La Procura di Marsala ha richiesto il rinvio a giudizio per Luigi Pirollo, maresciallo dei carabinieri in servizio al Nucleo operativo della Compagnia di Mazara del Vallo, e Giorgio Randazzo, consigliere comunale di Mazara del Vallo. I due sono accusati di aver sottratto e tentato di vendere file riservati legati alle indagini sulla latitanza e cattura di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande boss dei Corleonesi, arrestato il 16 gennaio 2023.
Qui un riassunto della vicenda.
Secondo l’accusa, Pirollo, utilizzando il suo accesso privilegiato ai sistemi informatici dell’Arma, avrebbe sottratto 768 file riservati contenenti informazioni delicate sulle indagini. Il materiale sarebbe stato poi passato a Randazzo, che avrebbe cercato di venderlo al controverso ex agente fotografico Fabrizio Corona. La Procura sostiene che i due cercassero di monetizzare i documenti attraverso scoop mediatici, mettendo così a rischio il segreto istruttorio e le operazioni investigative.
I file sottratti includevano chat tra il boss mafioso Messina Denaro e alcune pazienti della clinica La Maddalena di Palermo, dove si era recato per sottoporsi a cicli di chemioterapia. Le intercettazioni, rilanciate da alcune testate e programmi televisivi, contenevano materiale estremamente sensibile, come le confidenze di una presunta amante del boss, informazioni su un ex pentito e le testimonianze dei residenti di Campobello di Mazara, località dove il boss ha trascorso l'ultima fase della sua latitanza.
Particolarmente compromettenti sarebbero stati anche i dettagli del piano del Ros, predisposto il giorno dell’arresto di Messina Denaro, e l’agenda di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss per anni, contenente numerosi contatti telefonici. Tutto materiale che, se diffuso pubblicamente, avrebbe potuto compromettere gravemente le indagini in corso.
Le indagini della Procura sono state alimentate anche da intercettazioni su Fabrizio Corona, già noto per il suo coinvolgimento in vicende simili. Randazzo, secondo gli inquirenti, avrebbe contattato Corona per cercare di rivendere i file, ma quest’ultimo avrebbe consigliato di rivolgersi a Mow, una testata online diretta da Moreno Pisto. Pisto, intuendo la delicatezza del materiale, decise di avvisare le autorità, interrompendo così il tentativo di vendita.
Il maresciallo Pirollo e il consigliere Randazzo erano finiti agli arresti domiciliari nel luglio 2023 e ora, con la chiusura dell’inchiesta, la Procura di Marsala ha chiesto il loro rinvio a giudizio. Le accuse principali sono legate alla violazione del segreto d’ufficio e alla sottrazione di atti riservati. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Pierangelo Padova, che coordinano l'inchiesta, l'operazione dei due imputati avrebbe potuto mettere seriamente a rischio il corso delle indagini.