha difeso il provvedimento, affermando che esso permette ai cittadini siciliani di usufruire degli stessi benefici previsti nel resto d’Italia, ma l'approvazione del ddl potrebbe incontrare resistenze e ostacoli durante il dibattito in Aula, dove il confronto si preannuncia acceso.
In un contesto come quello siciliano, già segnato da decenni di abusivismo edilizio, le sanatorie come quella proposta sollevano interrogativi sul loro reale impatto. Se da un lato potrebbero risolvere una situazione di incertezza per molti cittadini, dall'altro rischiano di compromettere definitivamente il fragile equilibrio ambientale di alcune delle aree più belle e vincolate della Sicilia.
Il destino della sanatoria si deciderà nei prossimi mesi, ma la speranza è che non si tratti di un provvedimento che, pur sbloccando situazioni borderline, finisca per incoraggiare nuove forme di abusivismo e speculazioni edilizie, lasciando i Comuni senza le risorse per far fronte ai rischi legati alla gestione del territorio.