Un drammatico appello è stato lanciato dalla famiglia del giovane petrosileno G.M., classe 1997, che da oltre un anno è detenuto nel carcere di Trapani. La sua famiglia, preoccupata per le gravi condizioni di salute del loro caro, ha deciso di rivolgersi alla nostra redazione per denunciare la situazione e chiedere aiuto.
G.M. ha subito un intervento chirurgico ortopedico alcuni anni fa, con l'applicazione di protesi alla gamba. Tuttavia, durante il periodo di detenzione, ha sviluppato seri problemi: le protesi si sono spostate, provocando fuoriuscite evidenti, dolori intensi e gravi difficoltà di deambulazione. Le immagini scioccanti che ci sono state inviate mostrano i "ferri" che spuntano sotto la pelle, suscitando preoccupazione anche tra gli altri detenuti.
Nonostante la gravità della situazione, gli operatori sanitari del carcere si sono limitati a somministrare blandi antidolorifici, ignorando la necessità di interventi più adeguati. Solo dopo una caduta del giovane e una vibrata protesta dei compagni di cella, G.M. è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale di Trapani. Qui è stato sottoposto a un intervento chirurgico tampone per rimuovere la protesi, ma i medici hanno comunicato che era necessario un intervento più complesso presso un centro di alta specializzazione ortopedica.
Il paradosso è che, dopo l’intervento, senza alcuna degenza ospedaliera, G.M. è stato riportato in una cella affollata e priva di accorgimenti igienico-sanitari. Questo ha comportato un alto rischio di infezioni, che si sono puntualmente verificate. Nonostante due urgenti ricoveri ospedalieri per i forti dolori alla gamba operata, il giovane è stato sempre riportato in una cella promiscua.
G.M. ha sporto denuncia contro i sanitari del carcere per le cure tardive e inappropriate. Tuttavia, il paradosso è che ora dovrebbe essere curato e seguito dagli stessi operatori contro cui ha denunciato. Ad oggi, quasi due mesi dopo l’ultimo intervento, non è stato ricoverato in una struttura ospedaliera adeguata. Il suo difensore ha presentato ben cinque istanze al magistrato di sorveglianza per chiedere la sospensione della pena o il ricovero in una struttura ospedaliera, ma non ha ricevuto alcun riscontro. Si è rivolto anche al Garante per i diritti dei detenuti della regione Sicilia, che ha chiesto chiarimenti alle autorità preposte.
La situazione è rimasta immutata e G.M. soffre di una gravissima infezione che, se non trattata adeguatamente, potrebbe degenerare in cancrena. La famiglia denuncia la più assoluta indifferenza delle istituzioni e allega foto che mostrano la gravità dell’infezione. Non bisogna essere medici per rendersi conto della serietà della condizione di G.M.
L’articolo 32 della Costituzione italiana garantisce il diritto alla salute per tutti, inclusi i detenuti. Ma sembra che per G.M. questo diritto sia stato completamente ignorato.
La famiglia di G.M. lancia un appello urgente: “Abbiamo bisogno di aiuto. Nostro figlio sta soffrendo e rischia la vita. Chiediamo che venga trattato con la dignità e le cure che ogni essere umano merita”.