Tra le materie oggetto dell’Autonomia differenziata c’è l’istruzione, che può finire ad esclusivo appannaggio delle Regioni, dopo che il governo avrà individuato i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.
In particolare il riferimento sarà all’articolo 117 comma “M” della Costituzione che indica come Lep quell’insieme di “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.
Individuare i Lep per la scuola non sarà una passeggiata, già adesso l’istruzione non si può dire sia uguale da Bologna a Palermo.
L’ultimo Rapporto dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo, di istruzione e formazione, presentato qualche giorno fa, mette nero su bianco tutta una serie di divari territoriali tra Nord e Sud.
Quest’anno le prove Invalsi hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di circa 1 milione di alunne e alunni della scuola primaria, circa 570.000 allieve e allievi della scuola secondaria di primo grado e più di 1 milione di studenti e studentesse della scuola secondaria di secondo grado. Le rilevazioni si sono svolte regolarmente su tutto il territorio nazionale con percentuali di partecipazione prossime al raggiungimento di tutta la popolazione studentesca coinvolta.
Nel rapporto si legge che già dalla scuola primaria, si evidenzia una considerevole differenza di opportunità di apprendimento che si riverbera anche sui gradi scolastici successivi e interamente a svantaggio delle regioni meridionali. La situazione non migliora con l’avanzare dei gradi.
Si legge sempre nel Rapporto, anche alle scuole medie “si confermano, in parte ampliate, forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno, sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenza tra scuole e, soprattutto, tra classi”.
Gli studenti del Meridione in grado di raggiungere almeno il livello “base” in matematica sono scesi dal 48% al 44% (rispetto a una media nazionale del 54,7%): “evidenziando una vera e propria emergenza nell’apprendimento”.
Ma i problemi poi sono pure legati alla mensa, presente al Nord e un miraggio al Sud, senza dimenticare che il tempo pieno è un utilissimo strumento contro la dispersione scolastica e la povertà educativa, a tal riguardo ci sono dei dati dai quali partire: in Sicilia solamente l’11,1% degli studenti ha garantito il tempo pieno.
Nel campo della sanità c’è una dura presa di posizione della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, la Fnomceo che, in una mozione approvata all'unanimità dai presidenti dei 106 Ordini territoriali presenti a Roma al Consiglio nazionale, invita il Governo, "impegnato nell'attuazione delle nuove disposizioni di legge, ad ascoltare il Paese che chiede che il rinnovamento si accompagni a certezze e a sicurezza sociale, evitando il rischio di un'ulteriore deriva del nostro servizio sanitario nazionale". E invoca "una norma che rafforzi il ruolo del ministero della Salute proprio per bilanciare, nel nuovo scenario, le istanze dell'autonomia con la garanzia uniforme della qualità e della competenza''. Due gli aspetti che, in particolare, preoccupano i medici: il primo, la materia della Salute, sulla quale molte Regioni hanno espresso l'intenzione di richiedere l'autonomia legislativa. Il secondo, la devolution delle professioni, materia che è indipendente dalla definizione dei Lep e può quindi essere richiesta subito, prima degli appositi accordi previsti per le 23 materie regolamentate dalla Legge, come è già accaduto, ad esempio, per il Veneto. Da qui la richiesta "di sostenere il ruolo del ministero della Salute quale garante del principio costituzionale del diritto alla tutela della salute stessa rimarca la Fnomceo la facoltà delle Regioni ad autodeterminarsi con interventi mirati ed efficaci non deve, infatti, in alcun modo limitare in termini di universalità e di equità il diritto alla salute dell'individuo. E, allo stesso modo, la necessità di prevedere una regolamentazione delle professioni sanitarie che veda il Ministero della Salute, organo vigilante, come punto di riferimento certo, garante degli standard qualitativi". ''I dati sulle diseguaglianze in ambito sanitario tra le diverse Regioni si legge nella mozione del nostro paese evidenziano uno scenario preoccupante, che si sta accentuando e che potrà essere affrontato solo con la definizione, da parte del Governo, di adeguati livelli essenziali di prestazioni, da garantire a tutti i cittadini del nostro Paese, in termini di certificata, effettiva e concreta esigibilità''. Netta la contrarietà del Consiglio nazionale Fnomceo "riguardo all'ipotesi di devoluzione alle Regioni della normativa sulle professioni, e per quanto ci riguarda sulle professioni sanitarie, in quanto la giurisprudenza costituzionale ha da tempo chiarito che l'argomento ''professioni'' consta invero di una serie di materie tutte imprescindibilmente rimesse alla potestà legislativa statale in via esclusiva, senza spazio per la potestà legislativa regionale''.
Si muove intanto il corpo politico siciliano: “Il Movimento 5 Stelle scende in campo con tutta la sua rete per raccogliere firme per chiedere l’abrogazione dell’autonomia differenziata”, a dirlo è il coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle Sicilia Nuccio Di Paola. Pronti ad organizzare banchetti e raccogliere firme: “Per far arrivare a Roma la perentoria contrarietà dei cittadini siciliani ad una norma che taglierà risorse e servizi, quali scuole, strade e sanità al Mezzogiorno del Paese che versa già in una cronica arretratezza strutturale. Bisogna dire SÌ all'abrogazione di questo ennesimo scippo per la Sicilia perpetrato da un governo a trazione smaccatamente nordista”.
Rossana Titone