La gestione dei rifiuti in Sicilia è sempre più critica per le amministrazioni locali e per i cittadini, con costi che hanno raggiunto livelli insostenibili.
Secondo un recente rapporto, l'Isola ha speso circa 351 milioni di euro per la gestione dei rifiuti solo nell'anno scorso. Questa cifra esorbitante è il risultato di una serie di inefficienze e problematiche strutturali che affliggono il sistema di smaltimento dei rifiuti nella regione da sempre.
Uno dei principali problemi che si sta registrando in queste settimane è la chiusura della discarica di Lentini, che ha avuto un impatto devastante sulla capacità della regione di gestire i propri rifiuti. Il Commissario della Regione, Renato Grandi, ha sottolineato che la chiusura della discarica ha costretto i comuni a trovare soluzioni alternative, spesso molto costose. Infatti, la tariffa media per conferire e smaltire i rifiuti in Sicilia è di circa 220 euro per tonnellata, una cifra che è più del doppio rispetto a quella di molte altre regioni italiane. Per esempio, in Piemonte la tariffa media è di 120 euro, in Sardegna di 97 euro e in Toscana di 150 euro per tonnellata. Un rapporto impressionante, anche se si considera che nel 2016 in Sicilia si pagavano 111 euro a tonnellata.
Le difficoltà logistiche rappresentano un ulteriore fattore cruciale. Ad esempio, i comuni della provincia di Trapani sono costretti a trasportare i rifiuti fino a 300 chilometri di distanza, il che comporta costi aggiuntivi significativi. Questa situazione è aggravata dalla mancanza di infrastrutture adeguate per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti all'interno della regione. In molti casi, i rifiuti devono essere spediti in altre regioni o addirittura all'estero, aumentando ulteriormente i costi. Costi che devono essere coperti con la tari e quindi dai cittadini. Ad aprile dell'anno scorso, ad esempio, sono stati spediti in Danimarca 60 tonnellate di rifiuti, un pacco da 22 milioni di euro.
L'inefficienza del sistema di raccolta differenziata è un altro problema rilevante. Attualmente, solo il 22% dei rifiuti in Sicilia viene riciclato, una percentuale significativamente inferiore alla media nazionale. Questo non solo contribuisce all'aumento dei costi di smaltimento, ma rappresenta anche un grave problema ambientale. La mancanza di una cultura diffusa della raccolta differenziata e di strutture adeguate per il riciclaggio significa che una grande quantità di rifiuti finisce in discarica, aggravando ulteriormente la situazione.
Anche le politiche regionali e locali hanno avuto un ruolo significativo in questa crisi. La mancanza di un piano strategico a lungo termine per la gestione dei rifiuti ha portato a soluzioni temporanee e inefficaci che non affrontano i problemi alla radice. Inoltre, la burocrazia e la lentezza dei processi autorizzativi per la costruzione di nuovi impianti di smaltimento e riciclaggio hanno impedito la realizzazione di infrastrutture essenziali.
Per l'Anci per ristorare i comuni siciliani dagli extracosti servirebbero 60 milioni di euro, fondi difficili da trovare nelle prossime manovre.
Il quadro complessivo è desolante: i costi altissimi per la gestione dei rifiuti stanno mettendo in ginocchio le finanze dei comuni siciliani, mentre i cittadini continuano a pagare il prezzo di un sistema inefficiente e mal gestito. La necessità di riforme strutturali è evidente, con interventi urgenti e mirati per migliorare l'efficienza del servizio e ridurre i costi. Tra le possibili soluzioni, vi è l'implementazione di un piano regionale integrato per la gestione dei rifiuti, che preveda la costruzione di nuovi impianti di smaltimento e riciclaggio, il miglioramento della raccolta differenziata e l'educazione dei cittadini sull'importanza del riciclaggio.