Settimane dense come da qualche mese ormai, cerchi di restare concentrato sul tuo lavoro e sulle novità che ci circondano (moltissime), eppure non si riesce a restare impermeabili a certe rappresentazioni.
Qualche giorno addietro, a cento anni dall’assassinio fascista dell’Onorevole Matteotti la giusta commemorazione alla Camera dei Deputati, partecipata dal Presidente della Repubblica dalla Presidente del Consiglio dei Ministri e dalle più alte autorità della Repubblica. Breve ma intenso il saluto del Presidente della Camera dei Deputati e apprezzabile la rilettura di alcuni interventi dell’Onorevole Matteotti da parte dell’attore Alessandro Preziosi.
Pochi giorni dopo poi la rissa imbarazzante e indecorosa nello stesso luogo, e incredibilmente da quel giorno si tende a minimizzare l’accaduto e nessuno che chieda scusa visto il ruolo istituzionale, e va tutto bene.
Ho un limite enorme ed è il rispetto di quei luoghi e delle Istituzioni e pur nella vis dialettica e politica, assistere a quello spettacolo indegno dovrebbe far riflettere e senza appartenenza politica alcuna: quale classe dirigente abita quelle stanze?
Non puoi prescindere dal contesto quando agisci ed operi col tuo lavoro e nei confronti della tua comunità, e anche quando tutto appare distonico, si va oltre.
Stagione di Festival ormai avviata e la meraviglia di piazze piene e desiderose di appartenere a questi riti laici, stupisce sempre e emoziona, credete non è scontato. Si è chiusa Marina di Libri a Palermo, è in corso Letterando in Fest a Sciacca e la nostra amica Paola Caridi sembra stupirsi della partecipazione: sembra, perché sa perfettamente che le nostre comunità periferiche hanno la necessità di questo, come respirare, mangiare. La normalità.
A Marsala si sta avviando una operazione di amore, ovvero uno dei tanti spazi dell’Opificio Bianchi diverrà teatro e non solo: spazio aperto alla Cultura e al confronto, con i ragazzi de La Scurata a lanciare questa azione di rigenerazione di concerto con la proprietà.
Leggo su L’Espresso di nuove case editrici che aprono e con coraggio si affacciano in un mercato complesso e sconnesso come quello editoriale, ed il perché è presto detto: abbiamo il bisogno di stimoli costanti continui, di ricerca e di spunti ed è quel filo rosso che la Cultura cerca di tenere sempre vivo che poi è il collante di questa società. Di fatto questa urgenza mai è emersa
nella recente campagna per le Europee, bizzarrie di un dibattito inesistente per una parte consistente della politica; l’argomento è affascinante in sé, se solo ci fosse qualcuno che avesse la voglia di ascoltare.
E tornando a quell’editoria coraggiosa, credo sia la giusta chiusura di una riflessione dove al centro del progettare c’è un umanesimo rinnovato che vuole continuare a prendere posto, entrare in una libreria in nome di una appartenenza non di sistema. “Insomma, quello che si nota nell’esaminare le nuove e temerarie esistenze editoriali è la volontà di creare un legame di fiducia con i lettori, dove ciò che conta è l’appartenenza, l’adesione ai propositi, ai temi offerti. Piccoli mondi che, bando alle difficoltà, si impegnano a definire una possibilità a volte imprecisa, ma generosa, di identificazione collettiva.”
E’ così difficile? Forse, ma restiamo determinati e circondati da tanta sana incoscienza per un normale senso di responsabilità.
Giuseppe Prode