Sull'inizio dei lavori per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina nei mesi scorsi a sconfessare gli annunci propagandistici del Ministro Matteo Salvini ci ha pensato in consiglio comunale a Messina il direttore dell'area tecnica della societa Ponte di Messina Valerio Mele. I lavori per la realizzazione del Ponte sullo Stretto potrebbero non iniziarano prima di un anno e mezzo. Questo è quanto emerso allora durante una discussione in consiglio comunale a Messina, quando l’ingegnere Mele, ha risposto alle domande poste da esperti e consiglieri. Questi tempi sono molto lontani rispetto alle previsioni fatte finora da Matteo Salvini, che aveva più volte annunciato un avvio dei lavori entro l’estate 2024, dichiarazioni che sono state ribadite durante vari eventi politici in vista delle elezioni europee. Gli annunci sull'avvio dei lavori, prima previsto per giugno e poi per luglio di quest’estate, sono stati smentiti pubblicamente a Messina dal direttore tecnico.
Il cronoprogramma anticipato da Mele è molto distante dagli annunci di Salvini. “L’apertura dei cantieri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto nel 2024 sarà un evento mondiale”, aveva detto il ministro delle Infrastrutture lo scorso gennaio. Ad aprile il leader della Lega ha poi ribadito che l’avvio dei lavori sarebbe avvenuto entro l’estate. Ma è stata la stessa società del Ponte a chiedere una proroga di 120 giorni – la prima scadenza era a fine maggio – per rispondere alle 200 domande del ministero. Era chiaro dunque che i lavori, una volta approvato il progetto definitivo, non potessero iniziare prima della fine del 2024. Ma adesso le risposte di Mele spostano ancora più avanti l’apertura dei cantieri e forse i lavori non inizieranno nemmeno entro il 2025.
La diatriba sul "franco navigabile" - Il dibattito sul franco navigabile del futuro Ponte sullo Stretto di Messina, ossia la possibilità per le grandi navi da crociera e portacontainer di passare sotto la struttura, è tornato a riaccendersi, specialmente sulla sponda calabrese. In particolare, il Pd di Villa San Giovanni ha sollevato nuove preoccupazioni, suggerendo che il progetto del Ponte potrebbe necessitare di una revisione significativa, incluso l'innalzamento dell'impalcato di almeno 15 metri per garantire il passaggio delle navi più alte. Questo sollevamento, secondo il Pd, implicherebbe la necessità di indire una nuova gara d'appalto per la progettazione, riaprendo così la questione della fattibilità tecnica ed economica dell'intera opera. La compagnia di navigazione Msc, che utilizza Messina come uno dei suoi principali scali nel Mediterraneo, avrebbe chiarito in passato che le loro navi, le più alte al mondo al momento, potrebbero passare sotto il Ponte solo se l'altezza minima dal livello del mare fosse di almeno 65 metri, con un ulteriore margine per compensare le oscillazioni verticali del Ponte e le eventuali onde.
MSC nega di aver rilasciato dichiarazioni - Tuttavia, Msc ha negato di aver rilasciato dichiarazioni al Pd di Villa San Giovanni, sottolineando che l'interlocuzione con il Ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina è costante. La società, guidata da Pietro Ciucci, ha ribadito più volte che non esiste un problema legato al franco navigabile e che tutte le previsioni progettuali rispettano le norme dell'International Maritime Organization (IMO). Inoltre, il tema è stato affrontato in diversi incontri del "Tavolo tecnico per la sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina", presieduto dall'ammiraglio Nunzio Martello, con l'assicurazione che nessuna nave in transito nel 2023 sarebbe stata impedita nel passaggio sotto il Ponte. Il dibattito era iniziato nel maggio 2023, quando Luigi Merlo, presidente di Federlogistica e responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo Msc, aveva espresso preoccupazioni in un'intervista a "Repubblica", affermando che l'altezza massima prevista di 65 metri potrebbe impedire la navigazione ad alcune grandi navi, specialmente quelle con un'altezza superiore ai 68 metri.
‘Invece del ponte’, violate le direttive dell’Unione europea” - Il 29 agosto il Comitato “Invece del ponte” ha presentato denuncia alla Commissione Europea contro il DL 89/2024, il famoso “decreto spezzatino” che elimina l’approvazione unitaria e in data certa del progetto esecutivo per il ponte sullo Stretto di Messina e ne consente una approvazione centellinata (ipoteticamente “sine die”, fin quasi alla chiusura dei lavori), secondo indefinite “fasi costruttive”.
Il Comitato afferma che questa suddivisione di fatto in lotti funzionali dell’esecuzione dell’opera viola l’art. 46 della Direttiva 2014/24/UE, secondo cui tale frazionamento dell’appalto deve essere prevista e regolata nel bando di gara. Il bando per il ponte, invece escludeva espressamente al punto II.1.9 (pag. 2) ogni frazionamento dell’opera.
Il DL 89/2024, ben 20 anni dopo la pubblicazione del bando, altera le condizioni di gara, modificando significativamente l’assetto tecnico ed economico dell’appalto e di fatto escludendo a posteriori (ossia dopo l’aggiudicazione dell’appalto) possibili concorrenti che avrebbero potuto partecipare alla gara in ragione della prevista suddivisione in lotti. Il decreto dunque è in chiaro contrasto con la Direttiva 2014/24/UE e coi principi di parità di trattamento, non discriminazione, mutuo riconoscimento, trasparenza e concorrenza.
Piucci: nessun frazionamento - La società Stretto di Messina risponde a quanto affermato oggi dal comitato 'Invece del Ponte', secondo cui il cosiddetto decreto Infrastrutture consentirebbe la suddivisione, di fatto, in lotti dell'opera di realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. L'amministratore delegato della società, Pietro Ciucci, afferma che il decreto 'Infrastrutture', convertito nella legge 120 del 2024, "non prevede l'esecuzione per lotti funzionali". "L'appalto è e resta unitario e, tenuto conto della complessità dell'opera, la sua esecuzione non potrà che avvenire gradualmente e per fasi, con riduzione dei tempi e dei costi", spiega Ciucci. L'Ad della Stretto di Messina quindi ribadisce: "Nessun frazionamento ma appalto unico, come previsto dall'inizio, per ottimizzare la realizzazione dell'opera".