Un fiume di droga/2. I pusher di Marsala e le case popolari scippate
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Non solo i pusher per strada. Gli spacciatori organizzati fanno tutto da casa. Una sorta di smart working. Ricevono a casa i propri clienti. Li vedono arrivare dalle telecamere che installano per avere il controllo della zona. I clienti arrivano, loro sanno già cosa vogliono, aprono la porta vendono la droga.
Abitano in case dall’arredamento discutibile, un po’ kitch, e con uno sfarzo in stile Scarface. Hanno mobili copiati da Gomorra e quadri di Tony Montana.
Queste case sono i market della droga. Era così anche casa di Alessia Angileri, una delle persone arrestate nell’operazione antidroga “Virgilio” e ri-arrestata alcune settimane fa. Dominava una piazza di spaccio, insieme alla sorella Gisella, a Sappusi, quartiere popolare di Marsala.
Qualche settimana fa è stata arrestata Alessia Angileri perchè si è scoperto che si faceva pagare la droga con le carte del reddito di cittadinanza. Si facevano consegnare le carte, ma anche altro per riscuotere i crediti della droga: auto e moto.
Si credevano i padroni del quartiere, ed erano tra quelli che occupavano abusivamente le case di povere famiglie che lì avevano tutti i ricordi. Storie di prepotenza, che spesso abbiamo raccontato su Tp24, dalle quali emerge anche l’impotenza delle vittime davanti allo scippo delle case.
LA DROGA D’ASPORTO
E proprio uno dei clienti racconta come avveniva l’acquisto della droga. “Andavo a casa loro. Lo stupefacente era custodito all’interno di un mobile basso, in cui c’era anche un bilancino di precisione. Il peso della sostanza avveniva a seconda della mia richiesta e la dose veniva confezionata al momento”. Le abitazioni avevano delle telecamere installate che inquadravano la strada. L’uomo andava sempre più spesso a casa dei due. E non potendo più pagare i debiti è stato costretto a consegnare lo scooter, un Beverly 300, del valore di circa 5500 euro.
LA CASA OCCUPATA ABUSIVAMENTE
Nel corso dell’ultima indagine si è scoperto che Alessia Angileri insieme ad altri del suo gruppo ha occupato abusivamente un alloggio popolare scippandolo ai legittimi assegnatari.
Il racconto della vittima è a tratti drammatico. E’ stata scippata due volte della casa. E la seconda volta l’ha dovuta lasciare agli abusivi.
La donna racconta che ad ottobre 2019 è tornata a casa col padre, anziano e malato, assegnatario dell’immobile e l’ha trovato occupato da un giovane con una donna incinta. L’abusivo però è rimasto a casa soltanto un giorno “poi è andato via volontariamente perché quando sono arrivata io e mio padre, rendendosi conto delle condizioni fisiche di mio padre, spontaneamente ha desistito dal proprio intento di appropriarsi dell'abitazione di mio padre e se n'è andato. In quel periodo, mio padre era ricoverato presso una struttura per anziani e di tanto in tanto rientrava a casa sua. Da allora, nei periodi di assenza di mio padre, io, mio marito, mia sorella ed anche mio cognato, facevamo in modo che la casa fosse sempre presidiata da qualcuno di noi”. La paura di arrivare a casa e vedersi altra gente dentro è sempre forte.
E così a Marzo 2020, in pieno lockdown, la donna subisce una seconda occupazione della casa. Questa volta definitiva. Lo scippo avviene mentre il padre si trova in una casa di cura, e chi occupa l’alloggio popolare approfitta di questo momento di difficoltà.
“Sono arrivata a casa e mi sono accorta che delle persone erano affacciate dal balcone di casa di mio padre e le tapparelle delle finestre erano state alzate completamente”.La donna entra in casa col marito e trova il caos, mobili rovistati, messi sottosopra, spazzatura nella vasca. Dentro casa ci sono Gisella e Alessia Angileri con altre due persone. Il racconto della donna vittima dello scippo si arricchisce di elementi drammatici. “Se non ve ne andate subito brucio la casa. Nè io nè voi”. Alessia Angileri non sente ragioni. Un suo collaboratore scende, va in macchina, e risale con un bidone di benzina. "Io non me ne vado. Chiama chi vuoi".
La donna vittima dello scippo racconterà agli investigatori: “Ho chiamato i vigili urbani e i carabinieri ma non è venuto nessuno, non si sono sentita tutelata”. La donna ha il tempo di prendere le sue cose. Costretta a lasciare la casa per paura di ritorsioni. Il padre, titolare dell’alloggio, morirà due anni più tardi. Quell’abitazione finisce nelle mani di Alessia Angileri che non volevai lasciare la casa occupata illegalmente. Una casa che sarà utilizzata come covo e come centro dello spaccio a Sappusi.
Agli investigatori, durante il blitz, salta all’occhio l’arredamento costoso in una casa occupata illegalmente. Un arredamento non in linea con il reddito basso di Angileri che percepiva anche il reddito di cittadinanza. Quella casa diventa il supermarket della droga.
CONTINUA
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