Daniele Novara ha presentato al Senato della Repubblica la petizione “Stop smartphone e social sotto i 16 e i 14 anni”, un'iniziativa che ha già raccolto 50.000 firme in pochi giorni, con l’obiettivo di arrivare a 100.000. L’appello lanciato da Novara si concentra sulla necessità di regolamentare l’uso di smartphone e social network da parte dei minori, con un approccio educativo e di salvaguardia della salute mentale.
“L’aria sta cambiando – ha esordito Novara – e ora sembra che per i genitori sia più importante proteggere la salute mentale dei propri figli piuttosto che seguire una moda imposta”. La proposta si articola su due punti principali: il primo riguarda l’uso degli smartphone, considerati una tecnologia invasiva che espone i più giovani a internet in modo continuo e senza filtri adeguati. Il secondo punto si riferisce all'età minima per l'accesso ai social network: in Italia, il limite è fissato a 14 anni, sebbene la normativa europea sulla privacy lo stabilisca a 16.
Novara ha precisato che la sua proposta non ha un intento proibizionistico, ma educativo, simile a quanto avviene per alcol, tabacco e la patente di guida. "I genitori non devono essere trasformati in poliziotti", ha sottolineato, evidenziando come sia necessario un quadro normativo chiaro che aiuti le famiglie e gli insegnanti a educare i giovani all'uso corretto delle tecnologie.
L'appello di Novara evidenzia come l'uso eccessivo di smartphone e social, presentato come uno strumento di connessione e socialità, stia invece portando all’isolamento dei ragazzi. Chiusi nelle loro stanze o immersi nei videogiochi, i minori rischiano di perdere contatto con la realtà sociale. "Chi paga il prezzo di tutto questo sono i giovani, il cui cervello è ancora in fase di maturazione", ha avvertito Novara.
Il pedagogista ha infine rivolto un appello ai decisori politici, richiamando la tradizione di civiltà italiana e sottolineando l'urgenza di intervenire: “Abbiamo l’occasione di dare un segnale importante e mettere in sicurezza i nostri ragazzi, permettendo ai genitori di tornare a educare e alle scuole di guidare gli alunni verso un uso intelligente e non dipendente delle tecnologie”.