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16/09/2024 09:09:00

Mafia, politica, estorsioni: 10 arresti tra Alcamo e Calatafimi. Arrestato Nino Papania

18,40 -  Nell'ambito dell'operazione antimafia che ha colpito duramente le famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, emergono dettagli significativi sul ruolo di Gregorio Savio Ascari, uno degli indagati principali dell'inchiesta. Il Pubblico Ministero contesta ad Ascari la partecipazione attiva alla famiglia mafiosa di Alcamo, guidata da Francesco Coppola, figura di vertice della criminalità organizzata nella zona.
Ascari è stato un membro operativo e di fiducia all'interno del sodalizio mafioso, svolgendo funzioni cruciali come collegamento tra Coppola e altri esponenti mafiosi di spicco, tra cui Giosuè Di Gregorio, un altro importante affiliato della cosca alcamese. Il suo coinvolgimento va oltre la semplice partecipazione, poiché Ascari ha avuto un ruolo attivo nella risoluzione di dissidi interni alla famiglia mafiosa e ha contribuito al mantenimento delle gerarchie, assicurando il collegamento tra diversi gruppi del crimine organizzato.

Ascari si è distinto, tra l'altro, per aver contribuito alla risoluzione di controversie interne alla famiglia mafiosa. Un episodio significativo riguarda un contrasto tra Sebastiano Dara, un buttafuori di Castellammare del Golfo, e Pipitone Giuseppe Diego, anch'egli affiliato alla mafia, il cui figlio era stato coinvolto in uno scontro con Dara. Ascari, insieme a Di Gregorio e Coppola, ha lavorato per risolvere la questione, utilizzando metodi intimidatori per allontanare Dara dal suo posto di lavoro e ristabilire l'ordine all'interno della cosca.

Ascari era anche coinvolto nella gestione dei rapporti con i vari esponenti mafiosi delle zone limitrofe, inclusi gli interessi legati al controllo di attività economiche e alla risoluzione di problemi sul territorio. Il suo compito non si limitava alle mediazioni, ma includeva anche la custodia di armi per conto dell'organizzazione e il sostegno economico ai familiari dei mafiosi detenuti, come nel caso di Antonino Melodia.

Le indagini hanno rivelato che Ascari ha partecipato a diverse attività illecite, tra cui estorsioni e traffico di armi. In un episodio del 2022, Ascari e altri membri della famiglia mafiosa sono stati coinvolti nella compravendita di armi, tra cui pistole calibro 7,65 e un fucile calibro 12, il tutto con l'aggravante della finalità mafiosa. Queste operazioni dimostrano il suo pieno inserimento nelle attività criminali della cosca e la sua disponibilità a contribuire con azioni concrete per rafforzare il sodalizio mafioso.

Un altro episodio rilevante riguarda una truffa ai danni dell'INPS di Trapani, in cui Ascari ha giocato un ruolo chiave nell'assunzione fittizia di alcuni soggetti all'interno di imprese controllate dalla mafia, permettendo a questi di ottenere indebiti contributi previdenziali e indennità di disoccupazione.

Ascari ha anche sostenuto economicamente i familiari dei mafiosi detenuti, come nel caso di Antonino Melodia, a cui Ascari faceva arrivare denaro ricavato dalla vendita di materiali ferrosi provenienti da aziende confiscate alla stessa famiglia Melodia. Questo sostegno ai detenuti è un'altra delle attività tipiche della mafia, che si preoccupa di mantenere il benessere economico dei propri affiliati anche in stato di detenzione.

La partecipazione di Gregorio Savio Ascari alla famiglia mafiosa di Alcamo è risultata chiara dalle intercettazioni e dalle attività investigative, che hanno mostrato come il suo ruolo fosse quello di un esecutore fidato e di un intermediario tra i vertici della mafia locale. Ascari non solo partecipava attivamente alla gestione delle operazioni criminali, ma garantiva anche la continuità delle attività illecite della cosca, svolgendo un ruolo strategico nella custodia di armi e nella risoluzione di controversie che potevano compromettere il controllo del territorio.

 

17,00 -  L'indagine antimafia, che ha portato all'arresto di diversi esponenti della famiglia mafiosa di Alcamo e Calatafimi, ha svelato anche un sistema di corruzione che ha coinvolto un concorso pubblico per l'assunzione di psicoterapeuti all'interno dell'ASP di Trapani. Tra i principali accusati figurano dirigenti sanitari, politici e membri della mafia locale, a vario titolo coinvolti in operazioni di voto di scambio e corruzione.

Il concorso truccato
L'indagine ha fatto emergere il coinvolgimento di Guido Faillace, Direttore dell'Unità Operativa "Servizi per le Tossicodipendenze SerT" di Alcamo (nella foto) in un caso di rivelazione di segreti d'ufficio e traffico di influenze illecite. Faillace, secondo le accuse, avrebbe rivelato a Manuela Fanara, moglie di Ignazio Arena, le domande del concorso pubblico per l'assunzione di psicoterapeuti presso l'ASP di Trapani. La Fanara, grazie a queste informazioni privilegiate, è riuscita a posizionarsi al 18° posto nella graduatoria, ottenendo un punteggio di 48 su 50.

Le informazioni segrete le sarebbero state fornite a seguito dell'intervento di Francesco Coppola, ritenuto uno dei vertici della famiglia mafiosa di Alcamo, che agì su richiesta di Ignazio Arena. Coppola sfruttò il suo rapporto con Faillace e la sua posizione di potere all'interno di Cosa Nostra per garantire il successo della Fanara nel concorso.

Corruzione e favori in cambio
La mediazione di Coppola non fu gratuita. In cambio della sua intercessione con Faillace, Arena e Coppola avrebbero ottenuto vantaggi economici. Tra questi, la falsa assunzione di Francesco Coppola presso l'azienda agricola "Agriconsult Società Cooperativa", gestita dagli imprenditori Angelo e Giampiero Bambina. La falsa assunzione permise a Coppola di ricevere contributi previdenziali per 102 giornate lavorative, oltre all'indennità di disoccupazione, senza aver mai svolto alcun lavoro. Questo stratagemma era volto anche a garantirgli l'accesso al trattamento pensionistico.

In aggiunta, sempre secondo l'indagine, Ignazio Arena avrebbe ottenuto l'assegnazione di alcuni importanti lavori di scavo e movimento terra a favore del cugino di Francesco Coppola, Nicolò Coppola.

Il ruolo della mafia nel concorso
L'inchiesta ha portato alla luce un intreccio di interessi tra il mondo della mafia e quello istituzionale, dimostrando come la criminalità organizzata fosse capace di influenzare le assunzioni pubbliche, sfruttando la rete di relazioni e intimidazioni costruita nel tempo. Il concorso pubblico, che avrebbe dovuto garantire trasparenza e merito, si è invece trasformato in un’occasione per consolidare il potere della mafia locale.

Ignazio Arena, in particolare, è accusato di aver utilizzato la forza intimidatoria derivante dal ruolo associativo di Coppola Francesco all'interno di Cosa Nostra per influenzare il risultato del concorso. Le azioni illecite di cui è accusato comprendono la rivelazione e l'utilizzo di segreti d'ufficio, il traffico di influenze e la truffa ai danni dell'INPS di Trapani.

L'indagine ha messo in luce come la mafia continui a infiltrarsi in diversi settori della società, dalle elezioni politiche ai concorsi pubblici, utilizzando metodi intimidatori e corruttivi per raggiungere i propri obiettivi. L'inchiesta rappresenta un ulteriore colpo per il territorio trapanese, già segnato da numerose vicende legate alla criminalità organizzata.

15,40 -  Nino Papania, ex senatore e figura politica di spicco ad Alcamo, si trova al centro di un'indagine giudiziaria che ha portato al suo arresto con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo, Papania avrebbe pagato 2.000 euro per ottenere voti dalla mafia in occasione delle elezioni regionali del 2022.

L'accusa si basa su intercettazioni in cui l'ex senatore si sfoga con il proprio autista il 13 ottobre 2022, lamentando il fallimento della trattativa con gli ambienti mafiosi: "Ci ha fatto buttare duemila euro per far mangiare una pizza a quattro spacciatori, e ci hanno portato sì e no trenta voti". Le parole di Papania, secondo gli inquirenti, confermano il coinvolgimento diretto dell'ex parlamentare in un accordo illecito con esponenti di Cosa nostra per comprare voti a favore di Angelo Rocca, candidato alle Regionali nella lista "Popolari e Autonomisti".

Gli accordi con la mafia

Secondo la ricostruzione investigativa, Papania avrebbe cercato l'appoggio del boss di Alcamo, Giosuè Di Gregorio, tramite Pasquale Perricone, ex vicesindaco di Alcamo, anche lui arrestato. Gli incontri tra Perricone e Di Gregorio sarebbero serviti per negoziare il sostegno elettorale in cambio di denaro. Lo stesso Di Gregorio, in una conversazione intercettata, conferma: "Dobbiamo votare a questo... e il senatore mi ha preparato duemila euro che mi darà mercoledì".

Un acconto di 1.500 euro sarebbe stato consegnato a Di Gregorio il 4 settembre, in cambio della promessa di mobilitare voti per Rocca. Tuttavia, nonostante i tentativi di Papania, il suo candidato non è riuscito a ottenere l'elezione all'Assemblea Regionale Siciliana, un risultato che ha scatenato la rabbia dell'ex senatore.

Il fallimento elettorale e lo sfogo

Dopo la sconfitta elettorale, Papania non ha nascosto il suo malcontento, sfogandosi contro coloro che avevano garantito il sostegno mafioso. In una conversazione intercettata, Papania definisce Pasquale Perricone "una testa di minchia" per non aver mantenuto le promesse. L'ex senatore fa anche riferimento a Di Gregorio, definendolo "nuddu ammiscatu cu nenti", ovvero "nessuno mischiato con niente", e critica il mondo della mafia di oggi, rimpiangendo il passato: "Persone serie non ce n'è più... Questo mondo collaterale di una volta, per quanto deprecabile, un suo senso ce l'aveva".

La personalità dell'indagato

L'ordinanza giudiziaria cita anche un altro episodio che dimostrerebbe la personalità vendicativa di Papania. Dopo le elezioni comunali a Castellammare del Golfo, Papania avrebbe manifestato l'intenzione di punire un politico locale che aveva rifiutato di sostenere il suo candidato, minacciando di "andare a casa sua a dargli una gran passata di legnate". Papania avrebbe anche ventilato l'idea di chiedere l'intervento di un mafioso di Alcamo già condannato per mafia.

L'arresto di Papania rappresenta un ulteriore colpo alla politica siciliana, sollevando nuovamente il problema del voto di scambio e dell'infiltrazione della mafia nelle istituzioni democratiche.

14,20 -  È stata un'operazione di grande rilievo quella condotta dalle forze dell'ordine in provincia di Trapani, che ha portato all'arresto di otto persone accusate di far parte delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi. Tra gli arrestati ci sono Francesco Coppola, Nicolò Coppola, Giosuè Di Gregorio, Gregorio Savio Ascari, Antonino Minio, Giuseppe Sciacchitano, Fabio Ciotti e Salvatore Li Bassi. Secondo l'ordinanza emessa dal Tribunale, i fermati avrebbero partecipato attivamente all'associazione mafiosa denominata "Cosa Nostra", avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo per commettere una serie di crimini volti a controllare attività economiche e influenzare la vita politica e amministrativa del territorio.

I ruoli chiave all'interno dell'organizzazione
Francesco Coppola è indicato come il promotore e capo della famiglia mafiosa di Alcamo. Era lui a impartire direttive, presiedere riunioni e mantenere i collegamenti con altre articolazioni di Cosa Nostra, coordinando le attività illecite e commettendo reati associati all'organizzazione mafiosa.

Giosuè Di Gregorio, al fianco di Coppola, gestiva i contatti con esponenti di altre famiglie mafiose e della 'ndrangheta calabrese, come Pietro Bonanno, Salvatore Libassi e Giorgio Jerino. Di Gregorio era un punto di riferimento per la risoluzione di conflitti interni o esterni alla famiglia, e si occupava anche di attività economiche riconducibili alla mafia.

Salvatore Li Bassi, invece, era il promotore della famiglia mafiosa di Calatafimi-Segesta. Anche lui, come Coppola, dirigeva riunioni e manteneva i contatti con esponenti di altre famiglie mafiose, come Di Gregorio, contribuendo alla gestione degli affari illeciti dell'organizzazione.

Partecipanti e ruoli di supporto

Gregorio Savio Ascari partecipava attivamente alla famiglia mafiosa di Alcamo, facilitando i contatti tra Francesco Coppola e altri membri della famiglia mafiosa, contribuendo a mantenere l'ordine interno e custodendo armi per conto dell'organizzazione. Ascari si occupava anche del sostegno al detenuto Antonino Melodia.

Antonino Minio era coinvolto nella gestione diretta di attività economiche controllate dalla mafia alcamese e manteneva i contatti tra i vertici dell'organizzazione.

Giuseppe Sciacchitano svolgeva il ruolo di autista di Francesco Coppola, facilitando gli incontri con altri esponenti della famiglia mafiosa. Inoltre, custodiva il telefono cellulare di Coppola durante le riunioni riservate.

Fabio Ciotti e Nicolò Coppola partecipavano alle attività della famiglia mafiosa di Alcamo, gestendo attività economiche e commettendo crimini volti a rafforzare l'associazione mafiosa. Nicolò Coppola, in particolare, avrebbe sfruttato la sua posizione per ottenere commesse lavorative.

Le accuse e gli sviluppi

Tutti gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa ai sensi dell'articolo 416 bis del codice penale. In particolare, vengono loro contestati reati che spaziano dall'acquisizione del controllo su attività economiche e concessioni pubbliche fino alla commissione di atti intimidatori per garantirsi vantaggi illeciti. Alcuni degli imputati devono rispondere anche di specifiche aggravanti, come il reato commesso mentre erano già sottoposti a misure di prevenzione.

Questa operazione rappresenta un duro colpo per le famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, che da tempo esercitavano un controllo capillare sul territorio.

11,00 - Questi i nomi di tutti gli arrestati nell’operazione di oggi.

ASCARI Gregorio Savio, nato ad Alcamo (TP) il 9 luglio 1970 e ivi residente-

BENENATI Giorgio, nato a Breno (BS) il 14 giugno 1969, residente a Salemi (TP).

COPPOLA Francesco, nato ad Alcamo (TP) l’8 settembre 1960 e ivi residente .

DI GREGORIO Giosuè, nato a Palermo il 29 agosto 1970 e residente a Erice (TP) di fatto domiciliato a Castellammare del Golfo (TP).


LI BASSI Salvatore, nato a Calatafimi Segesta (TP) il 12 aprile 1958 e ivi residente.

MINIO Antonino, nato a Trapani il 15 febbraio 1971 e ivi residente.

PAPANIA Antonino, nato ad Alcamo (TP) il 16 agosto 1959 e ivi residente.

PERRICONE Pasquale, nato ad Alcamo (TP) il 22 gennaio 1955 e ivi residente.


PIPITONE Giuseppe, noto “Diego”, nato a Trapani il 18 maggio 1963 e ivi residente.

SCIACCHITANO Giuseppe, nato ad Alcamo (TP) il 20 ottobre 1975 e ivi residente.

 

10,24 - Emergono nuovi particolari dall'operazione antimafia di oggi che ha portato all'arresto dei vertici della famiglia mafiosa di Alcamo e Calatafimi. E' stato arrestato anche l'ex senatore Nino Papania, fondatore del movimento politico “Via".

L'esponente politico avrebbe pagato duemila euro al clan mafioso di Alcamo, per sostenere un suo candidato - Angelo Rocca, coordinatore provinciale del suo movimento - nella corsa all’Assemblea regionale siciliana, durante le elezioni del 2022.

E' stato arrestato anche l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone (uno dei politici più noti di Alcamo, coinvolto in diversi processi) che la procura indica come intermediario fra Papania e il clan. In carcere altre otto persone, tra cui il reggente della famiglia mafiosa di Alcamo, Francesco Coppola e un suo collaboratore, Giosuè di Gregorio.

Gli inquirenti ritengono che alcuni esponenti mafiosi avrebbero partecipato pure ad una serie di riunioni ed incontri elettorali. Rocca - che non tra le persone raggiunte dai provvedimenti cautelari di oggi - comunque non riuscì ad essere eletto, con 3361 voti ottenuti. Era candidato nella lista dell'ex governatore Raffaele Lombardo.

 09,45 - Arriva la conferma dell'arresto di Nino Papania, oggi, 16 settembre 2024, ad Alcamo, con l'accusa di voto di scambio politico - mafioso.

Secondo la polizia, che oggi ha eseguito all'alba un'operazione antimafia con diversi arresti e perquisizioni, Papania ha chiesto voti alla famiglia mafiosa di Alcamo per un suo candidato (Papania è ispiratore del movimento "Via") alle ultime elezioni regionali del Settembre 2022.

In quella circostanza il movimento di Papania indicò dei candidati, tra cui il coordinatore provinciale del movimento, Angelo Rocca, nella lista provinciale dell'Mpa, in appoggio al centrodestra ed al candidato presidente Renato Schifani.

Papania, classe 1959, è stato deputato regionale all'Ars, senatore per il centrosinistra, e assessore regionale al Lavoro.

08,45 - Operazione antimafia della polizia e dello SCO, il Servizio Centrale Operativo, questa mattina in provincia di Trapani.

Sono dieci i soggetti coinvolti, tutti residenti in provincia di Trapani, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di
stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di nfluenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.

L’indagine ha  consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle “famiglie” mafiose di Alcamo e Calatafimi.

In particolare, nel tentativo di colmare il vuoto progressivamente creatosi, la famiglia mafiosa alcamese avrebbero individuato il nuovo vertice in un pregiudicato locale, che avrebbe esercitato la reggenza valendosi di numerosi sodali.

L’indagine avrebbe consentito di attribuire analogo ruolo di reggente ad altro pregiudicato di Calatafimi, ritenuto a capo di quella famiglia mafiosa.

Le investigazioni hanno consentito di ricostruire una serie di condotte di natura estorsiva, alcune consumate altre solo tentate, in danno di imprenditori locali - tra i quali un imprenditore di Castellammare, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture – consistite, secondo le risultanze investigative, nel paventare condotte ritorsive qualora le vittime non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50 mila euro.

Ulteriori condotte estorsive sarebbero state consumate in territorio alcamese nei confronti del titolare di un maneggio, costretto ad abbandonare l’azienda in seguito a contrasti insorti con un soggetto vicino al sodalizio.

La minaccia di condotte ritorsive avrebbe poi costretto un buttafuori trapanese ad abbandonare il proprio impiego presso un esercizio commerciale di questo capoluogo in favore del figlio di un noto pregiudicato del posto, destinatario del provvedimento cautelare.

L’inchiesta ha inoltre documentato l’esistenza di un connubio affaristico - mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale, facendo emergere la capacità dell’organizzazione di indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico “VIA”, cristallizzando chiari indizi di colpevolezza nei confronti dell'ex Senatore Nino Papania, alcamese, ispiratore del  movimento e promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa, dietro un compenso in denaro pari a circa 3 mila euro, in occasione delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022. 

Da ultimo, l’inchiesta avrebbe restituito utili elementi di riscontro in ordine all’attività di spaccio, condotta dal sodalizio anche grazie all’apporto di fornitori albanesi, e alla detenzione di armi, occultate dagli indagati e nella disponibilità del gruppo, evidenziando così la trasversalità e la caratura criminale dei sodali.

Nel corso delle indagini uno degli appartenenti al sodalizio è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di oltre 9 chili di marijuana. In quella occasione, nel corso della perquisizione, sono stati inoltre rinvenuti 2 fucili a canne mozzate calibro 12, con relativo munizionamento, entrambi provento di furto.

Contestualmente al provvedimento cautelare sono stati eseguiti 8 decreti di perquisizione personale e domiciliare, emessi nei confronti di altrettanti soggetti, indagati a vario titolo per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.