Cauti e guardinghi, sono i dem siciliani che non abbracciano nè i renziani e non brindano nemmeno alla convergenza di Italia Viva verso il campo largo. Sono pronti a non farsi passare le decisioni sulla testa, qualcuno a denti stretti lo ha detto seraficamente: non ci potremo fare nulla, sono decisioni prese a Roma e qui ci dovremo allineare. I malumori ci sono, però, inutile negarli e sono pure tanti. Lo scetticismo del Partito Democratico siciliano potrebbe essere fermato da prove di volontà fattiva, allinearsi lì dove il campo largo governa, senza quindi fare opposizione, e uscire dalle giunte dove i renziani hanno assessorati e sotto governi, consulenze. Mani in pasta pure senza simbolo ma facilmente riconoscibile l’appartenenza. Sono in attesa i dem di mosse concrete e non di annunci strategici per salvare qualche postazione.
Fino al mese di maggio, in piena campagna per le elezioni europee, per i renziani lo spazio al centro era tutto da costruire e c’era una prateria, adesso tra interviste spot, dichiarazioni e lievi prese di posizioni il registro si legge al contrario: non c’è spazio al centro, serve schierarsi e quindi ritornano in quella casa dalla quale sono scappati, dandola prima alle fiamme senza nemmeno chiamare i pompieri.
La rovente questione è tutta nelle mani della segreteria Elly Schlein, dovrà essere lei il punto di mediazione tra le forze che hanno già posto il veto e il suo nuovo alleato Matteo Renzi. Mediazione difficile ma non impossibile, si cerca l’unità di intenti e dei consensi. Primo banco di prova le elezioni di autunno, la volontà proclamata di stare insieme c’è, gli ostacoli sono tanti e come finirà è pure difficile immaginarlo. L’errore ancora che continuano a fare i pseudo moderati e liberali di Italia Viva è pensare di attingere, per crescere in punto percentuale, all’elettorato di Forza Italia. Il partito di Berlusconi, oggi di Antonio Tajani, ha un elettorato che nasce prima di IV, che non si sposterà mai nel campo del centro sinistra, cioè non entrerà nell’urna per votare uno di quei simboli. E’ questo che sfugge a Renzi e ai suoi fedelissimi, del resto la debacle siciliana lo ha già dimostrato, indicando un perimetro entro cui si muovono(1.8%). E’ esattamente accaduto il contrario: i moderati e delusi di IV sono andati via.
Nel frattempo non mancano gli affondi di Carlo Calenda, leader di Azione, che ha partecipato al Festival La Versiliana: “Io gli voglio pure bene, ma ero il primo giorno con lui in Senato quando ha fatto votare ai suoi La Russa. Se a Matteo domani gli convenisse appoggerebbe Casa Pound, e dopodomani Marco Rizzo. Lo so io e lo sanno tutte le persone che sono qua. L’unico problema è che le persone che fanno questo si fregano da sole. Non è più un mio problema ma di Elly Schlein”.
E in Sicilia i nodi da sciogliere sono tanti, l’ultima settimana di agosto sarà quella ancora di assestamento ma settembre potrebbe essere il mese “senza esclusione di colpi”. Le anomalie sono tante, le ha sottolineate il presidente regionale dei dem Antonio Ferrante: “Il PD resta sempre aperto al dialogo con le forze di opposizione, tuttavia, in Sicilia, Italia Viva governa a Palermo col centrodestra ed alle ultime europee ha corteggiato la DC per comporre liste uniche. Più che una svolta politica potrebbe apparire l'ennesima giravolta per sopravvivere politicamente mentre il PD, in questa nuova stagione, ha altre priorità.
Fermo restando che, ad oggi, la questione non è all'ordine del giorno, decideremo eventualmente nei nostri organismi, come sempre. Ciò che conta è costruire una coalizione che sia convincente oggi e vincente domani, e non mi sembra che allo stato attuale ci siano le condizioni per includere Italia Viva”.
Come dire a Roma hanno già i confetti, in Sicilia no.