Ci sono voluti oltre sette anni per risolvere il mistero relativo alla sparizione del 38enne mazarese Giovan Battista Mangiaracina, detto “Gianni”, la cui scomparsa fu denunciata dalla moglie, Vita Burzotta, alla polizia il 9 marzo 2017.
Qualche mese dopo, del caso si occupò anche la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”. Adesso, si scopre che Mangiaracina è morto all’ospedale di Barcellona, in Spagna, l’1 marzo 2017 e le autorità iberiche non erano riuscire a dare un nome a quell’uomo arrivato al nosocomio dopo la caduta da una impalcatura.
La moglie ha appreso la notizia nei giorni scorsi al Commissariato di Mazara, dove la polizia le ha comunicato la notizia. Gli investigatori spagnoli, infatti, solo un paio di mesi fa, hanno trasmesso in Italia il cartellino con le impronte digitali dell’uomo deceduto senza identità.
La caduta dal ponteggio sarebbe avvenuta, presumibilmente, il 17 febbraio 2017, data a partire dalla quale la moglie non aveva più avuto notizie del marito. Ora, grazie alle impronte digitali (in possesso della polizia italiana in quanto Mangiaracina era stato arrestato per fatti di droga, anche se poi assolto), il morto è stato identificato. Le autorità spagnole hanno comunicato che l’uomo cadde da un ponteggio mentre stava tentando un furto. Una versione contestata dai familiari e dal loro legale, l’avvocato barese Antonio Maria La Scala, che dichiara: “Ma come si fa a dire che è caduto dall’impalcatura perché stava tentando un furto? Noi sappiamo che era andato in Spagna per lavorare. Non era dedito ad attività illecite. Siamo veramente perplessi di fronte a queste affermazioni delle autorità spagnole ed inoltre esterrefatti, io e la famiglia Mangiaracina, del fatto che per identificare il cadavere la polizia di Barcellona ha impiegato ben sette anni. E poi, se si trattava di un tentativo di furto, perché non hanno fatto tutti gli accertamenti del caso? Solo con noi italiani si comportano così”. Le autorità spagnole hanno sostenuto che, dopo la caduta dall’impalcatura, il Mangiaracina non era stato identificato perché privo di documenti e in stato di incoscienza. Solo da un tatuaggio con la scritta “Giada” hanno desunto che si trattava di un italiano. Della scomparsa dell’uomo, nel 2017, si è occupata anche la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”. Adesso, tramite l’avvocato La Scala, la vedova ha chiesto al ministero degli Esteri di attivarsi con urgenza per il trasferimento della salma a Mazara del Vallo, nonché di “poter acquisire tutta la documentazione, nessuna esclusa, inerente le attività di ricerca del Sig. Giovan Battista Mangiaracina, di potere acquisire tutta la documentazione, nessuna esclusa, inerente la causa di morte dello stesso, le indagini espletate e qualsiasi altro atto/documento che comprovi i motivi per la quale la Sig.ra Vita Burzotta, in qualità di moglie del Sig. Mangiaracina, è stata informata della morte di quest’ultimo, solo sette anni dopo”.