Tre anni e otto mesi di reclusione sono stati inflitti dal tribunale di Marsala ad un pregiudicato mazarese di 30 anni, G.V., per lesioni personali aggravate. Il pregiudicato è stato, invece, assolto dall’accusa di rapina a mano armata. Per l’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Casano, il pm aveva invocato 12 anni e 4 mesi di carcere. Secondo l’accusa, 23 luglio 2023 il pregiudicato sferrò due coltellate al volto ad un venditore ambulante bengalese (Nizam Uddin) a scopo di rapina. Il bottino, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato di circa 1400 euro: probabilmente l’incasso della giornata.
Dopo la denuncia sporta dalla vittima, le forze dell’ordine avviarono indagini che successivamente sfociarono nell’individuazione e nell’arresto, su richiesta della Procura di Marsala, del presunto rapinatore. Nel capo d’accusa (decreto di giudizio immediato a firma del gip Annalisa Amato) si legge che il G.V. “al fine di assicurarsi il possesso della somma di 1400 euro, immediatamente dopo averla sottratta a Uddin Nizam, e comunque per assicurarsi l’impunità e in modo da garantirsi la fuga, adoperava violenza contro quest’ultimo, colpendolo al volto con due fendenti sferrati con un coltello”.
La vittima della rapina riportava ferite allo zigomo sinistro che poi al Pronto soccorso dell’ospedale di Mazara venivano giudicate guaribili in 15 giorni. Ferite che hanno prodotto uno “sfregio permanente”, come ha sottolineato il pubblico ministero Lisella nel corso della sua requisitoria, al termine della quale il magistrato invocò una
pena esemplare per l’imputato. Ma nella sua arringa, l’avvocato Alessandro Casano è riuscito a convincere i giudici che non si trattò di una rapina. O comunque non c’erano le prove per affermarlo. Ad assisterlo è stato l’avvocato Gabriele. Un significativo precedente del pregiudicato risale alla fine di novembre del 2017, quando si presentò, infuriato, alla stazione dei carabinieri di Mazara, danneggiando il citofono e inveendo contro i militari. E per questo venne arrestato (domiciliari) per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti.
In “evidente stato di agitazione”, spiegarono all’epoca i carabinieri, il giovane si recò in caserma dopo che i militari avevano scoperto e sequestrato della marijuana nell’abitazione di una 24enne donna palermitana (K.B.), poi denunciata all’autorità giudiziaria per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. L’uomo, legato da un rapporto di conoscenza con la donna, evidentemente non aveva gradito il sequestro della sostanza stupefacente e nonostante i ripetuti inviti dei carabinieri a calmarsi, continuava ad ingiuriarli e a minacciarli. Inevitabile, dunque, l’arresto.