
Il lamento di Papania. "Ho buttato duemila euro e ci hanno portato si e no trenta voti".
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Nino Papania, ex senatore e figura politica di spicco ad Alcamo, si trova al centro di un'indagine giudiziaria che ha portato al suo arresto con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo, Papania avrebbe pagato 2.000 euro per ottenere voti dalla mafia in occasione delle elezioni regionali del 2022.
L'accusa si basa su intercettazioni in cui l'ex senatore si sfoga con il proprio autista il 13 ottobre 2022, lamentando il fallimento della trattativa con gli ambienti mafiosi: "Ci ha fatto buttare duemila euro per far mangiare una pizza a quattro spacciatori, e ci hanno portato sì e no trenta voti". Le parole di Papania, secondo gli inquirenti, confermano il coinvolgimento diretto dell'ex parlamentare in un accordo illecito con esponenti di Cosa nostra per comprare voti a favore di Angelo Rocca, candidato alle Regionali nella lista "Popolari e Autonomisti".
Gli accordi con la mafia
Secondo la ricostruzione investigativa, Papania avrebbe cercato l'appoggio del boss di Alcamo, Giosuè Di Gregorio, tramite Pasquale Perricone, ex vicesindaco di Alcamo, anche lui arrestato. Gli incontri tra Perricone e Di Gregorio sarebbero serviti per negoziare il sostegno elettorale in cambio di denaro. Lo stesso Di Gregorio, in una conversazione intercettata, conferma: "Dobbiamo votare a questo... e il senatore mi ha preparato duemila euro che mi darà mercoledì".
Un acconto di 1.500 euro sarebbe stato consegnato a Di Gregorio il 4 settembre, in cambio della promessa di mobilitare voti per Rocca. Tuttavia, nonostante i tentativi di Papania, il suo candidato non è riuscito a ottenere l'elezione all'Assemblea Regionale Siciliana, un risultato che ha scatenato la rabbia dell'ex senatore.
Il fallimento elettorale e lo sfogo
Dopo la sconfitta elettorale, Papania non ha nascosto il suo malcontento, sfogandosi contro coloro che avevano garantito il sostegno mafioso. In una conversazione intercettata, Papania definisce Pasquale Perricone "una testa di minchia" per non aver mantenuto le promesse. L'ex senatore fa anche riferimento a Di Gregorio, definendolo "nuddu ammiscatu cu nenti", ovvero "nessuno mischiato con niente", e critica il mondo della mafia di oggi, rimpiangendo il passato: "Persone serie non ce n'è più... Questo mondo collaterale di una volta, per quanto deprecabile, un suo senso ce l'aveva".
La personalità dell'indagato
L'ordinanza giudiziaria cita anche un altro episodio che dimostrerebbe la personalità vendicativa di Papania. Dopo le elezioni comunali a Castellammare del Golfo, Papania avrebbe manifestato l'intenzione di punire un politico locale che aveva rifiutato di sostenere il suo candidato, minacciando di "andare a casa sua a dargli una gran passata di legnate". Papania avrebbe anche ventilato l'idea di chiedere l'intervento di un mafioso di Alcamo già condannato per mafia.
L'arresto di Papania rappresenta un ulteriore colpo alla politica siciliana, sollevando nuovamente il problema del voto di scambio e dell'infiltrazione della mafia nelle istituzioni democratiche.

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