“Questa è veramente una piaga grave che nessuno riesce a risolvere – spiegava l’attore Paolo Bonacelli a Roberto Benigni, nel film Johnny Stecchino - lei mi ha già capito eh? È la siccità”. Poi aggiungeva che è la natura e non ci possiamo fare niente.
Oggi, il tema è diventato davvero prioritario: poche piogge, le reti idriche colabrodo che disperdono più del 50% dell’acqua e le dighe regionali che devono rimanere mezze vuote perché (da decenni) manca il collaudo, come la diga Delia di Castelvetrano.
E sarà proprio la crisi idrica l’oggetto di discussione al Consiglio comunale aperto che si svolgerà oggi al baglio Florio del Parco archeologico di Selinunte. Oltre ad una rappresentanza di agricoltori, parteciperanno anche le amministrazioni comunali di Campobello di Mazara e Partanna.
Un consiglio comunale sollecitato da diversi gruppi di agricoltori, tra cui l’imprenditrice Valentina Blunda. Ma anche dalla consigliera comunale Enza Viola. La Blunda, lo scorso 7 agosto, era stata audita in Commissione parlamentare Attività produttive sul problema della siccità, come referente della consulta degli agricoltori e presidente della cooperativa “Sicily food, Belìce valley”. E lì aveva chiesto che cosa si intende fare per la diga Delia di Castelvetrano il cui destino, in assenza di collaudo dopo diversi decenni, potrebbe essere la chiusura definitiva.
“La siccità è un problema da cui dipendono le sorti dell’economia del Belice – ha commentato l’imprenditrice - Ci sono milioni di euro di prodotto che rischia di non poter essere raccolto e lavorato per trasformarlo in oliva da tavola. Però qualcosa comincia a muoversi, noi produttori stiamo cominciando a partecipare attivamente e a reagire. Ed è fondamentale, perché siamo noi che abbiamo il prodotto, senza il quale le aziende di trasformazione non possono esistere”.
Ecco, se solo le dighe funzionassero a pieno regime e le condotte idriche non disperdessero la metà dell’acqua trasportata, forse non ci sarebbe crisi. Insomma, non è vero che è la natura e noi non ci possiamo fare niente.
Egidio Morici