Fallimento d'una visione di società urbana. L'idea della sconfitta di questa idea l'ha confermata il crollo di una ballatoio alla Vela Celeste, unica oggetto di riqualificazione, a Scampia - Napoli - intorno alle 22:30 di lunedì 22 luglio, che ha causato la morte di tre anime e il ferimento di altre sei persone, due sono le bimbe Mia e Patrizia che sono in prognosi riservata.
Le Vele erano sette in tutto, oggi sono in tre,furono costruite tra il 1962 e il 1975 su un progetto dall'architetto Franz Di Salvo, nato a seguito della legge 167/62 quando l'ente comune acquista dei terreni a Secondigliano, dopo l’aeroporto di Capodichino, per realizzare grandi unità abitative di edilizia popolare.Gli edifici, ispirati ai principi Le Corbusier dell’Unité D’Habitation e di strutture a cavalletto ideate da Kenzo Tange, con identica 'ratio sociale' il giapponese ideò il quartiere Librino a Catania.
Le Vele di Scampia e le cités delle banlieue parigine condividono una stessa destinazione ad uso "sociale". Nelle intenzioni di chi le costruì dovevano riprodurre lo schema delle città circostanti. Le Vele erano una proiezione verticale del dedalo di viuzze della città partenopea. Nel piano erano previsti anche centri aggregativi e spazi comuni, uno spazio di gioco per bambini e altre attrezzature collettive. Un 'nucleo di socializzazione' che non fu mai realizzato.
E negli anni le Vele sono diventate sempre più sinonimo di degrado, di malavita e spaccio di droga, narrata egregiamente nel romanzo Gomorra di Roberto Saviano, successivamente è diventato una serie tv di successo mondiale sceneggiata anche dallo stesso Saviano. Scampia nomen omen, nel napoletano più antico quello rurale, sta per "campo non coltivato,abbandonato". A muso duro, questa concezione urbanistica e sociale, non realizzata totalmentea, ha generato dei ghetti.
Vittorio Alfieri