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09/06/2024 06:00:00

Depistaggio Via D'Amelio. Le nuove accuse a quattro poliziotti

Nuove indagini, e nuove accuse nei confronti di uomini in divisa nella lunga caccia alla verità sulla strage di via d'Amelio, in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. 

 

 La Procura di Caltanissetta ha formulato nuove e pesanti accuse contro quattro poliziotti coinvolti nelle indagini sulla strage di via d'Amelio.

Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco, ex membri del gruppo investigativo sulle stragi Falcone e Borsellino, sono ora accusati di depistaggio, un reato previsto dall'articolo 375 del codice penale. Il procuratore Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso hanno già richiesto il rinvio a giudizio, con l'udienza preliminare fissata per l'11 luglio.


Questo nuovo capitolo giudiziario emerge dopo la sentenza della Corte d’appello che ha stabilito la prescrizione per tre investigatori accusati di calunnia nei confronti del falso pentito Vincenzo Scarantino. Tuttavia, le nuove accuse di depistaggio sono ancora più gravi. I giudici del tribunale di Caltanissetta, che hanno giudicato Mario Bo', Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, hanno trasmesso gli atti alla procura, portando alla luce comportamenti sospetti da parte di Zerilli, Di Gangi, Maniscaldi e Tedesco durante il processo.
In particolare, Maurizio Zerilli ha risposto con 121 "non ricordo" a domande cruciali. Anche Angelo Tedesco e Giuseppe Di Gangi hanno collezionato oltre cento risposte simili, mentre Vincenzo Maniscaldi ha fornito false informazioni, secondo quanto riportato dal collegio presieduto da Francesco D’Arrigo. Questi elementi hanno portato alla modifica dell'accusa da falsa testimonianza a depistaggio, e i quattro poliziotti, convocati dai pubblici ministeri, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.


Il contesto delle accuse resta invariato: i poliziotti avrebbero agito per proteggere i misteri legati all'ex capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, ritenuto il regista dell'operazione di depistaggio. Le indagini continuano a scavare nella vita e nelle operazioni condotte da La Barbera a Palermo, in cerca di prove della sua infedeltà. Nonostante il tempo trascorso, nuove testimonianze e ricordi riemersi recentemente potrebbero rivelarsi cruciali.
Un dettaglio significativo emerso riguarda la borsa di Paolo Borsellino, consegnata alla polizia poco dopo l'attentato. Alcuni poliziotti hanno confermato di averla ricevuta dal capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, come mostrato in una foto del reporter Franco Lannino. La borsa, contenente documenti vitali, finì nella stanza di La Barbera senza una relazione di servizio, redatta solo quattro mesi dopo.


Queste nuove accuse potrebbero rappresentar un ulteriore colpo alla credibilità delle istituzioni e mostrano quanto sia complesso e tortuoso il percorso verso la verità sulla strage di via d'Amelio. La giustizia continua a inseguire la piena comprensione degli eventi di quel tragico 19 luglio 1992, e delle verità nascoste in tutti questi anni.