Una vita rubata/6. Vent'anni anni senza Denise. Il dolore di una madre
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“Le cicatrici non sono visibili, come il mio dolore, le porto dentro”, così Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, descrive il suo stato d’animo che l'accompagna da quel lontano 1° settembre 2004. Da allora vive a metà, non riesce a vivere pienamente la sua vita perché una parte di sé, la piccola Denise, non è più con lei. Con la nostra inchiesta che ripercorre i vent'anni dalla scomparsa della bimba di Mazara del Vallo, diamo voce a una giovane madre della periferia mazarese, che ha dovuto affrontare, e ancora oggi affronta, un dolore immenso, una ferita impossibile da rimarginare. Ma in questi vent'anni, Piera Maggio non ha dovuto lottare solo per cercare Denise; ha dovuto combattere, soprattutto all’inizio della vicenda, contro le malelingue, il pettegolezzo e una cultura retrograda che condanna e giudica. Lo dice lei stessa: “Ho dovuto lavorare tanto su me stessa per far valere davvero chi era Piera Maggio”. Qui potete leggere tutte le altre parti di questo approfondimento (la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta).
"Ho imparato a stare da sola"
Le parole della mamma di Denise, ospite qualche giorno fa del Pace Fest a Caltabellotta: “Quando c’è un caso così eclatante come quello di Denise, si tende - oltre alla normale notizia che riportano i giornali - a riportare anche delle voci. Si tende a fare terra bruciata attorno ai diretti interessati. Sarà una poco di buono quella, chissà quanti uomini avrà avuto, quegli appellativi che rendevano difficile andare avanti perché ti spogliavano di quello che eri realmente e ti mettevano una veste che proprio non ti stava bene. Di conseguenza, a causa di tutto questo, ho imparato a stare da sola. Non è stato facile attraversare determinati periodi, nei quali dovevi cercare di nuotare in mezzo alla melma e dover sopportare delle cose, come l’essere descritta come quella che non eri. Da lì in poi si distingue chi ti sta davvero vicino ed è solidale da chi invece si allontana, seguendo i pettegolezzi”
"La mia vita sospesa"
“È una vita sospesa la mia. Svolgo le attività quotidiane, ma non riesco mai a gioire fino in fondo in tutto quello che faccio - così continua il racconto Piera Maggio -. È come se metà di me fosse rimasta lì, sospesa insieme a Denise. Quando dico che non vedo il mondo a colori, è perché da quel giorno in poi ho iniziato a vedere in bianco e nero. Non riesco ancora oggi, nonostante le gioie di questi ultimi anni, a gioire fino in fondo e per questo mi sento anche in colpa verso le persone che amo. Piero, mio marito, in certe occasioni cerca in tutti i modi di spronarmi; io ci metto tutto il mio impegno, però c’è qualcosa che si è spento dentro di me, anche perché le cicatrici le porti dentro, non sono visibili. Ho un dolore dentro di me, nel mio cuore”.
"Denise va cercata, tutti i bambini scomparsi vanno cercati e non archiviati"
Piera Maggio parla poi di come ha seguito negli anni, grazie alle moderne tecnologie digitali, l’evoluzione dell’aspetto fisico di Denise. “Mentre Denise era ancora piccola, era più facile riconoscerla. Con questa esperienza ho visto la differenza tra una foto piatta e quella tridimensionale. C’è l’immagine di una persona e poi, quando la vedi di presenza, sembra totalmente diversa. Più gli anni passano, più è difficile riconoscere, anche se ci aiutiamo con l’Age Progression, che è il nostro unico appiglio per immaginare come potrebbe essere il volto di Denise. Ma io sono sicura che, se avessi mia figlia davanti, la riconoscerei tra mille. Quello che noi abbiamo sempre detto è che Denise va cercata fino a prova contraria. Se mi danno una prova che Denise non c’è più, noi ci fermeremo e andremo avanti. Ma Denise va cercata, come tutti i bambini scomparsi vanno cercati e non archiviati. Non è giusto; i bambini non spariscono nel nulla, e non è giusto che non si vada fino in fondo a verificare veramente quello che è successo. Noi siamo sicuri che la verità è dentro quei fascicoli”.
Il libro "Denise. Per te, con tutte le mie forze"
Nel libro pubblicato da Piemme nell'ottobre 2022, Piera Maggio racconta il lungo e doloroso percorso di una madre che, nonostante l’assenza di risposte e la conclusione del processo senza colpevoli, continua a sperare e a cercare sua figlia. Questo libro non è solo il resoconto di una battaglia personale, ma anche una testimonianza di coraggio e determinazione, un esempio per milioni di italiani che, come Piera, non si arrendono di fronte alle ingiustizie. «Quanto amore mi è stato strappato via. Quanto amore ti è stato strappato via. Ogni giorno ti penso, al mattino, alla sera, durante la giornata. Giuro a me stessa che non mi fermerò, continuerò a cercarti e continuerò a lottare per la verità e per la giustizia. Finché respiro, io spero. Con tutte le mie forze.» Sono passati tantissimi anni – il tempo di una vita che si fa adulta – da quando il 1° settembre 2004 scomparve la piccola Denise Pipitone. Chi è stato a portarla via dalla casa della nonna in quella mattina di fine estate a Mazara del Vallo, e perché? È ancora viva? Né le indagini, né il processo, né l’attenzione dei media, né gli avvistamenti che si sono susseguiti senza sosta sono serviti a restituire a Piera Maggio sua figlia. Ma lei non ha mai smesso di cercare e non ha intenzione di arrendersi. Le indagini sul sequestro si sono arenate, dopo che il processo si è concluso con l’assoluzione di Jessica Pulizzi, la principale imputata. Nessuno conosce il destino di Denise, e le tante speranze accese anche negli anni più recenti si sono rivelate vane. La sensazione dolorosa, avvertita anche da moltissimi italiani, è che Denise non sia stata cercata davvero da chi doveva farlo. Il libro è la storia di una vita segnata dall’angoscia dell’assenza e insieme da una battaglia incessante per fare luce, con la forza dell’amore materno, su uno dei misteri italiani più bui.
La solidarietà e la mobilitazione per Denise
In questi vent'anni, e specie negli ultimi anni, semplici cittadini, istituzioni e associazioni si sono impegnati in una mobilitazione per Denise. Tra i tanti esempi vi è quello del 19 aprile 2021, con lo striscione “Verità per Denise” esposto sul balcone del palazzo vescovile a Mazara del Vallo. Nello striscione di PVC compariva anche il logo della Diocesi e la foto della piccola Denise Pipitone. L'allora vescovo, oggi emerito, monsignor Domenico Mogavero, ha subito raccolto l’appello dell’associazione “Arco” di Marsala che ha invitato tutti – enti pubblici, associazioni e privati cittadini – a esporre un cartello con la frase “Verità per Denise”. «Sta emergendo, oggi più tristemente e drammaticamente che in passato, che Denise e i suoi familiari sono stati travolti da un’ondata malefica e colpevole di bugie, omissioni, omertà e silenzi. È ora di fermare e spazzare via questi veleni e di chiedere tutti uniti e ad alta voce: ridateci Denise», ha detto il Vescovo Mogavero. Un'altra manifestazione, con un altro striscione per Denise, si è tenuta pochi giorni dopo, organizzata dal Comune di Mazara del Vallo e dalla Croce Rossa. Alla presenza di Piera Maggio e Piero Pulizzi, genitori di Denise Pipitone, l'amministrazione comunale ha affisso lo striscione #VeritàperDenise nel Palazzo comunale "Cavalieri di Malta".
“Questo striscione dedicato a Denise - ha detto il sindaco Salvatore Quinci - è un'ulteriore azione che esprime la volontà della nostra comunità di ribadire con maggiore forza il pieno sostegno e la solidarietà a Piera Maggio e Piero Pulizzi, con la speranza sempre viva di poter riabbracciare Denise e affinché verità e giustizia trionfino".
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