Gentile Direttore,
in qualità di promotore del Comitato per il Monitoraggio e la Salvaguardia dell’aeroporto di Trapani mi preme fare alcune precisazioni circa il servizio, a mio avviso inutilmente sensazionalistico, mandato in onda dall’unica televisione locale, relativamente allo stato di salute dell’aeroporto.
L’articolo in questione paragonando i dati di traffico 2023 con quelli 2024 si lancia in argomentazioni oggettivamente contradditorie. Infatti, pur anticipando come sia “evidente che i numeri dell’anno scorso erano edulcorati dalla momentanea chiusura dell’aeroporto di Fontanarossa Catania”, arriva a una conclusione di difficile comprensione: “Luglio ed agosto col segno meno non possono non aprire ulteriori riflessioni sullo stato di salute dell’aeroporto trapanese”.
Non si comprende come la chiusura di Fontanarossa a causa delle eruzioni dell’Etna nel 2023, non replicate nel 2024, possano far aprire una riflessione sullo stato di salute dell’aeroporto. Forse il presidente Schifani avrebbe dovuto far eruttare di nuovo l’Etna anche questa estate? Forse la dirigenza Airgest doveva sottoscrivere un contratto con il Dio Efeso e i suoi aiutanti Ciclopi affinchè riattivassero la mitica fucina?
Mistero dei sillogismi.
Cogliendo però il consiglio del giornalista telesuddiano, mi sono permesso di aprire una riflessione e di andare a consultare i dati Assaeroporti, da gennaio ad agosto, visualizzabili a questo link https://assaeroporti.com/statistiche/
Si tratta di un lavoro da dieci minuti che qualsiasi giornalista, per quanto oberato di veline, avrebbe potuto fare prima di scrivere il pezzo. E i dati che ho preso in considerazione ovviamente non sono quell 23/24, drogati dalla chiusura prolungata di Fontanarossa, bensì le statistiche 22/24 in cui, se si esclude un mese di chiusura aeroporto nel 2024 (per rifacimento pista), possono essere considerati omogenei cioè non viziati da modifiche statistiche rilevanti.
Ebbene, dalle tabelle di Assaeroporti risulta che il trend dei passeggeri su Birgi è, banalmente, in crescita. Nulla ovviamente che faccia gridare al miracolo; tutti noi vorremmo un aeroporto da due milioni di passeggeri annui e i soldi per “comprarli”.
Ciò nonostante, al momento non si registra nessun calo e nessuno psicodramma, se non quello di qualcuno che, sembrerebbe, non aspetti altro per poter mettere le grinfie sul nuovo giocattolo. Detta così sembrerebbe un capriccio di qualcuno. Sicuramente non lo è. Forse lo è. Nel dubbio lascerei il mondo come sta, fino a ulteriori garanzie di serietà e competenza.
Fatta questa dovuta precisazione, quello che rimane è l’amaro nella bocca di un cittadino che percepisce un deterioramento preoccupante nella qualità dell’informazione territoriale. Un’informazione che dovrebbe essere estremamente cauta e, quando possibile, supportante verso un asset fondamentale quale è quello di cui stiamo parlando.
Un asset che è il rotore della principale industria locale, quella turistica, oltre a garantire il costituzionale diritto alla mobilità dei cittadini di un territorio così isolato dall’Europa quale è il nostro.
Un asset che in molti, fuori da questo territorio, a Palermo ma anche a Roma, vorrebbero far chiudere, anche sfruttando queste continue picconate portate avanti da personalismi imprenditoriali e dai loro stipendiati megafoni.
Mi tocca chiudere ricordando a queste persone che sull’attacco all’aeroporto di Trapani si sono infrante e distrutte carriere blasonate: senatori, politici locali, imprenditori, amministratori e dirigenti. Chiunque abbia provato a toccare il “pane” di decine di migliaia di trapanesi, prima o poi ha ricevuto il conto politico o amministrativo che fosse.
Anche perché, solo per ipotizzare, senza pane in tavola siamo sicuri che i trapanesi spenderanno in abbonamenti?
Luca Sciacchitano