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14/10/2024 20:25:00

Percheggi, disabilità e soprusi degli incivili, a Trapani come a Marsala

Ho letto la lettera di ringraziamento di Maria, mia collega e anch'essa persona con disabilità, pubblicata su Tp24. Come lei, sono una persona invalida – tetraplegico incompleto – e collaboro con la testata. L'articolo che ha denunciato l'ennesimo sopruso subito da una comunità, alla quale nessuno sceglie di appartenere, è stato un segnale importante. Non voglio lodare in modo eccessivo la testata, ma trovo giusto sottolineare la sensibilità che ha dimostrato verso le problematiche che ci riguardano. A conferma di ciò, è anche grazie a Tp24 che a Marsala – la città in cui vivo – è stato finalmente istituito il garante della persona con disabilità.

Mi spiace dirlo, ma la città di Trapani non ha il monopolio delle vessazioni che noi persone con disabilità subiamo quotidianamente, come se non fossero già abbastanza le difficoltà che ci riserva il nostro stesso corpo. A Capo Boeo, ogni giorno ci si scontra con scivoli occupati da veicoli, marciapiedi impraticabili, e non si può nemmeno parlare dei parcheggi riservati, spesso inesistenti o occupati abusivamente.

Ciò che fa rabbia è che, oltre alla pressione psicologica e fisica che la nostra condizione ci impone, dobbiamo anche affrontare l'assenza di senso civico da parte di molti cittadini. In centro a Marsala, specialmente nella zona storica, la situazione non è ideale ma almeno è parzialmente praticabile. Tuttavia, la mancanza di manutenzione delle rampe e delle strade rende la vita ancora più difficile.

I commenti all'articolo confermano tristemente il proverbio che "la madre degli idioti è sempre incinta". È altrettanto vero che spesso chi dimostra atteggiamenti "arroganti e prepotenti" appartiene alle fasce sociali più abbienti, come se il benessere economico li autorizzasse a ignorare il rispetto per gli altri.

È vergognoso che ci siano ancora uffici pubblici inaccessibili a chi ha difficoltà motorie, con barriere architettoniche che ci impediscono di svolgere anche le più semplici attività quotidiane. Lo sconforto che deriva da tutto questo è talmente forte che spesso ci si chiede se i termini "disabile" o "diversamente abile" non servano solo a lavare la coscienza della società. Personalmente, preferisco essere chiamato "handicappato", ma ciò che davvero conta è che la nostra condizione venga rispettata nei fatti e non solo nelle parole. Ad maiora

Vittorio Alfieri