Corruzione al Genio Civile di Trapani. Oggi la sentenza del processo "Palude"
È attesa per oggi la sentenza del processo "Palude", scaturito dall'inchiesta sulla corruzione al Genio Civile di Trapani che vede tra i principali indagati Giuseppe Pirrello, 62 anni, ex capo del Genio Civile di Trapani.
L'inchiesta, coordinata dalla Guardia di Finanza e avviata nell'estate del 2018, che aveva portato agli arresti oltre che di Pirello, degli imprenditori Antonio e Sverino Caleca e l'ex ingegnere capo del Comune di Castellammare Simone Cusumano (tutti assolti), scaturita dai controlli sull’approvvigionamento idrico della città di Alcamo durante il 2016, portò alla luce un sistema finalizzato ad assicurare indebite agevolazioni a numerosi soggetti privati ed imprenditori in relazione agli adempimenti in materia di edilizia privata e pubblica di competenza del Genio Civile e all’affidamento di lavori pubblici. Tra gli imputati, oltre a Pirrello, che ha retto l'incarico dal 2015 fino all'avvio delle indagini, vi sono altri funzionari e imprenditori locali accusati di aver manipolato l'assegnazione di appalti pubblici per favorire i propri interessi personali e quelli di un ristretto gruppo di imprenditori.
Il pm Antonella Trainito ha chiesto quattro condanne e l'assoluzione per gli altri imputati - Il magistrato ha infatti chiesto soltanto quattro condanne per Giuseppe ed Onofrio Pirrello, padre e figlio, per Gaetano Vallone e per Francesco Pirello. Per tutti gli altri il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste, in base all’articolo 530 del codice di procedura penale. Per Giuseppe Pirrello, ex ingegnere capo del genio Civile di Trapani, accusato di avere commesso una serie di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, il pm ha riconosciuto soltanto due dei capi di imputazione ed ha chiesto 8 anni di reclusione. Sei e anni e mezzo, invece, per il figlio Onofrio, titolare di uno studio tecnico, e per l’ingegnere Gaetano Vallone. Sei anni per Francesco Pirrello, piccolo imprenditore agricolo, cugino dell’imputato principale. Al processo si sono costituiti come parti civili il comune di Castellammare del Golfo e l’Ufficio del Genio Civile di Trapani.
Al centro dell'inchiesta l’ingegnere l'ex capo del Genio Civile di Trapani, Giuseppe Pirrello - Finì per cinque mesi ai domiciliari fino a quando la Cassazione annullò il provvedimento del Tribunale della Libertà di Palermo e l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Trapani. Secondo i pm Pirrello, avrebbe abusato della sua posizione per ottenere vantaggi economici. Attraverso lo studio tecnico intestato al figlio, avrebbe curato in prima persona numerose pratiche destinate ad essere trattate per competenza dall’ufficio da lui diretto, «assicurando – scrisse la Finanza – un trattamento di favore ai suoi clienti, con la complicità di alcuni dipendenti dello stesso Ufficio nonché di liberi professionisti.
Gli altri imputati - Aurelio e Francesco Pirrello, di 33 e 59 anni, Giuseppe Pipitone, di 75 anni, Enzo Coppola 70enne, Gaetano Vallone di 63 anni, Vincenzo e Giuseppe Paglino, di 78 e 53 anni, Vito Emilio Bambina trentaquattrenne, Stefano e Francesco Gebbia, padre e figlio di 67 e 32 anni, Antonio Colletta trentenne, Ignazio Messana di 66 anni. Imputato anche il calatafimese Giuseppe Maiorana di 54 anni. Nello stesso processo aveva invece patteggiato il 54enne Giuseppe Grillo condannato a due anni e otto mesi mentre erano stati assolti il castellammarese Gaspare Motisi, altro funzionario in servizio al Genio Civile di Trapani, l’alcamese Andrea Pirrone, Giovanni Lentini di Castelvetrano e i castellammaresi Giuseppe Mulè e Felice Scaraglino.
Tutti assolti nel troncone castellammarese del processo - L'altro troncone del processo, quello castellammarese, si è concluso in primo grado con la sentenza del luglio scorso che ha assolto tutti gli imputati, l’ex ingegnere-capo del comune di Castellammare del Golfo, Simone Cusumano, il tecnico libero professionista Antonino Stabile e i due imprenditori Antonino e Severino Caleca, padre e figlio.
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