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27/07/2024 06:00:00

Diffamazione aggravata, altra condanna per l'influencer animalista Enrico Rizzi

  Il Tribunale di Trapani ha emesso una nuova condanna per diffamazione aggravata nei confronti dell'influencer Enrico Rizzi. La sentenza riguarda un post pubblicato su Facebook il 1° novembre 2017, nel quale Rizzi accusava il dott. Domenico Meola, all'epoca Dirigente della Sezione Volanti di Trapani, di omissione di atti d'ufficio in un caso di maltrattamento di animali.

I fatti

Il procedimento penale ha avuto origine dal post diffamatorio di Rizzi, in cui accusava il dirigente Meola di non aver agito contro un pregiudicato che aveva maltrattato un cane. Il post, che ha suscitato numerosi commenti offensivi e denigratori da parte dei followers di Rizzi, includeva anche il numero di telefono di Meola, causando ulteriori disagi al dirigente.

Il post di Rizzi recitava:

"TRAPANI, AGGHIACCIANTE: PREGIUDICATO MASSACRA IL CANE A COLPI DI BASTONE - LUI VIETA L'ACCESSO E LA POLIZIA DI STATO PREFERISCE ANDARE VIA LASCIANDOGLI IL CANE DENUNCIATO PER OMISSIONI D'ATTI D'UFFICIO IL DIRIGENTE DELLA SQUADRA VOLANTE, DOTT. DOMENICO MEOLA..."

La difesa e le prove

Durante il processo, è emerso che il dott. Meola non era in servizio il giorno in cui si è verificato l'intervento della Polizia di Stato a cui Rizzi faceva riferimento. Meola era in congedo e fuori dalla città di Trapani, sostituito nelle sue funzioni da un altro dirigente. Tutti i testimoni, inclusi quelli della difesa, hanno confermato che l'ordine di non intervenire non proveniva da Meola.

Nonostante Rizzi abbia continuato a sostenere che Meola fosse in servizio, i fatti descritti nel post non corrispondevano alla realtà. La denuncia per omissione di atti d'ufficio contro Meola non ha avuto seguito, poiché si è dimostrato che il dirigente non poteva impartire ordini quel giorno.

Conseguenze del post

Il post diffamatorio e i commenti dei followers hanno causato un notevole disagio a Meola. Nonostante Rizzi fosse a conoscenza del fatto che Meola non era in servizio, non ha provveduto a cancellare il post, che è tuttora visibile online. I followers, tratti in inganno dal post fuorviante, hanno chiesto scusa a Meola, che ha ritirato la querela nei loro confronti.

Il Tribunale ha ritenuto Enrico Rizzi colpevole di diffamazione aggravata, sottolineando l'importanza di verificare le informazioni prima di diffonderle pubblicamente, soprattutto quando queste possono arrecare danno a terzi.

La sentenza ribadisce la necessità di una maggiore responsabilità nell'uso dei social media, in particolare da parte di figure pubbliche con un ampio seguito. La condanna di Rizzi serve da monito per tutti coloro che utilizzano piattaforme online per diffondere accuse non verificate, che possono avere gravi ripercussioni sulla vita delle persone coinvolte.