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27/09/2024 12:05:00

 Pescatori di Sabbia: la crisi umanitaria a Bangui e l'abusivismo edilizio in Italia

A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, migliaia di abitanti si guadagnano da vivere come "pescatori di sabbia", (foto Gianluca Uda) raccogliendo manualmente sabbia dai fiumi per guadagnare circa 4,5 euro al giorno dopo 10-12 ore di duro lavoro. Questo materiale, essenziale per le costruzioni locali, è simbolo della dura realtà di uno dei paesi più poveri al mondo, segnato da un tasso di sviluppo umano tra i più bassi del pianeta.

La Repubblica Centrafricana è devastata da una guerra civile in corso dal 2013, una delle tante conflittualità dimenticate dal resto del mondo. Si tratta di un conflitto "tutti contro tutti" che colpisce soprattutto la popolazione civile. Oltre il 70% del territorio nazionale è controllato da gruppi ribelli armati, e l’instabilità politica e sociale sembra non avere fine. Le radici del conflitto risalgono a una diffusa insoddisfazione verso il governo centrale, sanzionato anche a livello internazionale, e all’estrema povertà in cui versa il paese. Undici anni dopo l'inizio delle ostilità, la situazione non è migliorata.

A complicare ulteriormente il quadro, vi è la presenza dei contractors russi, i quali, secondo numerosi rapporti, sono spesso coinvolti in crimini contro i civili. Questi mercenari, collegati al gruppo paramilitare Wagner, sono accusati di torture, violazioni dei diritti umani ed esecuzioni sommarie. Mosca, naturalmente, nega qualsiasi responsabilità, ma le prove raccolte da fonti locali e internazionali puntano il dito verso le forze russe.

La crisi umanitaria nel paese è drammatica. La Repubblica Centrafricana occupa il penultimo posto nell’Indice Globale dello Sviluppo Umano, con oltre metà della popolazione in condizioni di grave insicurezza alimentare. Tra queste persone, si trovano anche laureati e persino dottori di ricerca, costretti a svolgere lavori manuali estremamente duri, come quello di pescare sabbia dai fiumi per sopravvivere.

In un contesto diverso, ma altrettanto emblematico, l’abusivismo edilizio continua a rappresentare un problema anche in Italia, in particolare lungo la costa di Marsala. La città, come altre località costiere, ha visto per decenni "pescatori di rena", ossia lavoratori che raccoglievano sabbia per costruzioni abusive, specialmente lungo le dune costiere. Con l'insediamento del governo Meloni, il ministro Salvini ha firmato il "Fondo Demolizioni", destinando 300.021,66 euro per undici interventi di demolizione a Marsala, molti dei quali riguardano le cosiddette "case a 'mmare", abitazioni abusive costruite senza autorizzazioni lungo la costa.

Il dibattito sulla sicurezza, che occupa oggi gran parte della discussione pubblica, deve necessariamente includere anche il tema della legalità nel contrasto all’abusivismo edilizio. La sicurezza non si esaurisce nel controllo della criminalità, ma include anche il rispetto delle leggi urbanistiche, la regolamentazione degli accessi alle spiagge libere, il contrasto alla nascita di B&B illegali e il miglioramento delle condizioni di vita dei migranti, spesso sfruttati in lavori precari come la pesca di sabbia o l’agricoltura, e talvolta stipati in alloggi sovraffollati e disumani.

In entrambe le situazioni, sia in Africa che in Italia, emerge con forza il legame tra povertà, sfruttamento e mancanza di legalità. Mentre la guerra civile in Repubblica Centrafricana e l’instabilità politica aggravano le condizioni di vita della popolazione, in Italia, la lotta all’abusivismo edilizio e alla violazione delle regole nel mercato immobiliare e turistico rappresenta un fronte importante per garantire il rispetto dei diritti e la sicurezza collettiva.

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2024-09-22 09:00:00
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