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19/09/2024 06:00:00

Trapani: paradosso Mare Jonio, per navigare deve rinunciare a salvare vite

Mentre a Palermo il processo Open Arms inchioda sul banco degli imputati il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, a Trapani la Guardia costiera tiene sotto scacco con un fermo amministrativo la Mare Jonio, l' unica nave della flotta civile italiana gestita da Mediterranea Saving Humans, che è parte civile nel processo a Salvini.

E' la prima volta che per poter riprendere a navigare, una Ong dovrà sbarcare tutti i suoi dispositivi di salvataggio. Giubbotti, gommoni, kit di primo soccorso: tutto via. Una decisione che sembra mettere fine a ogni tentativo di soccorso in mare, proprio mentre il Mediterraneo centrale si conferma una delle rotte migratorie più mortali al mondo.

Una situazione paradossale che incassa anche la solidarietà di Nicola Fratoianni di Alleanza verdi e sinistra. "Il fermo di nave Mare Jonio - afferma Fratoianni - e l’ordine di non salvare vite è una vera e propria bestemmia. Si accaniscono su chi salva gli esseri umani, mentre nelle aule di giustizia le ciniche e strampalate regole di Piantedosi e del suo compare Salvini vengono quotidianamente demolite perché contro le leggi".

"Ecco cosa è successo"

Accade nel porto di Trapani: dopo ben tre visite ispettive programmate nella giornata di martedì 17 settembre per rinnovare le certificazioni della nave, “si è aggiunta una quarta ispezione qualificata come “occasionale.” Cioè un’ispezione straordinaria, non dovuta né giustificata, che è stata effettuata dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto su ordine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che fa capo al ministro Matteo Salvini”, spiega Luca Cesarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans.

L'ispezione occasionale dura oltre dieci ore ed è condotta dal sesto reparto della Guardia Costiera, noto come la "squadra anti-Ong", guidata dal capitano di corvetta Andrea Zaffagnini. Al termine per la Mare Jonio scatta il fermo aministrativo nonostante la nave avesse appena superato i controlli del Rina, che l'aveva promossa come "particolarmente equipaggiata per il servizio rescue".

Navigare senza soccorrere: un paradosso senza precedenti

Casarini ha sottolineato l’assurdità del provvedimento: “Ci dicono che possiamo navigare, ma senza mezzi di salvataggio. È la prima volta che a una nave viene chiesto di non avere a bordo strumenti di soccorso. Nella storia della navigazione, gli ordini sono sempre stati di aumentare i dispositivi di sicurezza, non di rimuoverli”.

Questa misura, secondo Casarini, rappresenta un'inversione del principio fondamentale del diritto marittimo internazionale, che impone l’obbligo di soccorrere chiunque sia in pericolo in mare. “Abbiamo contato più di 1.500 morti accertati da gennaio ad oggi nel Mediterraneo, tra donne, uomini e bambini. Invece di fare il conto di quanti sbarchi sono diminuiti, dovremmo fare il conto delle vite perse a causa di naufragi e omissioni di soccorso”.

Un attacco politico mascherato da controllo tecnico

Casarini ha poi spostato l'attenzione sul contesto politico in cui questa decisione si inserisce: “Questo provvedimento è stato eseguito dalla famosa Squadra Anti-Ong, guidata dal capitano di corvetta Andrea Zaffagnini, che conosciamo bene nel mondo del soccorso civile. Sembra quasi che l’obiettivo sia fermare a tutti i costi le nostre missioni”.

La misura, aggiunge Casarini, non può essere ignorata nel contesto del processo in corso contro Matteo Salvini per il caso Open Arms, nel quale Mediterranea Saving Humans è parte civile: “Non è una coincidenza che questo avvenga mentre siamo parte civile in un processo contro Salvini. Noi abbiamo informato i nostri legali affinché portino questi fatti all’attenzione del tribunale di Palermo. L’imputato, infatti, è anche il ministro che ha ordinato queste ispezioni”.

Lotta legale e determinazione a proseguire le missioni

Casarini ha ricordato che Mediterranea ha già intrapreso azioni legali contro simili tentativi di blocco: “Siamo già in contenzioso con il TAR del Lazio per un tentativo precedente di fermarci. Eppure, nonostante ci sia un ricorso pendente, il Ministero ha riproposto lo stesso provvedimento, stavolta sotto forma di ordine”.

Nonostante queste difficoltà, Casarini ha ribadito la determinazione della sua organizzazione a non fermarsi: “Noi continuiamo il nostro lavoro serenamente, senza paura. Ci stiamo preparando per la prossima missione, e torneremo in mare molto presto. Nessuno ci fermerà”.

La guerra del soccorso continua

Mentre la Lega attacca il sindaco di Trapani per aver voluto concedere la cittadinanza onoraria ad altre ONG, la Mare Jonio rischia di essere messa fuori gioco. Ma Casarini non si arrende: "Salvini si metta il cuore in pace. Ci sarà sempre qualcuno che in mare risponderà alle richieste di aiuto". La battaglia per il soccorso in mare è tutt'altro che finita.