C’è un paradosso che si consuma ogni giorno in uno degli angoli più belli di Trapani, un luogo dove la natura sembra ancora voler resistere al degrado, ma che puntualmente soccombe sotto il peso dell’inciviltà umana.
Questa caletta vicino alla Lega Navale, che un tempo poteva essere un piccolo paradiso, oggi è un porto di rifiuti abbandonati. Lo scenario è sempre lo stesso: acque cristalline, sabbia dorata e una distesa di rifiuti che deturpa la bellezza del paesaggio.
Nei giorni scorsi, grazie alla collaborazione tra la Lega Navale, il Gruppo FAI Giovani Trapani e l’associazione Plastic Free, si è tentato di ripulire questo angolo di paradiso ormai in rovina. L’evento è stato un successo in termini di partecipazione e risultati, ma il bilancio lascia l’amaro in bocca.
“L’evento è stato possibile grazie alla collaborazione della Lega Navale, ai volontari del Gruppo Fai Giovani Trapani e al Comune, con il quale abbiamo sottoscritto un protocollo per rendere possibili le azioni di rimozione e smaltimento di rifiuti – afferma Valeria Campo Tranchida, referente Locale per il Comune di Trapani no profit Plastic Free -. Abbiamo raccolto quasi 900 chili di rifiuti, di cui quasi 450 chili di bottiglie di vetro. L'altro tipo di rifiuti sono scarti della manutenzione di barche. La caletta di sabbia non balneabile è un piccolo porticciolo e quindi essendoci ancorate molte barchette, ci sono molti i pescatori che vanno lì e fanno la loro manutenzione con impregnanti, vernici, pennelli e c'erano proprio i barattoli di vernice aperti. Una montagna di incuria e indifferenza che non siamo riusciti a rimuovere in toto”.
La Lega Navale, che ha messo a disposizione i propri soci e diffuso l’iniziativa ai suoi 500 iscritti, ha garantito una buona visibilità all’evento, portando sul posto anche alcuni volenterosi che hanno deciso di contribuire alla causa. Il Gruppo FAI Giovani Trapani ha inviato una piccola squadra, dimostrando come la collaborazione tra diverse associazioni possa produrre risultati tangibili. Eppure, nonostante gli sforzi e l’entusiasmo dei partecipanti, la caletta non è tornata allo stato originario.
Tra i rifiuti raccolti, oltre alle bottiglie di vetro, c’erano anche scarti della manutenzione delle barche: barattoli di vernice aperti, pennelli incrostati, impregnanti. Oggetti che raccontano storie di lavori incompiuti o, peggio, di lavori terminati senza la minima considerazione per l’ambiente circostante. È come se chi ha lasciato quei materiali avesse deciso che, una volta finito il lavoro, il resto non importasse più. Come se quel luogo non meritasse rispetto, come se la bellezza del tramonto non fosse sufficiente a far scattare una scintilla di coscienza.
Eppure, quella bellezza naturale sembra essere apprezzata, ma solo fino a un certo punto. Abbiamo trovato non solo bottiglie di vetro, ma anche oggetti personali, come vestiti e scarpe, bidoni arrugginiti, piatti di plastica sbiaditi dal sole, persino scatole del poker e sacchetti del McDonald’s. Questo significa che qualcuno ha scelto deliberatamente di portare i propri rifiuti in un luogo così suggestivo per poi lasciarli lì, come un trofeo della propria incuria.
Un gesto che tradisce una totale mancanza di rispetto per l’ambiente, ma anche per la comunità stessa. Come possiamo sperare di preservare i nostri spazi se non siamo nemmeno in grado di prendersene cura?
L’entusiasmo dei volontari, tra cui alcuni turisti che, pur di partecipare, si sono uniti all’iniziativa in ciabatte, è stato toccante. Nonostante il caldo, nonostante la fatica, hanno continuato a lavorare, cercando di ripulire il più possibile. Eppure, anche loro sono stati costretti ad ammettere l’impossibilità di portare la caletta al suo stato originario solo con le proprie forze. “È necessario un intervento più approfondito, con mezzi adeguati e con l’aiuto delle istituzioni competenti” constata Valeria Campo Tranchida.
La situazione è chiara: c’è un problema educativo che va affrontato con urgenza. Non è solo una questione di amministrazione o di interventi di pulizia sporadici, ma di sensibilizzazione e di educazione ambientale, che deve partire dalle scuole e coinvolgere l’intera comunità. L’evento del 15 agosto è stato solo un piccolo passo, ma ha dimostrato che la volontà di cambiare le cose esiste. Ora è necessario che anche le istituzioni facciano la loro parte, perché la bellezza del nostro territorio non può più aspettare.
Questa caletta, simbolo della contraddizione tra l’incanto naturale e la bruttezza dell’inciviltà, ci ricorda che dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi. E sembra che il messaggio sia stato recepeto da chi ama la bellezza di Trapani, come il turista immortalato a pulire la spiaggia.
Un turista sulla riva della spiaggia raccoglie rifiuti che altrimenti nessuno prenderebbe. Piccoli gesti che dovrebbero mortificare i troppi "fitusi" e indifferenti della nostra città... Chissà quando cresceremo.