La rete di Messina Denaro. Oggi la sentenza per Laura Bonafede, ecco cosa rischia
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Oggi, venerdì 11 ottobre, si attende la sentenza del processo a carico di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara accusata di associazione mafiosa per il suo ruolo nella rete di protezione di Matteo Messina Denaro.
Non è un caso che la donna sia coinvolta in questa vicenda: figlia dello storico boss Leonardo Bonafede e cugina di Andrea Bonafede – l'uomo che prestò la propria identità al latitante – Laura Bonafede è cresciuta in un ambiente intriso di cultura mafiosa.
Il padre, figura di spicco nella mafia locale, era fedele a Totò Minore ma intratteneva buoni rapporti anche con i corleonesi. Questo contesto familiare ha sicuramente influenzato il percorso di Laura Bonafede, spingendola a seguire le orme paterne.
La relazione tra Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro non è recente. Le indagini hanno dimostrato che la donna era già coinvolta nella latitanza del padre del boss, Francesco Messina Denaro, a conferma di un legame di "famiglia" che si estendeva da decenni.
Inizialmente accusata di favoreggiamento aggravato, l'insegnante è stata poi ritenuta partecipe a pieno titolo dell'associazione mafiosa, con la Procura di Palermo che ne ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione.
I pm Piero Padova e Gianluca De Leo hanno evidenziato il ruolo attivo di Laura Bonafede nel proteggere e sostenere Messina Denaro, soprattutto durante la pandemia, quando si occupava personalmente della sua spesa per evitare che si esponesse.
Numerosi "pizzini" scritti dal boss e indirizzati alla donna con il nome in codice "Blu" testimoniano la stretta relazione e la profonda fiducia che li legava. Una relazione che va oltre il semplice supporto alla latitanza, come dimostra il ritrovamento di "pizzini" che riguardano affari e segreti della cosca. È chiaro che Laura Bonafede partecipasse attivamente alla gestione dell'organizzazione, mettendo a disposizione del boss non solo la sua casa e i suoi affetti, ma anche la sua profonda conoscenza del territorio e delle dinamiche mafiose.
La donna ha vissuto a stretto contatto con Messina Denaro insieme alla figlia, Martina Gentile, anch'essa indagata per favoreggiamento. In uno dei "pizzini", il boss scriveva: "Eravamo una famiglia", a conferma del legame intimo e quotidiano che li univa.
Numerose lettere ritrovate nel covo di Messina Denaro, analizzate dal ROS, sono state attribuite a Laura Bonafede. Attraverso pseudonimi e un linguaggio cifrato, la donna comunicava con il boss, organizzando incontri e gestendo aspetti della sua latitanza. Un "codice linguistico riservato e complesso", condiviso anche con la figlia Martina Gentile, a dimostrazione di una partecipazione attiva e consapevole alla vita clandestina del boss.
Il processo ha svelato nuovi dettagli sulla rete di protezione di Messina Denaro e ha messo in luce il profondo coinvolgimento di Laura Bonafede nell'organizzazione mafiosa. La sentenza di oggi chiuderà un capitolo importante nella storia della mafia trapanese, segnando il destino di una donna che ha dedicato la sua vita a Cosa Nostra.
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