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18/10/2024 06:00:00

Politica e malaffare a Marsala. Papania, Chianetta e co. Così facevano campagna acquisti

A Marsala, e in altre cittadine della provincia di Trapani, che qualcosa di poco chiaro girasse attorno al Movimento Via si era capito da un po’. Si percepiva che quella campagna acquisti di politici e consiglieri comunali sparsi per il territorio, in maniera così repentina, nascondesse qualcosa di strano. Si percepiva a prescindere dalle perquisizioni messe in campo due anni fa dalla Guardia di Finanza sulla rete di associazioni ed enti di formazione controllate dall’ex senatore Nino Papania. A Marsala, nel 2020, il Movimento di Papania preparò addirittura tre liste che hanno contribuito pesantemente all’elezione del sindaco Massimo Grillo. E fino al 2022 stringeva accordi con politici e consiglieri comunali per cercare di presentarsi alle elezioni regionali con un bel pacchetto di voti.


Dietro a quel consenso, dietro a quella campagna acquisti, ci sarebbe stato in realtà un gran giro di favori, clientele, assunzioni fatte attraverso gli enti di formazione professionali nelle mani di Papania.
Una “lobby di potere” la chiama la Procura di Marsala da cui è partita l’inchiesta che vede 24 indagati, di cui 14 destinatari di misure cautelari. In quattro sono finiti agli arresti domiciliari. Il “malaffare” della politica si concentra soprattutto a Marsala, perchè qui figurano nomi di spicco come Ignazio Chianetta, fino agli arresti domiciliari, ma anche i consiglieri Pino Ferrantelli, Vanessa Titone, Michele Accardi, sospesi dalle cariche politiche.

L’indagine
L'inchiesta della Guardia di Finanza ha portato alla luce un vasto sistema di corruzione e clientelismo che ruota attorno alla gestione di fondi pubblici destinati alla formazione professionale, con un focus particolare sul Movimento VIA, nato nel 2020 per iniziativa dell'ex senatore Antonino Papania. L'indagine, che ha coinvolto figure politiche di spicco della provincia di Trapani, si è concentrata sul CE.SI.FO.P. (Centro Siciliano per la Formazione Professionale) e sull'Associazione TAI, enti che ricevevano fondi europei e regionali per la formazione. L'inchiesta ha rivelato che i fondi europei incassati dagli enti di formazione, destinati a progetti del Fondo Sociale Europeo 2014/2020, venivano utilizzati in modo improprio. In particolare, sono stati scoperti oltre 8,7 milioni di euro destinati alla formazione, ma molte delle iniziative non sono mai state realizzate. Circa 800 mila euro sono stati già incassati e impiegati per spese personali e per finanziare il Movimento VIA, mentre ulteriori 2,5 milioni sarebbero stati erogati a breve. Le autorità hanno sequestrato circa 1 milione di euro legati a queste attività illecite e bloccato altri 8 milioni di euro già finanziati.

 

 


Le misure cautelari
Tra gli indagati, Antonino Papania ha ricevuto una nuova misura cautelare di arresti domiciliari, notificata in carcere, dove si trova per un'altra inchiesta. Il GIP di Marsala ha disposto i domiciliari anche per Angelo Rocca, Ignazio Chianetta e Manfredi Vitello, tutti membri chiave del sistema corrotto che ruotava attorno agli enti di formazione.
Altri indagati, tra cui Michele Maurizio Accardi, Pellegrino Guglielmo Ferrantelli, Vanessa Titone, Vincenzo Monteleone e Antonio Giancana, sono stati colpiti dal divieto di dimora nei loro comuni di residenza e dal divieto di esercizio delle funzioni pubbliche. Questi politici, accusati di aver beneficiato delle promesse di lavoro per loro stessi o per i familiari in cambio del sostegno al Movimento VIA, non potranno ricoprire incarichi pubblici durante il periodo delle indagini.
Per Manfredi Vitello e Ignazio Chianetta, il giudice ha imposto anche il divieto di esercitare incarichi direttivi in imprese e negli enti di formazione, mentre per Angelo Rocca è stato disposto il divieto di contattare la pubblica amministrazione.

Il regista
Antonino Papania è descritto dagli inquirenti come l'architetto di un complesso sistema di controllo e gestione dei fondi pubblici, utilizzati non per fini formativi ma come merce di scambio per ottenere sostegno elettorale e consolidare il proprio potere. Fondatore del Movimento VIA, Papania ha creato un’ampia rete di contatti politici e ha reclutato figure chiave in provincia di Trapani, offrendo posti di lavoro nei corsi di formazione finanziati dagli enti che lui e i suoi alleati controllavano. Molti di questi impieghi venivano promessi senza che i candidati avessero i requisiti necessari, con l'ausilio di falsi curriculum. Papania viene raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari mentre si trova al carcere Pagliarelli di Palermo. Proprio un mese fa, infatti, è stato arrestato per voto di scambio politico mafioso. Avrebbe comprato voti dalla mafia per le elezioni regionali del 2022 in favore di Angelo Rocca. Quest’ultimo è coordinatore provinciale di Via, anche lui finito agli arresti domiciliari.


Angelo Rocca
Accanto a Papania, Angelo Rocca ha svolto un ruolo cruciale come esecutore delle direttive del suo leader. Rocca è stato coinvolto nella gestione del CE.SI.FO.P. e dell'Associazione TAI, due enti finanziati con fondi europei e regionali, e ha contribuito alla distribuzione di incarichi nei corsi di formazione come strumento per garantire fedeltà politica. È proprio attraverso Rocca che Papania riusciva a controllare gli enti e a distribuire posti di lavoro come ricompensa per l’appoggio elettorale.


Chianetta, l’uomo della prima ora
Ignazio Chianetta, anch'egli tra i primi aderenti del Movimento VIA, è stato un altro membro chiave di questa rete. Chianetta, consigliere comunale di Marsala, era coinvolto, tra le altre cose, nel sistema di falsificazione degli attestati per i corsi di formazione, necessari per ottenere i fondi europei illecitamente. Le intercettazioni hanno rivelato come Chianetta discutesse apertamente della produzione di attestati falsi e della gestione dei finanziamenti per creare posti di lavoro destinati a parenti e amici dei politici locali.


Un sistema di favori
L’inchiesta ha coinvolto anche diversi consiglieri comunali di Marsala, tra cui Michele Maurizio Accardi, Pino Ferrantelli, Vanessa Titone , ma anche Vincenzo Monteleone di Custonaci e Antonio Giancana di Castelvetrano. Questi politici, in cambio del loro appoggio elettorale al Movimento VIA, hanno ottenuto la promessa di posti di lavoro per familiari e amici all'interno degli enti di formazione. Per esempio, Michele Accardi aveva ottenuto la promessa di un impiego per sua figlia Sara Accardi, che non si è mai concretizzato, ma che veniva compensato con pagamenti illeciti da parte di Ignazio Chianetta. A Pino Ferrantelli era stata promessa l'assunzione del nipote in cambio della sua adesione al gruppo Via in consiglio comunale. Stessa cosa per la Titone, che doveva far lavorare il figlio.
L'indagine ha rivelato un sistema radicato di corruzione e clientelismo che ha travolto la politica della provincia di Trapani. Il Movimento VIA, nato come progetto politico, si è rivelato un mezzo per ottenere potere e controllo attraverso pratiche illecite.
E ieri sera, nel corso della seduta del consiglio comunale, orfano dei tre membri di Sala delle Lapidi, c’era il gelo.

 

 

Poche parole, piene di detto-non-detto, del presidente del consiglio comunale Enzo Sturiano. La solita liturgia del sindaco Grillo. Una brevissima comunicazione, di Massimo Fernandez (coinvolto nell’indagine). Poi poco altro.

 

 

 

E’ singolare, infatti, che l’unica dichiarazione sull’operazione di ieri è quella di Giuseppe Antoci.

 

“Ancora una volta un sodalizio criminale in Sicilia mette le mani sui fondi europei. Il nostro ringraziamento va alla Procura Europea e aòòa Procura e ai ai pubblici ministeri di Marsala che hanno sgominato un giro di corruzione e frode che vede coinvolto un ex senatore del Pd e alcuni consiglieri comunali della provincia di Trapani. Le 14 misure cautelari e il sequestro di ben 9 milioni di euro testimoniano l’ampiezza di questa ‘lobby di potere’ come è stata definita dagli stessi inquirenti. Le bande criminali siciliane hanno fatto il salto di qualità e sfruttano sempre di più le opportunità di sviluppo concesse dai fondi europei per moltiplicare i loro affari illeciti. Il ruolo della Procura europea è di conseguenza sempre più fondamentale per restituire giustizia laddove oggi c’è invece solo affarismo e corruzione, che sono l’anticamera del sottosviluppo”. 

 Poi, poco o nulla.