Caro direttore, “Ma poi si è capito cosa fa di preciso Comunione e Liberazione?” le risposte sono state puntualmente date dalla stessa Katia Regina: “Ogni anno viene organizzato a Rimini un Meeting incentrato sulla fratellanza e l’amicizia tra i popoli”. Per tale incontro arrivano grandi personaggi della politica, manager dell’economia, delle massime istituzioni pubbliche, rappresentanti di religioni e culture, intellettuali e artisti, sportivi e protagonisti dello scenario mondiale. Basterebbe già questo per farsi un’idea di quanto sia smisurata la sua dimensione nel campo degli eventi rispetto a quelli di analogo contenuto che si svolgono nel nostro Paese.
Verrebbe da dire che non è solo l’aspetto ecumenico ma anche quello cosmico dell’impresa, che va colto. Una identità certa, un’apertura infinita, una trasversalità dei temi in rapporto con il mondo. Cosa che i “partecipanti” fin dal 1980, già prima che la Fondazione fu riconosciuta con DPR il 6 agosto 1986, hanno capito molto bene. Abbiamo appreso che “La cultura al Meeting si esprime come esperienza, originata dal desiderio di scoprire la bellezza della realtà”. Ma se le aspirazioni più alte dell’uomo … cattolico, nei confronti di quella che non è la bellezza della realtà, non c’è, o è poco o per nulla evidente, qual è o dovrebbe essere nella sostanza? Dovrebbe essere, più che il desiderio di scoprire la bellezza, il bisogno di intervenire, di farsi carico della realtà di chi sta indietro - “I care, mi interessa, mi importa”, come diceva Don Lorenzo Milani nella sua scuola di Barbiana - sulla non bellezza e sulle sofferenze che ce ne sono tante in giro per il mondo. Invece no. “Mai un comunicato stampa, mai un intervento critico nel dibattito pubblico ogni volta che si legifera contro il tema dell’accoglienza.
Nessuna dichiarazione di indignazione quando affonda un barcone di migranti. Ma questa amicizia tra i popoli, di preciso in che cosa consiste? Denuncia con forza Katia Regina, la quale si intrattiene su altri temi di grande importanza, come lo stesso concetto di difesa della vita e di quello della famiglia tradizionale, senza tralasciare di biasimare l’esosità del protagonismo della maggioranza degli esponenti del governo e dei personaggi di quasi tutti gli schieramenti politici e delle associazioni di imprenditori e professionisti, che la fanno da padroni e i cui comportamenti non sempre sono in linea con il codice etico, giuridico, penale e, in molti casi, lo fanno in spregio ai valori del Vangelo.
Per quel poco che ho letto sui giornali e ho visto nei telegiornali e nei servizi dedicati al Meeting, non mi è stato possibile riscontrare alcun accenno esplicito di contraddizione, di ripensamento, sui vuoti lasciati, segnalati nell’articolo, in una kermesse che sopravvive da quasi mezzo secolo. E’ solo un ottimo palcoscenico su cui ogni attore recita un atto di elogio nei confronti del suo fondatore e dei suoi seguaci più coriacei, alcuni dei quali di dubbia rettitudine. Ci sono stati interventi di altissimo livello ma a pochi, a parte la gratitudine per l’invito ricevuto, è venuto in mente di avanzare una critica, sacrosanta come quella fatta risaltare da Katia Regina.
Filippo Piccione