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24/07/2024 08:30:00

Messina Denaro, la pistola trovata ha la stessa matricola dell'arma di un carabiniere della DIA

 E' giallo sull'ultima pistola trovata nel covo di Mazara di Matteo Messina Denaro. L'ultimo colpo di scena nelle indagini riguarda la scoperta di una pistola clonata, trovata nel garage del residence in via Castelvetrano a Mazara del Vallo. L'arma, una Walther, è stata rinvenuta con un colpo in canna e altre 50 munizioni, nascosta all'interno di un box che Giuseppe Di Giorgi avrebbe messo a disposizione del noto latitante. La sorpresa inquietante è che la pistola riporta lo stesso numero di matricola di un'arma regolarmente detenuta da un carabiniere in servizio presso la DIA di Trapani, coinvolto direttamente nella ricerca di Messina Denaro.

Questo nuovo dettaglio ha aperto un nuovo fronte nelle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, suggerendo un utilizzo altamente sofisticato delle tecniche di clonazione delle armi per "pulire" l'arma, forse per rendere la copertura più credibile in caso di controlli. La clonazione della matricola solleva gravi interrogativi sulla provenienza e l'utilizzo della pistola, in particolare considerando il rischio di legare l'arma ad un membro delle forze dell'ordine.

Questa scoperta ricorda un episodio riscontrato nel covo di via Cb 31 a Campobello di Mazara, dove fu trovata un'altra pistola con caratteristiche analoghe. Messina Denaro, durante un interrogatorio, aveva accennato al fatto che era arrivata dall'estero, dal Belgio, parlando di "una vita molto avventurosa e movimentata."

Il fermo di Giuseppe Di Giorgi, trovato in possesso dell'arma e delle munizioni non è stato convalidato, ma è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per favoreggiamento aggravato e detenzione di armi. Di Giorgi, un uomo senza precedenti penali, ha dichiarato agli investigatori di aver trovato la pistola per strada e di averla portata a casa, una spiegazione che solleva ulteriori dubbi e sospetti.

Le indagini sulla rete dei fiancheggiatori di Messina Denaro prosegue, cercando di svelare le complessità di una rete criminale che sembra avere avuto accesso a risorse sofisticate e che ha operato per anni nella più totale segretezza per garantire una latitanza lunga 30 anni.