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27/07/2024 06:00:00

Siccità. La Sicilia a secco che non sa spendere (bene) i soldi

In Sicilia la siccità ha raggiunto livelli che non si vedevano da oltre 20 anni. Agricoltori e allevatori sono in ginocchio. Ci si prepara a nuove proteste soprattutto perchè delle infrastrutture promesse c’è ancora poca roba. Negli ultimi anni solo il 30% dei fondi sono stati utilizzati. Intanto arrivano navi cisterne per far respirare il centro della Sicilia, e una nuova scoperta potrebbe far sperare per il futuro.


Per la siccità in Sicilia troppi fondi inutilizzati
Nonostante le gravi condizioni di siccità che affliggono la Sicilia, solo una minima parte dei fondi stanziati per combattere questa condizione sembra essere stata effettivamente utilizzata. Il ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha dichiarato che lo Stato ha messo a disposizione 1,2 miliardi di euro per le regioni: 400 milioni per progetti già in essere e 800 milioni per nuove iniziative. Ma solo circa il 30% di questi fondi risulta essere stato finora utilizzato.
L’ex presidente della Regione Siciliana, Musumeci, ha espresso preoccupazione per il ritardo nell’utilizzo dei fondi, sottolineando l’importanza di concludere i progetti entro giugno 2026. “Mi auguro che il dato non sia aggiornato o che ci sia un arretrato sul quale le regioni sapranno lavorare con grande impegno per recuperare il tempo perduto”, ha affermato il ministro.
Musumeci ha inoltre sottolineato che il piano contro la siccità prevede 500 interventi da realizzare in dieci anni, con un investimento di miliardi di euro. Solo dalla Sicilia sono arrivate 52 proposte di intervento. Ha quindi evidenziato la mancanza di nuove dighe in Italia da 40 anni, indicando la necessità di investire in infrastrutture moderne e sostenibili. Oltre alla costruzione di nuove dighe, sarebbe essenziale riqualificare la rete urbana di distribuzione dell’acqua, le cui condizioni fanno perdere il 42,2% dell’acqua immessa.
“Cominciamo a pensare all’acqua di mare e alle acque reflue. In alcune parti si stanno già realizzando strutture in questo senso. Si tratta di un processo lungo ma questo governo la strada l’ha già imboccata. Dobbiamo dotare il territorio delle necessarie infrastrutture. La cabina di regia lavora con grande impegno e speriamo che continuino ad arrivare dalle regioni i risultati sperati”, ha dichiarato il ministro.

 

 


La burocrazia frena acqua e fondi
Quella della siccità in Sicilia “è un’emergenza nazionale“, ma di fatto i fondi disponibili a oggi restano quelli messi sul tavolo a maggio, quando il Consiglio dei ministri “ha deliberato lo stato di emergenza per la durata di 12 mesi, stanziando i primi 20 milioni di euro.” In arrivo ci sarebbero anche 950 milioni del primo stralcio del Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico. Di questi, “una quota importante è per la Sicilia”, e servirà a finanziare “sette interventi per 92 milioni di euro”. Sono le parole del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha fatto il punto sulla siccità rispondendo a un’interrogazione del deputato del Partito democratico Anthony Barbagallo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo la burocrazia. Il ministero infatti “ha concluso la fase istruttoria del Piano“, e il primo stralcio “è stato presentato il 29 maggio scorso”. Da allora sono passati due mesi, ma le risorse sono ferme.
A pesare è anche la sovrapposizione di vari livelli amministrativi, che moltiplicano ulteriormente la burocrazia.


Un enorme giacimento d’acqua per salvare la Sicilia
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha scoperto un vasto giacimento di acqua sotterranea nei Monti Iblei, nella Sicilia meridionale. Questo corpo idrico, situato tra i 700 e i 2500 metri di profondità, potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale per affrontare l'attuale emergenza idrica.
Il giacimento, formatosi circa 6 milioni di anni fa, contiene un volume stimato di circa 17,3 miliardi di metri cubi di acque dolci e salmastre. Queste acque, sebbene non immediatamente utilizzabili per il consumo umano a causa della variabile salinità, potrebbero essere trattate e destinate a usi industriali e agricoli.
Questa scoperta potrebbe non essere un caso isolato. Gli esperti suggeriscono che ulteriori giacimenti d'acqua potrebbero essere trovati nelle profondità dell'Etna e nella parte nord-occidentale dell'isola. Questo approccio innovativo potrebbe essere esteso ad altre aree dell'Italia e del Mediterraneo, caratterizzate dalla carenza idrica e da condizioni geologiche analoghe.
Il progetto è stato inserito tra le "action" in occasione della "Water Conference" dell'ONU del marzo 2023. Nel prossimo futuro, il team di ricercatori prevede di valutare un piano di sviluppo e un progetto di utilizzo di queste acque, potenzialmente rivoluzionando la gestione delle risorse idriche in Sicilia e contribuendo a uno sviluppo sostenibile.

 

 

 


La situazione
La Sicilia sta affrontando una delle più gravi emergenze idriche degli ultimi decenni, con livelli di precipitazioni simili a quelli della grande siccità del 2002. Le precipitazioni cumulate in 12 mesi, fino alla fine di giugno, sono state di soli 414 mm, con deficit pluviometrico che supera il 60% in gran parte della Sicilia orientale. Gli invasi regionali trattengono solo il 38,21% del volume autorizzato, e appena 122 milioni di metri cubi sono utilizzabili.
La crisi idrica ha portato alla totale indisponibilità di acqua in sei bacini su ventinove. Gela non riceverà irrigazione, e Caltanissetta subisce riduzioni nella distribuzione idrica. Enna eroga acqua potabile un giorno sì e due no, mentre nell'Agrigentino si tenta di salvare gli agrumeti con trasferimenti d'acqua. A Ragusa e Messina, le sorgenti sono quasi prosciugate, e Palermo raziona l'acqua. Le recenti piogge non hanno alleviato la situazione.

 

 

 

L'intervento della Marina Militare
La nave cisterna "Ticino" della Marina Militare è arrivata al porto di Licata con 1.200 metri cubi di acqua per mitigare la crisi nell'Agrigentino e a Gela. L'intervento, sollecitato dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani, prevede l'immissione dell'acqua nella rete idrica in 25-30 ore, liberando risorse per altri centri colpiti dall'emergenza.


Schifani: "Obiettivo risolvere problemi strutturali"
Renato Schifani ha dichiarato che l'obiettivo non è solo arginare l'emergenza, ma risolvere i problemi strutturali del settore idrico siciliano, avviando un programma di interventi per migliorare il servizio. Ha ringraziato il ministro della Difesa Guido Crosetto per la disponibilità della Marina Militare.
Siccità in agricoltura: Ok alle "Circostanze Eccezionali"
La Conferenza Stato-Regioni ha riconosciuto le "circostanze eccezionali" per la siccità in Sicilia, consentendo deroghe per le imprese agricole e zootecniche. Questo provvedimento, richiesto dal governo regionale, permette di rinviare pagamenti e sanzioni, e continuare a usufruire di aiuti.

Allevatori in ginocchio
Gli allevatori sono gravemente colpiti dalla siccità, con invasi prosciugati e costi elevati per l'acqua trasportata dalle autobotti. La Coldiretti segnala il rischio di abbattimento del bestiame e anticipa la vendemmia per salvare i raccolti.


Protesta di coldiretti
Coldiretti inizierà un presidio davanti alla presidenza della Regione Siciliana, criticando l'inerzia nell'attuazione degli interventi contro la siccità. Chiede il piano di contenimento della fauna selvatica e il tavolo politico per definire la strategia economica per gli agricoltori.

 

 


Le richieste di Confagricoltura Sicilia al Governo
A chiedere fondi per la siccità in Sicilia, ormai da mesi, sono gli agricoltori. Nei giorni scorsi, gli esponenti della categoria hanno incontrato a Ortigia il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Presente all’incontro anche il presidente di Confagricoltura Sicilia Rosario Marchese Ragona, che ha presentato proposte concrete al membro dell’Esecutivo. Per l’associazione occorre “mettere in funzione tutte le dighe esistenti in Sicilia e non collaudate, vigilare sul regolare funzionamento delle condutture evitando perdite e furti di acqua, attivare i dissalatori, e riutilizzare le acque reflue depurate in agricoltura”. La mancanza d’acqua, ha sottolineato il numero uno della Confagricoltura regionale, non riguarda soltanto i lavoratori dei campi, ma si allarga a macchia d’olio a tutta la società.