Dopo Houston, Sala delle Lapidi, abbiamo un problema. Il grido di difficoltà è stato espresso nel consiglio comunale di Marsala del 16 luglio. Il primo a lanciarlo è stato il consigliere Cavasino, per l'ennesimo debito fuori bilancio. Cavasino riferisce che se ne contano a centinaia, per un totale di alcuni milioni di euro, causato dall'inefficacia dell'azione amministrativa della città.
In particolare, la somma dovuta, come tante altre, era evitabile se gli uffici avessero fatto il loro dovere, e la giunta deve accertare le responsabilità e agire di conseguenza. Poi, la questione riguarda l'atto propedeutico per l'approvazione del bilancio previsionale: il Piano delle valorizzazioni e dismissioni degli immobili comunali, meglio conosciuto come ex articolo 58. L'assise denuncia che quello presentato è un "copia e incolla" del documento dell'anno precedente, tranne per alcune aree stralciate su suggerimento perché ritenute di interesse pubblico e chiede se negli ultimi 365 giorni ci sono state manifestazioni per la vendita.
Sturiano rimprovera la giunta perché nessun avviso di vendita è stato pubblicato; la Genna conferma accusando l'amministrazione di fare "solo passerelle e annacate, annacate". Poi, il colpo di scena comunicato dal presidente del Consiglio: si aggiunge dal decreto sindacale del 24 aprile relativo alle tre ultime nomine assessoriali, la delega al patrimonio è del primo cittadino.
All'assise non è sembrato vero e hanno chiesto la presenza in Aula di Grillo per relazionare. Nell'attesa del suo arrivo si è aperto un dibattito inutile e surreale, perché dopo che il sindaco si è palesato, non recando nessun apporto al documento, si è passati al voto. L'unico emendamento presentato, poi votato e approvato, è a firma di Sturiano e Rodriquez. Si sono astenuti Coppola, Martinico e Genna; Passalacqua, dopo aver espresso il dissenso, non partecipa alla votazione. Un altro emendamento, sempre a firma del presidente del Consiglio, è stato ritirato dallo stesso perché prodotto provocatoriamente, come affermato da Sturiano. Quindi si consuma carta, tempo degli impiegati di Palazzo VII Aprile e degli altri consiglieri comunali per 'l'istigazione' della seconda carica istituzionale della città, ma questo è il prezzo della democrazia. L'atto è stato esitato favorevolmente con 12 sì, 6 astenuti (V. Milazzo, Orlando, Di Pietra, Martinico, Genna e Ferrantelli), 1 contrario (Passalacqua) e 5 assenti (Cavasino, Di Girolamo, Alagna, Giacalone e Vinci). L'atto non poteva essere diverso, se non azzerato nella sostanza o respinto per motivi di legittimità, come spiegato dal segretario generale su richiesta di Sturiano. I motivi di legittimità sono: l'incompetenza, l'eccesso di potere e la violazione di legge.
Tutti e tre questi vizi possono condurre all'annullabilità dell'atto amministrativo, ma qualcuno non ne è al corrente. Houston, Sala delle Lapidi, giunta, sette dell'Ave Massimo, Sturiano, Gerardi, Titone, Carnese, Fernandez, Pugliese e Bonomo, i tre che durante la mozione di sfiducia pur firmandola non l'hanno votata abbandonando l'aula (Ferrantelli, Accardi e Vinci), è l'urbe ad avere un problema: la vostra inadeguatezza politica. Si ritorna in aula giovedì 18 luglio alle 17:30. Un altro vulnus esplicitato dall'assise era l'orario della convocazione per gli impegni dei consiglieri e il caldo che soffrono perché non funziona l'impianto di raffreddamento, a proposito di surreale.
Vittorio Alfieri