La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha eseguito un'importante operazione a Castelvetrano, portando a termine il sequestro di beni inestimabili appartenenti all'imprenditore Gianfranco Becchina, noto per i suoi presunti legami con Cosa Nostra e le sue attività illecite nel traffico internazionale di opere d'arte.
Il decreto di sequestro, finalizzato alla confisca di prevenzione, è stato emesso dal Tribunale di Trapani. Tra i beni sequestrati figurano anfore di epoca tardo romana e un basamento di marmo di età ellenistico-romana, decorato su tutti i lati con scene mitologiche, tutti di elevato valore storico e artistico.
Questo intervento si inserisce in un contesto più ampio di indagini patrimoniali che hanno messo in luce una significativa sproporzione tra le fonti di reddito dichiarate da Becchina e gli investimenti effettuati dalla sua famiglia. Queste indagini sono state condotte dalla Sezione Operativa della DIA di Trapani, che ha lavorato meticolosamente alla raccolta di prove contro l'imprenditore.
Gianfranco Becchina è stato in passato già oggetto di accuse relative alla sua partecipazione attiva nel rafforzamento di organizzazioni mafiose, con diverse testimonianze fornite da collaboratori di giustizia che hanno confermato il suo ruolo nel crimine organizzato.
Il provvedimento ablativo emesso rappresenta un passo importante nella lotta contro la criminalità, evidenziando l'impegno continuo delle autorità giudiziarie e della polizia nel perseguire non solo i crimini diretti ma anche le reti di sostegno finanziario e logistico che permettono tali attività illecite.
Le opere d'arte recuperate sono state affidate alla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali, che ne curerà la custodia e lavorerà per rendere questi tesori nuovamente accessibili al pubblico.
Gianfranco Becchina, imprenditore 85enne di Castelvetrano, nel Trapanese, è una figura notoriamente controversa nell'ambito del traffico internazionale di opere d'arte. Il suo nome è spesso associato a Matteo Messina Denaro, uno dei più noti esponenti di Cosa Nostra, evidenziando legami che trascendono la mera attività commerciale per sfociare in accuse di connessioni mafiose.
Becchina ha mostrato una poliedricità notevole nei suoi affari, estendendosi dal commercio di cemento e olio d'oliva fino alla gestione di una galleria d'arte a Basilea, in Svizzera. La sua passione per le arti, tuttavia, è stata macchiata da episodi giudiziari gravi, inclusa un'inchiesta, poi archiviata, riguardante un presunto tentativo di furto del famoso Satiro Danzante, ora custodito a Mazara del Vallo.
Nonostante l'assenza di condanne definitive per associazione mafiosa, le relazioni e le attività di Becchina hanno continuato a sollevare sospetti. Nel 2017, beni per milioni di euro gli furono sequestrati in seguito a indagini che hanno evidenziato una pericolosità qualificata, dovuta ai suoi legami con ambienti mafiosi.