Marsala, oggi serata evento al Golden con Scimeca e "Il giudice e il boss"
Oggi, mercoledì 9 ottobre, alle ore 20:30, presso il cinema Golden di Marsala, si terrà la proiezione del film "Il Giudice e il Boss", ispirato alla vita del giudice Cesare Terranova. Alla serata parteciperanno il regista Pasquale Scimeca, l'attrice Elena Pistillo e Linda Di Dio. A coordinare il dibattito sarà Giacomo Di Girolamo, direttore di Tp24.
Il film racconta la straordinaria lotta del giudice Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso contro la mafia corleonese e il boss Luciano Liggio. Attraverso le loro indagini, i due scoprirono il "peccato originale" della Repubblica Italiana, scoperte che li condannarono alla morte. La loro battaglia, che culminò con il processo di Bari, avrebbe potuto cambiare il corso della storia, impedendo tante stragi e morti innocenti se non fossero stati lasciati soli dalle istituzioni, umiliati e offesi.
L’evento offrirà l’occasione di riflettere sull’importanza della lotta alla mafia e sulle figure di Terranova e Mancuso, eroi solitari che hanno affrontato il male nonostante le avversità. Un film che punta a far luce su un capitolo buio della storia italiana, portando sul grande schermo una storia epica di giustizia e coraggio.
Il regista Pasquale Scimeca, già autore del film "Placido Rizzotto", continua il suo viaggio cinematografico nella storia della mafia siciliana.
Scimeca definisce il suo "un cinema a capitoli", e vede Il giudice e il boss come una continuazione naturale di Placido Rizzotto. "La mafia dei Corleonesi, tramite Luciano Liggio, si è trasformata da un fenomeno agricolo a uno urbano", spiega il regista. Liggio traghetta la mafia verso nuovi orizzonti, attraverso speculazioni edilizie e traffici di stupefacenti. Cesare Terranova, indagando sulla mafia, fu tra i primi a comprendere la nuova natura della mafia moderna e il suo legame con il mondo economico.
Un elemento ricorrente nel cinema di Scimeca è quello di raccontare le figure meno ricordate della lotta alla mafia. "Terranova e Mancuso – racconta il regista – hanno insegnato una nuova metodologia delle indagini ai giovani poliziotti e magistrati che li hanno seguiti". Il film, infatti, si conclude con un richiamo alle nuove promesse dell'antimafia come Falcone, Borsellino e Cassarà, che raccolgono l'eredità dei due uomini uccisi.
Scimeca, inoltre, sottolinea il suo approccio verghiano nel raccontare la mafia, evidenziando il legame antropologico che queste figure malvagie hanno con la povertà e l’ambiente sociale da cui provengono. "I mafiosi – dice il regista – provengono dal mondo popolare, dalla povertà". Scimeca mette in luce come, per molti giovani cresciuti in un ambiente di miseria, l’ambizione non sia lo studio o la crescita professionale, ma diventare un capomafia, una figura mitica rispettata e temuta nei quartieri popolari.
Nonostante la violenza sia centrale nelle vicende narrate, Scimeca evita di spettacolarizzare la morte e gli omicidi dei suoi protagonisti. "Mi piace l’idea dell’epopea – afferma – e ho voluto che lo spettatore avesse il ricordo di Terranova e Mancuso vivi". Questa scelta rispecchia la sua volontà di non lasciare che la morte violenta definisca il ricordo di questi eroi, ma piuttosto la loro vita e la loro lotta.
Il film, insomma, si inserisce perfettamente nel percorso di Scimeca di raccontare "gli ultimi", coloro che, in senso verghiano, sono stati dimenticati dalla Storia. Il cinema diventa per lui uno strumento per ridare voce a questi protagonisti silenziosi, facendo luce su figure come Lenin Mancuso, che da giovane, già con un nome simbolico, ha iniziato una battaglia contro un potere che sembrava invincibile.
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