
Se per il Sindaco Castellammare del Golfo "non bisogna parlare di siccità ..."
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Il trucco per risolvere il problema della siccità in Sicilia? C’è, ed è molto semplice: basta non parlarne.
Facile no? E non bisogna stare muti perché così magari in silenzio si fa una preghierina, e piove, no. Bisogna stare muti, e basta.
Lo dice espressamente il Sindaco di Castellammare del Golfo, Giuseppe Fausto, che ieri ha inviato urbi et orbi una nota con un suo appello, che in realtà è un comandamento, con tanto di punto esclamativo: “Basta parlare di siccità!”.
E perché non bisogna parlarne? Il Sindaco ha i suoi buoni motivi. In primis, dice che “nessuno meglio dei siciliani gestisce i periodi di emergenza”. Lo sanno bene proprio vicino Castellammare, dove una frana interrompe dal 2013 la linea ferroviaria Trapani - Palermo. O forse, Fausto voleva dire che i siciliani gestiscono così bene le emergenze che sanno farle durare a lungo (anche perché ogni emergenza porta soldi, si sa …).
E poi Fausto dice che bisogna fidarsi “dell’imponente task force istituita dal presidente Schifani, che sta affrontando l’emergenza in modo impeccabile grazie alle risorse rese disponibili dal governo nazionale”.
Ecco a cosa servono le emergenze, per i politici, ad accreditarsi, a fare capire con chi stai. E il Sindaco di Castellammare lo fa capire benissimo, descrivendo Schifani come una specie di Tony Stark siciliano. In effetti, ci somiglia.
“Non possiamo permetterci che queste informazioni preoccupanti, un po' come accadde l'anno scorso con l'emergenza incendi, impauriscano i nostri ospiti senza motivo” continua il Sindaco. Centrato il punto: non bisogna parlare di siccità, se no i turisti si mettono paura, e non vengono.
Ricorda un po’ quando, nel 2020, c’era chi diceva, a fine Febbraio, che non bisognava parlare del Covid, perché se no la gente poi non usciva più la sera e si sa, l’economia italiana si regge su apericene e affini.
«Venite in Sicilia. Perché noi siciliani i problemi li affrontiamo, li risolviamo e li trasformiamo in opportunità. Vi aspettiamo, non ve ne pentirete!» chiosa Fausto. Questa immagine della siccità che diventa addirittura “un’opportunità” per chi viene in Sicilia è fantastica, e suscita immagini emozionanti: turisti in giro in cammello fra le dune di Castellammare, lo Zingaro che da Riserva diventa una specie di oasi, e Makari che non ospita più le serie tv ma diventa il set naturale dove verrà girato il sequel di “Un the nel deserto” (solo la bustina, però, acqua per bollire non ne abbiamo…).
Ma come la mettiamo con le autobotti che girano per le strade della città siciliane, magari con la scritta “acqua potabile”? Sono loro i peggiori nemici della Sicilia. Si potrebbe allora pensare di cambiare la scritta sul serbatorio e mettere magari “Non è come pensate”.
In tutto ciò rimane l’idea un po’ beduina - a proposito di deserti - che hanno i politici siciliani su come si affrontano le emergenze. Negli anni ‘80 c’era chi accusava il grande scrittore e sceneggiatore trapanese Nicola Badalucco di fare cattiva pubblicità alla provincia di Trapani perché raccontava la mafia (era l’autore della serie cult “La Piovra”). Oggi magari la colpa delle dighe non collaudate, delle reti idriche colabrodo, dei soldi del Pnrr spesi per tutto, tranne che per infrastrutture strategiche, è di chi questi fatti li racconta.
Bisogna stare a bocca chiusa. Senza parlare. Asciutti. Così non ci viene sete, è ancora meglio.

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