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06/07/2024 06:00:00

Il caso Cantine Europa: servono scelte impopolari, ma oneste

 Gentile Direttore di Tp24,

Negli ultimi giorni,  Cantine  Europa è al centro di un acceso dibattito, con voci dissonanti che si accavallano riguardo la sua sopravvivenza. L'interesse per l'argomento è limitato a pochi: i soci conferitori rimasti e gli operatori economici che osservano con stupore ciò che sta accadendo.

Ho cercato di ignorare le sollecitazioni ricevute, convinto che ciò che si fa e si dice spesso viene equivocato e strumentalizzato, soprattutto da chi agisce in malafede o senza un programma chiaro. La mia posizione, infatti, è nota da tempo, sin da quando si ipotizzava la raccolta di firme per la revoca del CDA. La revoca è una facoltà dei soci, ma come ho sostenuto nel mio intervento durante l’assemblea del 16 giugno è un atto traumatico che mina le fondamenta della struttura intaccandone la credibilità e la coesione della compagine societaria. Inoltre, se non supportata da fatti specifici e gravi, potrebbe portare a richieste di risarcimento danni da parte del CDA revocato, a scapito dei soci.

Non nego che il malessere sia principalmente da attribuire al CDA oggi revocato, il cui operato ha creato una frattura con i soci, arrivando a denigrarli sino a bullizzare l'intera assemblea. Tuttavia, ciò non giustifica una revoca che ritengo irresponsabile, poiché ha acceso la miccia ad una polveriera. La mancata liquidazione delle uve della vendemmia 2022 e gli acconti sulle uve del 2023 evidenziano una difficoltà finanziaria palese, che priva soci e indotto di circa 4 milioni di euro (dati approssimati per difetto).

Mi sarei aspettato un comportamento più razionale e attento alle conseguenze. Sebbene legittima, questa azione segnerà profondamente la cooperativa, un tempo fiore all'occhiello del mondo cooperativistico in Sicilia, specialmente sotto la presidenza di mio padre Vincenzo Marino, fino al 1990. Uno slancio di saggezza da parte dei soci firmatari, come avveniva ai tempi dei loro genitori. Un clima da stadio non serve alla cantina, né ai soci. Il mio intervento voleva solo far riflettere, ma la situazione era ormai esasperata e incontrollabile.

Avevo suggerito, senza chiedere un voto, di ritirare la revoca dall'ordine del giorno, approvare il bilancio previsto per il 31 luglio, e poi eleggere un nuovo CDA nelle prime due settimane di agosto. Questo avrebbe permesso di valutare il bilancio finale del CDA in carica e del collegio sindacale, in gran parte invariato dai tempi del presidente Notaio Galfano. Purtroppo, ha prevalso l’impulso sulla ragione. In democrazia, il voto dei soci ha sempre ragione e chi vince prende tutto, rendendosi conto dei problemi solo quando ormai è troppo tardi. Chiamano vittoria il deserto che hanno creato, come disse Calgaco sconfitto da Agricola: "Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant" (Chiamano pace il deserto che hanno creato).

Ora siamo prossimi all'assemblea convocata per il giorno 7 luglio dal Rappresentante pro tempore, dott. Biagio Canino, presidente del collegio sindacale di Cantine Europa.

La lista dei candidati al CDA è pronta, ma con rammarico rilevo che difficilmente un rilancio dell'impresa può iniziare con il motto “noi vincitori”. Si danneggia l’impresa cooperativa nel suo insieme. Sarebbe stato meglio, viste le difficoltà evidenti, se qualche mente pensante avesse intrapreso una strada di condivisione, mettendo davvero gli interessi dell’azienda al primo posto. Spero che, per rispetto ai soci, chiedano il voto su un programma basato su cifre reali e che, con fermezza e coraggio, sappiano dire se e quando pagheranno la liquidazione del 2022 e l'acconto sulle uve del 2023. Inoltre, dovrebbero chiarire come ridurranno i costi di gestione che erodono la liquidazione dei soci. Sono necessarie scelte impopolari ma oneste, non sotterfugi. La verità innanzi tutto.!

La ringrazio per la sua consueta ospitalità e la saluto con stima.

Dott Ignazio Aurelio Marino