Quantcast
×
 
 
02/06/2024 06:00:00

Rigenerazione culturale, tra poesia e comunità

  rigenerazióne s. f. [dal lat. tardo regeneratio -onis]. – L’azione di rigenerare, il fatto di rigenerarsi e di venire rigenerato. 1. In senso sociale, morale o religioso, rinascita, rinnovamento radicale, redenzione che si attua in una collettività: r. morale, civile, politica di un popolo, di una nazione, della società; o anche in un individuo o in un gruppo: la r. di un traviato, di una famiglia corrotta; r. dal peccato, come rinascita alla vita dello spirito, attraverso la liberazione dalla colpa (nella teologia cattolica è il principale effetto del battesimo: in questo senso, rigenerazione è il termine corrispondente al lat. regeneratio che nella Vulgata traduce il gr. παλιγγενεσÎ¯α «palingenesi»).


Amo le parole, siamo tali per mezzo loro e in apertura dal vocabolario Treccani un estratto dei tanti significati di questo sostantivo. Di fatto - rigenerazione - da qualche anno è stato ritrovato come sostantivo e tolto quel po’ di polvere che aveva oggi viene utilizzato in contesti diversi ma che spesso hanno a che vedere con l’uomo e la comunità.

Qualche giorno addietro la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha pubblicato l’avviso pubblico Laboratorio di Creatività Contemporanea e per chi è curioso sul link tutte le informazioni a riguardo, ma ne scrivo solo a proposito del senso in sé ovvero rinascita rinnovamento radicale, ma ci torno poi.

Dal 31 maggio in libreria, per La nave di Teseo la nuova silloge di Cettina Caliò _l’Estremo forte degli occhi_ una raccolta di poesie che aspettavamo da tempo: è amica cara del 38°parallelo dove è stata anni addietro, e leggendo la scheda editoriale questo

“La scrittura è una forma di resa e resistenza, insieme, io vivo prendendo appunti”. Nella rarefatta e attenta brevità espressiva c’è l’infinità della definizione di un noi collettivo, un noi nella necessità del fiato, un noi in un costante andare e tornare “...a precipizio / nella magrezza del fiato.”
Il verso, le parole, la scrittura come rigenerazione umana e non puoi prescindere se scarti di lato da te stesso, menti sapendo di mentire e Pirandello e le sue maschere provocatorie le amiamo a teatro. Ma la vita deve essere altro, spero.
In questi ultimi giorni poi amici che stimo, mi raccontano di un progetto di un privato per un recupero in Città, e nella dimensione della sua famiglia e nella sua storia ha trovato naturale pensare che una svolta può o forse debba essere affidata alla Cultura.
E anche non volendo si torna al tarlo di sempre, ovvero il volano di una Comunità che mostra segni evidenti a parer mio di rinascita è sempre lei, la Cultura.

In tempi di elezioni che siano amministrative o europee seguendole a distanza, nessuno pone l’attenzione sui luoghi che abita temporaneamente e non scomodo la retorica: ma se in terra di storia questa politica non ha capito cosa farsene delle sue origini antiche e contemporanee che sia.
Affidiamo al privato al terzo settore e all’ultimo baluardo di Stato che sono le Scuole per rigenerare un territorio una Città; le risorse non è quello il problema, bandi a largo spettro quanti ne vogliamo, ma torniamo all’Uomo e capiremo che la poesia non è che un asse fondante del nostro vivere. Poi, solo poi, potremo occuparci di rigenerazione urbana e di contenitori da riempire ed animare, c’è moltissimo in Città e forse nel troppo che abbiamo e non vediamo ci potrà salvare l’originalità del proporre.


Sul limitare della carne a volere altissimo
a dovere nel mezzo
a potere in ginocchio
mi ferisco mi azzurro
come posso dove posso
fino a qui

dopo di me non so (cettina caliò)

 

Giuseppe Prode