I nuovi rilievi batimetrici - utili al fine di riattivare (?) le ormai bloccate, da quasi un anno, operazioni di dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo - sono iniziati il 07 ottobre e termineranno il 10 Novembre 2024.
L’ORDINANZA COMPRENDE IL BACINO PORTUALE ED IL PORTO CANALE - La società Geonautics s.r.l. è stata, infatti, incaricata di effettuare le indagini di profondità, con i relativi rilievi batimetrici, del porto canale di Mazara del Vallo in nome e per conto della società “ARES s.r.l.”. In pratica si effettuerà una mappatura del fondale del porto canale di Mazara del Vallo. Lo ha reso noto, nei giorni scorsi, con una nota stampa, il capo del Circondario Marittimo e Comandante del porto di Mazara del Vallo.
DOMANDE INEVASE E AMBIENTE A RISCHIO - Il 30 settembre scorso, noi di Tp24.it, abbiamo rinnovato la richiesta di poter avere tra le mani le analisi relative alla caratterizzazione dei fanghi (procedura obbligatoriamente prevista dalla normativa). L’istanza, nello specifico, si focalizzava su due periodi: le analisi effettuate dalla ditta C. A. D. A. di Menfi nell’aprile del 2023; la caratterizzazione dei fanghi post prelievo e prima del deposito in colmata B o laguna di Tonnarella che dir si voglia.
UN MURO DI GOMMA - La prima richiesta, da noi espletata tramite Pec, era stata inviata il 26 marzo scorso all’Ufficio del Commissario per il rischio idrogeologico Sicilia. “Ciao, abbiamo attivato la procedura inoltrando la richiesta all’ufficio competente. Ti tengo aggiornato”. È questa l’ultima risposta, ricevuta martedì 8 ottobre scorso dall’ufficio stampa del Commissario per il dissesto idrogeologico, in relazione ad una richiesta di trasparenza sulle analisi dei fanghi derivanti dal dragaggio. A distanza di quasi sette mesi tutto tace, e, ad oggi, un silenzio tombale continua a sovrastare questa problematica. Ricordiamo ai nostri lettori che i fanghi, man mano che vengono prelevati dai fondali andavano ‘caratterizzati’, cioè analizzati, per determinare l'eventuale inquinamento o tossicità degli stessi; da tali risultati, si sarebbe poi dovuto determinare il livello del loro degrado e la conseguente procedura di trattamento e smaltimento.
CARATTERIZZAZIONE FANGHI OBBLIGO DI LEGGE - Tale procedura, lo ribadiamo, non è un capriccio sottoposto ai cambiamenti del meteo, ma è oggetto di una ferrea previsione normativa ed è stata ribadita, con precise rassicurazioni in tal senso, dall’ex soggetto attuatore del dragaggio contro il dissesto idrogeologico, Maurizio Croce. Ricordiamo che l’ex assessore regionale ed ex candidato a sindaco di Messina - è attualmente sotto inchiesta ed è stato sottoposto, nei primi mesi del 2024, alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Tale misura però, l’undici ottobre scorso, è stata sospesa - per un ricorso vinto dai legali di Croce - che hanno ottenuto l’annullamento - con rinvio per un nuovo esame - dell’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame, ad aprile scorso, aveva detto no alla liberazione di Croce. La vicenda giudiziaria attiene ad un’indagine per corruzione nell’ambito di una serie di fatti relativi all’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti, promossi dall’allora Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia.
I FANGHI ESTRATTI SI STANNO RIVERSANDO NELLA LAGUNA DI TONNARELLA - Sul rischio di un danno ambientale per lo sversamento di fanghi ‘tossici’, era già intervenuto - a marzo scorso - l’ex eurodeputato Ignazio Corrao. “Sarebbe opportuno - scriveva il politico del gruppo europeo Greens/EFA - che le autorità competenti verificassero la correttezza delle operazioni” che riguardano i “lavori di dragaggio e il deposito dei fanghi a Mazara del Vallo”. “Mi chiedo - aggiungeva sempre a marzo scorso Corrao - come sia possibile non comprendere il rischio di depositare rifiuti probabilmente pericolosi dentro un ecosistema naturale che il Ministero dell’Ambiente, nel 2021, ha proposto di inserire tra le zone umide del Mazarese per le sue grandi qualità ecologiche. Ricordo, inoltre, che i fanghi del porto-canale hanno già inquinato il tratto di mare chiuso denominato ‘Colmata B’, e ciò - conclude Corrao - è emerso da atti della Capitaneria di Porto datati nel 2008, riferiti al dragaggio del 2000”.
LA CLOACA E LO SCEMPIO DOCUMENTATI SUL WEB - Nel putrebondo immondezzaio, la cui traccia è ormai da tempo commentata e documentata sui social network, c’è di tutto: ci sono sostanze oleose, idrocarburi, cordami, plastiche, copertoni, bombole esauste di gas, parti di veicoli meccanici: tutto a cielo aperto e sotto gli occhi sonnolenti di chi, invece di vigilare, sonnecchia tranquillamente volgendo lo sguardo altrove.
Alessandro Accardo Palumbo
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