Messina Denaro, la scarcerazione dei fedelissimi e le preoccupazioni di Giuseppe Cimarosa
08:00 - I fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, nonostante le condanne, sono stati scarcerati lunedì 14 ottobre dalla Corte d'Appello di Palermo a causa della scadenza dei termini di custodia cautelare. Tuttavia, la Corte ha imposto rigide misure restrittive, tra cui il divieto di dimora in Sicilia e l'impossibilità di lasciare il Paese. Lo hanno riportato i principali quotidiani locali, mentre i carabinieri di Trapani hanno notificato il provvedimento ai nove fiancheggiatori coinvolti.
La decisione della Corte e la persistenza delle esigenze cautelari - Il provvedimento, firmato dal collegio presieduto dal giudice Sergio Gulotta, è stato emanato poiché non sono emersi elementi che indichino un distacco degli imputati dalla compagine criminale. “Non risulta acquisito alcun elemento tale da far ipotizzare una loro presa di distanza dall'associazione criminale di appartenenza, né una cessazione dei rapporti con essa,” si legge nel documento. Per questo motivo, la Corte ha confermato la necessità di mantenere misure cautelari, sebbene non detentive.
Le misure restrittive: obblighi e divieti - I destinatari del provvedimento sono nove degli imputati: Nicola Accardo, Giuseppe Tilotta, Paolo Bongiorno, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Raffaele Urso, Andrea Valenti, Filippo Dell'Acqua e Antonino Triolo. Per loro, oltre al divieto di dimora in Sicilia e all’interdizione dall'espatrio, è stato imposto l’obbligo di restare nelle loro abitazioni dalle 20 alle 8 del mattino e di presentarsi quotidianamente presso la stazione dei carabinieri per firmare. L’unico escluso dalle misure restrittive è Angelo Greco, che ha completato interamente la pena.
Cosa attende i fedelissimi di Messina Denaro - Le misure restrittive accettate dalla Corte d'Appello, su richiesta del procuratore generale Lia Sava e del sostituto Carlo Marzella, mantengono una stretta sorveglianza sugli imputati, evitando tuttavia la detenzione in carcere. Questa decisione evidenzia la complessità della gestione delle fasi successive alla scadenza dei termini di custodia cautelare, specialmente nei confronti di soggetti legati a contesti mafiosi.
06:00 - E' atteso a breve se non già avvenuto il rilascio di alcuni dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro, a seguito del dispositivo di scarcerazione (ne abbiamo parlato qui). Tra coloro che dovrebbero presto uscire dal carcere ci sono figure di rilievo come Nicola Accardo, Vincenzo La Cascia, Calogero Guarino, e altri personaggi legati alle operazioni mafiose del noto boss. La loro detenzione è legata alla cosiddetta "Operazione Anno Zero", un'inchiesta che ha smantellato una delle più rilevanti reti mafiose nel territorio siciliano.
Le autorità, attraverso anni di intercettazioni e indagini, sono riuscite a scoprire come questi uomini fossero collegati direttamente a Messina Denaro, e come si scambiassero messaggi tramite i famigerati "pizzini", biglietti usati per comunicare strategie e ordini tra gli affiliati. Alcuni di questi pizzini facevano riferimento al fatto che il boss, durante la sua latitanza, si fosse temporaneamente nascosto in Calabria.
Uno degli episodi chiave risale al 2016, quando Nicola Accardo e Antonino Triolo furono intercettati mentre leggevano uno di questi pizzini, nel quale Messina Denaro confermava il suo ritorno dalla Calabria, evidenziando la necessità di mantenere il controllo del territorio e delle attività.
Le recenti decisioni della Corte di Cassazione hanno aperto la strada alla scarcerazione di diversi soggetti coinvolti in questo contesto mafioso, una situazione che sta suscitando preoccupazioni per la sicurezza nella provincia di Trapani. Nel corso del tempo, alcuni di questi imputati avevano già subito condanne pesanti per reati di associazione mafiosa, ma le recenti revisioni dei procedimenti giudiziari hanno portato a esiti diversi.
La scarcerazione di questi fedelissimi di Messina Denaro è vista con apprensione dagli investigatori, in particolare per le possibili ripercussioni sul territorio e sul controllo delle attività economiche e criminali che questi uomini gestivano in passato.
La scarcerazione e le preoccupazioni di Giuseppe Cimarosa - E la scarcerazione di questi boss vicini a Matteo Messina Denaro preoccupano e non poco Giuseppe Cimarosa, figlio di Lorenzo Cimarosa, sposato con la cugina di Messina Denaro e primo ed unico collaboratore di giustizia in seno alla famiglia mafiosa dei Messina Denaro. Così spiega le sue senzazioni e le sue preoccupazioni a Tp24: "Non è la prima volta che le mie preoccupazioni aumentano dopo notizie di questo tipo. La collaborazione di mio padre in quegli anni è stata davvero un terremoto all'interno del nucleo familiare dei Messina Denaro. Questa sua collaborazione ha stravolto l'assetto della famiglia, permettendo l'arresto e la condanna della sorella Patrizia, del nipote Francesco Guttadauro, dei cognati. Di fatto mio padre diventa per loro il nemico numero uno, lo sbirro, il pentito, il traditore. Accanto a mio padre rimaniamo io, mia madre e mio fratello. Questo nostro rimanere a Castelvetrano ha fatto sì che noi diventassimo una sorta di esempio emblematico. All'inizio eravamo visti quasi come degli appestati. Il tempo, però, ha fatto sì che noi diventassimo la prova del fatto che si può dire no alla Mafia e non necessariamente devi morire, o devi fuggire a gambe levate, ma puoi rimanere dove vivi e guardare negli occhi quello che accade con queste persone. Negli anni, anche con le altre operazioni antimafia seguite dopo la collaborazione di mio padre, sono venute fuori delle intercettazioni da parte di molti di questi mafiosi, veramente inquietanti, che facevano proprio riferimento a me e alla mia famiglia. I particolare, parlando di mio padre, due di questi, Triolo e Tilotta, arrestati nell'operazione "Anno zero", e che saranno scarcerati a breve, si dichiaravano pronti ad effettuare delle vendette, venire ad uccidere me e i miei cavalli, per far tacere mio padre e perchè, come dicono loro, bisognava fare un po' di "scruscio". Di fatto tutto l'entourage di Messina Denaro, compresa la sorella Patrizia, è sempre stato pronto ad attuare azioni violente e di vendetta, un po' come faceva la mafia di vecchio stampo, però questo non accadeva, perché questo non accadeva, da quello che loro stessi dicono nelle intercettazioni, non arrivava l’ordine di Messina Denaro che non aveva la volontà di fare scruscio. Adesso Messina Denaro non c’è più, queste persone vengono scarcerate tutte insieme, in “branco” e aggiungiamole a quelle già scarcerate, che spesso hanno detto delle cose terribili su di me, non dimentichiamoci l’ex consigliere comunale Lillo Gianbalvo che auspicava la morte mia o di mio fratello per far tacere mio padre. La mia vita o la mia morte è stata spesso argomento di discussione e nelle bocche di queste persone, malgrado io neanche li conosca e per il fatto di essere colpevole perché contro la mafia o colpevole perché figlio di un collaboratore di giustizia".
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