Gentile direttore di Tp24,
Scrivo alla luce degli ultimi fatti che hanno riguardato la politica marsalese perché, spero, di poter indirizzare il dialogo che ne sta nascendo, che rischia di diventare più pericoloso del fatto in sé.
Il grave rischio è che ogni cittadino, a prescindere dal ruolo che riveste, si erga a giudice o si limiti a rilasciare frasi di circostanza.
Io credo, invece, che nessuno debba permettersi di puntare i riflettori solamente sui protagonisti della vicenda giudiziaria, che non vanno giudicati da noi. Di questo si occupano egregiamente le Autorità competenti, e comunque non vanno giudicati senza prima giudicare noi stessi.
Bisogna avere il coraggio di dire a voce alta la verità, e la verità è che in Sicilia funziona così.
C’è un sistema di cui non sono responsabili solo i politici, ma i cittadini tutti, che per primi vedono i rappresentanti politici come coloro che devono risolvere problemi individuali, spesso mettendo in difficoltà consiglieri e amministratori che provano a portare avanti una politica diversa, fatta di efficienza, competenza e servizio collettivo.
Non sopporto più di sentire per le strade “sono tutti uguali”, perché qui non ci sono, in linea generale, solo vittime e artefici.
Siamo tutti protagonisti, perché, magari, non rivoteremo mai chi non ci ha fatto il favore, anche se quella persona ha operato bene per la città.
Ritengo doveroso oggi fare una riflessione più ampia, più vera, che coinvolga la nostra mentalità, la nostra idea di politica e le motivazioni per cui alle urne mettiamo una X su un determinato nome.
Siamo bravissimi tutti con le frasi di circostanza, e ancor di più nelle manifestazioni pubbliche commemorative, ma questo ennesimo “scandalo”, che la magistratura ha portato alla luce in modo eccellente, non servirà a nulla se la nostra terra non saprà fare un “mea culpa” e non saprà risollevarsi dal torpore in cui vive.
I tempi in cui viviamo richiedono il coraggio di passare da una vecchia a una nuova concezione della partecipazione sociale e politica: va riscattata la libertà del consenso, oltre che ritrovato il coraggio della verità nelle relazioni sociali e politiche.
Valentina Piraino