Dalla banalità del male, alla sua banalizzazione. "La banalità del male" Eichmann a Gerusalemme è un saggio, tratto dal diario scritto da Hannah Arendt filosofa, storica e scrittrice tedesca, di origini ebraiche sul processo al gerarca nazista da inviata del settimanale The New Yorker.
La speculatrice racconta di un uomo ignorante, che non termina le scuole superiori e neanche l'avviamento professionale, mediocre, inconsapevole dell'azione compiute. Il testo induce a interrogarci sulla nostra capacità di pensiero critico, nella fattispecie rispetto al male, d'empatia e responsabilità morale in un mondo sempre più interconnesso e complesso. Nei giorni scorsi è stata trasmessa un'inchiesta giornalistica con undercover su un circolo di Gioventù Nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, che ha registrato inni nazisti e braccia tese al grido "Sieg Heil", cori per il duce e sostegno al gruppo neofascista dei NAR -Nuclei Armati Rivoluzionari- a due suoi componenti la Mambro e Fioravanti condannati per la strage alla stazione di Bologna del 1980.
Flaminia Pace presidente del club che dice tra le risate: "Solo se mi stupra un nigeriano, abortisco". Ovviamente tutto questo lontano dai riflettori, in pubblico si raccomandava un comportamento impeccabile. Al circolo si sono recati i deputati Marco Perissa e Paolo Trancassini che si sono stretti col saluto gladiatorio-da camerati-, l'eurodeputato Nicola Procaccini ha fatto lo stesso con altri dirigenti. A lodare il lavoro dei ragazzi anche Arianna Meloni, sorella della PdC e capo segreteria politica del partito.
Le reazioni nella migliore delle ipotesi di giornalisti quali, Giubilei, Bocchino e la Tecci è stato sul metodo, quando l'infiltrato è utilizzato per divulgare fatti d'interesse pubblico, che altrimenti non si conoscerebbero e la vicenda a naso ci rientra. Peggio ancora quando altri giornalisti di destra li definiscono cretini e il ministro dei rapporti con il parlamento in aula dichiara "immagini frammentate, decontestualizzate e riprese in un ambito privato".
Aggiungendo che hanno “ripreso soggetti minorenni e ne hanno diffuso le immagini senza che ne sia stato acquisito il preventivo consenso", poi "lascio alla sensibilità di ciascuno le valutazioni in merito all’utilizzo di queste modalità sul piano giornalistico, ma non posso non rilevare che gli episodi frutto di quella narrazione non possono tradursi automaticamente sul piano legale". Quindi siccome non c'è un reato alla fine sono state goliardate. Non ritornerà il fascismo, ma ridurla ad una bravata, che gli autori siano finanche minorenni è una banalizzazione del male.
Vittorio Alfieri