La festa è - prima di tutto - un invito aperto a tutti quelli che sentono che coltivare la terra è un dono e che fare vino è una gioia che va oltre le difficoltà presenti e le incertezze future. Una festa aperta a tutti quelli che nel vino cercano autenticità, energia, salubrità e oblio (Leo e Vincenzo de La Pêche in Marsala)
Poche righe a mo’ di manifesto per la II edizione di questa Festa del Vino di Occidente (incontro degustazione con i vignaioli artigiani, il sottotitolo) curata dall’Enoteca La Pêche in piazza Purgatorio il prossimo 28 settembre a Marsala.
La testa viaggia e ripenso a quando Carlin Petrini - mentore e ideatore del Movimento Slow Food - fermò le macchine e ideò Terra Madre (quest’anno dal 26 al 30 settembre a Torino festeggerà il ventesimo anno): volare alto stando con i piedi ben piantati sulla terra, un ossimoro sembrerebbe ma questa filosofia del fare ha creato nuovi percorsi e restituito dignità a tanti settori dell’agricoltura che non volevano sottostare ai dettami della GDO (grande distribuzione organizzata) o peggio a brevetti di multinazionali su sementi et similaria, e in omaggio alle biodiversità.
Conosco molte ragazze e ragazzi che lavorano in questo mondo del vino naturale, e in tempi non proprio semplici per il comparto tutto e per Marsala in particolare, li associo alla figura de L'Araba Fenice (uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e proprio per questo motivo, simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. cit.)
Alcuni oggi si stracciano le vesti per le nuove generazioni che lasciano la terra madre (mi verrebbe da dire cosa abbiamo lasciato loro in eredità per evitare tutto ciò), osservo questi produttori con un misto di orgoglio e invidia: hanno scelto di restare, alcuni anche di ritornare e fare impresa a Marsala e con la voglia ostinata di raccontare altre storie, partendo dalle zolle.
Invidia, perché vorrei essere uno di loro, semplicemente.
Conosco la mia terra, e a volte le novità diciamo che fatica ad accettarle, Marsala poi - nomen omen - con i suoi figli visionari non è stata sempre morbida: Marco de Bartoli su tutti, la storia è nota ai più.
E a distanza di oltre quarant’anni quella visione è luce e faro di molti di loro e iniziano ad essere un bel gruppo.
La meraviglia poi sarà avere oltre quaranta produttori di tre province (Palermo, Agrigento e Trapani) con i loro racconti: si perché ogni bottiglia è un’opera unica e irripetibile con tante variabili e con l’amore incondizionato a fare. C’è un comune denominatore tra tutti loro, l’età anagrafica, decisamente bassa e questo dovrebbe far capire come un comparto complesso abbia la necessità di assecondare questi movimenti con novità e visioni, diciamolo pure rare in un mondo spesso asfittico.
Il cambio di passo, anche culturale lo leggo in una convivenza dialettica ma di crescita tra ciò che abbiamo (e di cui possiamo andare fieri) e questa novelle vaugue ma che in realtà da tempo esiste e insiste; che poi questa Festa d’Occidente si faccia a Marsala è nelle cose, ovvero l’Araba Fenice risorge proprio in un lembo di terra dove l’identità nostra è fortemente connessa con questa tradizione, e che oggi necessità di un cambio di passo per una contemporaneità che poi è spesso fedele alla tradizione (il recupero di vecchi cultivar, andare ai primordi del vino Marsala e far conoscere il Perpetuo, e cose così.)
Detesto la retorica della fatica, della terra che è bassa e cose così: è un mondo questo che esprime gioia fin dalle etichette nelle loro opere-bottiglie, e poi guardateli negli occhi e capirete cosa dalla loro testa è passato nei loro vini.
Una notazione non da poco in questa Festa: chi l’ha pensata ha fortemente voluto condividere tutto ciò con altri trattori, altri ristoratori del territorio, perché se vuoi far conoscere un pensiero, è bello poter pensare che da lì potrai creare una rete autentica di confronto e mutuo scambio. E’ una sfida culturale interessante, rinnovare l’oggi da un comparto primario e con lo sguardo e la testa di chi ha voglia di sorprendere, e Marsala ha energia e spazio per accogliere altre storie così.
Giuseppe Prode